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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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15/11/2010

Il merito e il tempo per i Comuni italiani

Fabbio risponde a Gianni Trovati: ci sono le regole, ma il tempo per soddisfarle è inadatto. Il Patto di stabilità non deve essere un mero scrupolo di coscienza. Dall'Assemblea ANCI di Padova

   

Il merito e il tempo per i Comuni italiani

Alla XXVII Assemblea Nazionale dell'ANCI (l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), tenutasi a Padova dal 10 al 14 novembre 2010, il Sindaco Fabbio è stato intervistato, durante una tavola rotonda nell'Aula Plenaria del Congresso, dal giornalista del Sole 24 Ore, Gianni Trovati. Ecco la prima delle due domande e la risposta di Fabbio

 

Gianni Trovati (Il Sole 24 ore): “Facciamo un discorso sui riflessi reali di questa discussione sulla meritocrazia che si è svolta negli anni.”

 

Sindaco Fabbio: “È difficile pensare che ci siano dei processi ormai definiti, perché mancano ancora alcuni elementi. Ci sono le regole, ma manca il tempo in cui tali regole vadano calate. Faccio un esempio. Se oggi ci chiedono, cosi come chiedono le norme a tutti gli enti locali, in special modo ai Comuni, di vendere le proprie partecipate e di aprirsi al mercato secondo le norme europee, e non se ne fa una questione di tempi entro i quali poter effettuare questo tipo di operazione, noi ci troveremo in gravissima difficoltà, perché tutti gli enti locali accederebbero al mercato nello stesso tempo riducendo il valore delle proprie aziende e delle partecipate, ma soprattutto metteremmo in grave nocumento la tutela dei posti di lavoro.
È diverso, rispetto al contesto in cui si è, affermare di alienare una parte delle nostre partecipate in condizioni di PIL in crescita, oppure alienare una parte delle nostre partecipate in condizione di crisi. È una cosa francamente differente. Allora è chiaro che tale procedura finisca per incidere sulla meritocrazia comunale e delle istituzioni.
Oggi ci sono le regole per definire la meritocrazia; mancano i tempi nei quali devono essere calate.
Il fatto che vi sia omologazione dei tempi non è una cosa di poco conto, vuol dire andare tutti ad un mercato che si troverà congestionato nel momento in cui gli Enti Locali faranno accesso allo stesso.
La seconda questione è quella del Patto di Stabilità. Era chiaro che nel mese di Luglio si era concordato un allentamento in autunno. Che l’allentamento sia sostanzialmente insoddisfacente è sotto gli occhi di tutti. I Comuni chiedono un allentamento con lo spostamento dal 2011 al 2012 di certe severità: ciò perché il contesto economico nel quale viviamo è lo stesso nel quale vive lo Stato. Se, però, si intacca uno dei pilastri del vivere sociale – cioè il Comune - , di fatto si intacca la possibilità di questa società di riprendersi rispetto alla crisi in corso.
Ora, il Patto di Stabilità è diventato poco più di uno scrupolo di coscienza. In Italia ci sono degli specialisti che si propongono - novelli commercialisti o altro - per far rispettare le sue regole formali al solo scopo di evitare le sanzioni. Noi, ormai, affrontiamo il Patto di Stabilità con questo atteggiamento, nello stesso modo in cui un’impresa privata va dal commercialista per tentare di pagare meno tasse possibile.
Non è questo l’obiettivo di un Ente Locale e presuppongo che non sia questo l’obiettivo del Patto di Stabilità. Allora noi dobbiamo cercare, in qualche modo, di convincere l’interlocutore, che in questo caso è lo Stato, che il Patto di Stabilità interno deve essere un complesso di regole, che non può essere rispettato soltanto dal punto di vista formale, ma deve essere assolutamente condiviso e partecipato in termini di accettazione. Nel caso si continuasse così si protrarrà invece quella diffidenza istituzionale che caratterizza la nostra realtà istituzionale. Lo Stato continuerà a mantenere la diffidenza nei confronti degli enti locali, gli enti locali diffidenza nei confronti dello Stato e poi il tutto verrà osservato con gli occhiali della politica, a secondo di quale forza garantirà il governo in quel momento.
Non possiamo giocare ancora troppo su questo versante, comprendo la necessità della dinamica politica, ma non possiamo farlo, perché ne va della qualità dei servizi che noi eroghiamo ai cittadino.
Sull’aumento che ha avuto, per esempio, la spesa di partita corrente negli ultimi venti anni, è chiaro che l’asticella dei servizi si è alzata tantissimo. Non penso che un sindaco, vent’anni fa, avesse da conferire lo stesso complesso di servizi che ha un sindaco di oggi.
Allora questa asticella va computata, misurata, altrimenti si rischia di lavorare su vecchi rapporti tra Stato ed Enti Locali. La forza per dover fare il balzo per superarla è molto più alta di quella che serviva nel passato.
Tutte queste cose, se non sono messe insieme in maniera molto sincera, pacata e tranquilla, rischiano di fare involvere uno dei pilastri della nostra comunità Nazionale.”

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria