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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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30/04/2011

1° Maggio: Maria Bensi simbolo dell'unità della nazione nel lavoro

Un intervento del Sindaco Piercarlo Fabbio che collega i temi risorgimentali con quelli del lavoro e riflette su chi potrebbe sintetizzare il sacrificio e le lotte di tanti lavoratori e lavoratrici

   

1° Maggio: Maria Bensi simbolo dell'unità della nazione nel lavoro

Chi pensa che una lettura, focalizzata al lavoro, della storia unitaria italiana e, segnatamente di quella locale, possa essere intesa come settoriale e quindi di minore importanza, probabilmente sbaglia. Lo fa magari ritenendo che le dinamiche delle lotte e delle mobilitazioni sociali connesse al lavoro siano solo una parte del grande afflato che prepara, svolge e conduce all'unità il nostro Paese.
È vero che quando si parla di Risorgimento, specie in Alessandria, si tende a mettere in luce l'azione dell'intellighenzia, l'attività della politica, la propulsione del popolo nel raggiungimento degli obiettivi unitari.
Proprio qui si trova una prima ragione per intendere il lavoro come elemento essenziale e caratterizzante della rivoluzione risorgimentale. Si pensi solo alla composizione degli eserciti e segnatamente a quei garibaldini che così bene, ancora oggi, riassumono in sé il senso dell'azione che fa da supporto al pensiero degli intellettuali e alla capacità degli statisti o al governo dei vertici sabaudi. Tra loro vi sono contadini, artigiani, operai, donne lavoratrici. Sono il nerbo di vittorie condotte con il sacrificio del proprio ego, con la passione più grande della propria vita.
E se ciò non bastasse a definire il lavoro come componente essenziale dell'affermazione degli ideali più intensi, si pensi alla trasformazione sociale che sulle ali del lavoro avviene nella seconda metà dell'Ottocento. Da una società rurale ad un'urbanizzazione spinta dalla presenza delle fabbriche nei pressi degli agglomerati urbani e che a sua volta si fa causa di nuovi insediamenti residenziali.
Ne conseguono anche forme indispensabili di solidarietà, prima virate alla mera assistenza, poi trasformate progressivamente in finanziamenti al movimento operaio, alle sue lotte, alle mobilitazioni verso una migliore retribuzione e un più sopportabile orario di lavoro. Nascono persino canzoni di lotta sulle otto ore giornaliere e anche la musica sottolinea da una parte la tradizione, dall'altra il cambiamento del rapporto tra uomo e lavoro, tra uomo e ritmi di produzione, tra uomo e macchina ed infine coglie attentamente le evoluzioni della politica e l'espansione di confini nazionali, ad esempio, in terra d'Africa.
Le lotte garantiscono risultati, a anche repressione pesante, sanguinosa, inumana: il codice è quello di impedire che il movimento si trasformi in forza politica, che si alzi il livello di democrazia reale, pur senza riconoscimento legale, al punto che uno dei presupposti della nascita del fascismo sta proprio in questo snodo.
Non è però un caso che la spinta innovatrice verso una qualità del lavoro migliore si concretizzi con la nascita dell'inail. È una prima forma istituzionale di riconoscimento dei pericoli e della sicurezza del lavoro, che poi darà migliori frutti. E il fatto che oggi possiamo faticosamente, certosinamente contare una riduzione di incidenti ed infortuni sul lavoro è anche dovuto a quegli sforzi, a quei sacrifici, a quelle lotte sindacali basate sulla solidarietà degli stessi lavoratori, prima ancora che nel riconoscimento dello Stato o del capitale. È dovuto ad una pubblicistica sofferta ma diffusa, che distribuisce idee ed amplifica gli sforzi.
Ma siamo in Alessandria, potremo fare uno sforzo in più. Non solo, cioè raccontare per sommi capi una storia importante, ma individuare un personaggio che permetta di riassumere anche qualche particolarità irripetibile del nostro mondo del lavoro, caratterizzato da grandi aziende, da grandi marchi internazionalmente riconosciuti.
L'individuazione non è facile. Si rischia di offendere chissà quanti protagonisti più o meno famosi, ma i simboli, si sa, sono quanto di più instabile la storia ci consegni. Io penso che individuare in una donna, un'operaia, una sindacalista cattolica, un'amministratrice pubblica, una partigiana, una "Borsalina" dal carattere forte come Maria Bensi, non sia sbagliato. Anzi, in qualche modo il binomio lavoro e solidarietà di Teresa Michel e madre Carolina Beltrami virano fortemente al femminile la parabola novecentesca di un mondo complicato come quello della povertà, della ricerca di libertà e del lavoro. Del resto la Rerum Novarum aveva posto basi solide per una dottrina sociale della Chiesa, i cui frutti si concretizzano con queste protagoniste.
Ma storia del lavoro è anche storia dell'impresa alessandrina, della sua capacità di piazzare prodotti sul mercato, di competere, di migliorare i beni offerti, di remunerare numeri sempre più grandi di lavoratori, di distribuire ricchezza. Su questo versante stiamo lavorando per consegnare alla città un volume che, attraverso la lettura di prodotti pubblicitari delle imprese cittadine, ne racconti anche la storia, oltreché la bravura quasi artigianale delle loro maestranze.
Infine l'ente locale, il Comune in primis, fornitore di servizi insieme al governo dello sviluppo territoriale, economico sociale di Alessandria e garanzia di occupazione. Negli anni immediatamente seguenti il secondo dopoguerra, il Comune impegna oltre il 65% del suo bilancio per il personale.
Ora le distanze con le altre partite si sono fatte più larghe e occorre, per essere considerati virtuosi, che le spese per i dipendenti non superino il 40% della parte corrente. Con il sistema delle partecipate sono circa 2000 i dipendenti del sistema pubblico municipale e quindi è rimasto vivo l'obiettivo dell'ente locale di garantire occupazione.
Ma ci stiamo avviando verso una nuova stagione, ove le retribuzioni rischieranno di non poter più crescere con la medesima dinamica degli ultimi anni.
Allora, in assenza di questa possibilità d'intervento, occorrerà crescere su altri versanti. Su ogni altro quello della qualità del lavoro, lasciando inalterati i livelli occupazionali. Una grande sfida che occorrerà cogliere al fine di evitare che i processi evolutivi del mondo del lavoro si arenino senza speranze e senza sogni.

 

Piercarlo Fabbio
Sindaco di Alessandria

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria