Dimensione del carattere 

Lunedì 23 dicembre 2024

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

Ricerca avanzata

01/11/2009

Le immagini del clima e Alessandria sta in Europa

A Serravalle Sesia un convegno sull'ambiente ove Piercarlo Fabbio spiega le iniziative della città.

   

Le immagini del clima e Alessandria sta in Europa

Intervento al convegno “Le immagini per il clima”
 

Ringrazio per l’invito il collega Massimo Passo, che mi ha fatto l’onore di potere stare insieme a voi questa mattina, così come ringrazio il dottor Varaldo per la dimostrata prudenza ambientalista, per questo suo neo-pessimismo cautelativo: ci ha detto che in realtà non è tutto oro quello che luccica. Ed è proprio questo il concetto che dobbiamo seguire.
Nel momento in cui si parla di fonti rinnovabili, noi ci facciamo trascinare dall’entusiasmo in direzione di un grande ottimismo ambientalistico, senza magari mai avere testato a fondo le nuove soluzioni ideate. Uno dei casi più eclatanti è quello delle bio-masse da legno, che prevedono biodigestori da alimentarsi con le piante e le loro ramaglie. Si pensi che ogni ettaro di bosco dà circa una tonnellata di legno (possiamo raddoppiarla con il sottobosco e le ramaglie) e che un bosco, per riprodursi, impiega circa 10 anni. Per produrre il 10% del fabbisogno annuo di energia (4Gw/a) occorrerebbero 120.000 Kmq di bosco. In Italia ne abbiamo solo 45.000. E in un anno disboscheremo il paese.
Ci troviamo dunque di fronte alla necessità di una interpretazione diversa delle fonti rinnovabili, probabilmente più basata sugli scarti delle nostre produzioni che sull’attacco alla natura.
Addirittura mi è parso, in termini di premessa generale, che alcuni colleghi e studiosi approfondissero la materia al punto da realizzare condizioni di sfruttamento intensivo delle fonti naturali con la mera scusa di potere utilizzare energia da fonti rinnovabili. Evitiamo questi errori per il troppo ottimismo ed iniziamo a vedere quali sono le esperienze che si sono fatte in questi anni, e che tipo di risultati esse possono dare.
Ultimamente la sensibilità ambientale è cresciuta. Alessandria è stata la prima città ad avere un villaggio fotovoltaico costituito da 20 edifici e 298 unità abitative costruite in parte dal pubblico e in parte dal privato. Tutti i tetti di questo villaggio sono disseminati da pannelli fotovoltaici di prima generazione che producono circa 2000 Kw/h di energia. Questa energia viene messa in rete e dal contatore si prendono i kwh necessari per fare funzionare le parti comuni degli stabili. In tutto ciò, vi è un aspetto più urbanistico che ambientalistico: questi villaggi sono costruiti come dei grandi quadrati in cui al centro vi sono o dei laghetti o strutture di recettività sociale. Questa è la vera bellezza e saremmo potuti arrivarci anche senza l’approccio ambientalistico.
Il progetto ha avuto grandi riconoscimenti perché è l’unico in I’Italia e oggi iniziano a delinearsi le ragioni, o le non ragioni, di un atteggiamento troppo ottimistico: quanto tempo ci vorrebbe per ammortare il costo di un pannello fotovoltaico di prima generazione se non ci fossero i contributi pubblici? Dai 70 agli 80 anni, peccato che la vita media operativa di un pannello fotovoltaico è di 20 anni. Bisogna guardare a queste tecnologie con la necessaria prudenza.
Nonostante tutto, noi riteniamo che il nostro piccolo granello di sabbia all’interno del mare magnum del mondo, debba essere portato.
Il secondo progetto, assai interessante, in cui siamo unici in Italia – Alessandria è il comune capofila - è un programma europeo del 2007 che si chiama “Concerto”. Noi l’abbiano denominato Concerto AL piano. La comunità europea ci aiuta in questo progetto con circa 2 milioni e mezzo di euro e noi ne rilanciamo circa un trentina.
Dobbiamo capire che l’economia è strettamente interconnessa con l’ecologia. Le condizioni di una crisi economica come quella in corso risiedono nel voler dar troppo peso al presente a discapito del futuro, e le condizioni della crisi ecologica sono le stesse: fare prevalere il presente rispetto al futuro. Ad esempio, io non compro un appartamento che mi fa risparmiare 10kw/h per metro quadro, ma compro un appartamento che costa un po’ di meno ma che però è almeno oltre i 100 kw/h. L’ausilio del pubblico deve esserci per riuscire a regolare il mercato nel caso in cui questo non è in grado di autoregolarsi. L’ecologia è uno dei campi in cui l’intervento del pubblico è necessario per fornire delle linee chiare di sviluppo.
“Concerto AL piano” si basa sull’utilizzo delle fonti rinnovabili. Noi abbiamo impiegato un quartiere costruito negli anni ’60, quando si pensava che gli immigrati andassero seppelliti e ghettizzati dal punto di vista urbanistico, marcando il confine con la città. Operazione che si è tentata anche con l’ultima immigrazione degli stranieri e che non ha funzionato perché le città non avevano più espandibilità. Conseguenza logica: si sono affittati loro dei quartieri interi. Errore urbanistico clamoroso, perché gli immigrati andavano integrati all’interno della città. Ciò avrebbe favorito l’integrazione e l’acquisizione della diversità come patrimonio comune da scambiarsi.
In questo particolare quartiere – purtroppo diventato luogo del disagio nel corso del tempo - noi conduciamo la diagnosi energetica su tremila case cercando di capire quanto un’abitazione consuma (circa 240 kw/h per metro quadro annuo). Analizzando questi parametri si intraprende una serie di azioni per riuscire ad abbattere tale costo. “Concerto AL piano” prevede anche il risanamento energetico su 48.000 metri quadri di superficie e la riqualificazione energetica di 299 abitazioni di edilizia economico – popolare.
Stiamo costruendo un nuovo eco villaggio che cerca di utilizzare anche le più avanzate soluzioni che sfruttano il verde, come tentativo per abbattere i livelli di global warming partendo dalle isole urbane di calore.
Le città sono isole di calore e riproponendo verde laddove c’è costruito, riusciamo a contrastare tale produzione. Occorre trasformare il costruito in modo che sappia accogliere il verde.
Vi faccio un esempio. Ad Alessandria, avevamo una piazza molto materica, senza verde: piazza Marconi. Essa adesso accoglie circa 7/8 gelsi, che sono stati messi in grandissimi vasi e non cresceranno molto perché sono dei bonsai giganteschi. Tra le piante spunta ancora il costruito dell’uomo, il che vuol dire che si può tenere insieme l’una e l’altra cosa.
In quali altri modi si posso contrastare le isole di calore? Per esempio creando dei collegamenti tra le case, delle serre di verde, che possono abbattere, con un particolare microclima, la necessità di riscaldamento delle parti comuni.
È una bella sfida per il risparmio energetico.
“Concerto AL piano” prevede anche misure per la rivitalizzazione sociale ed economica.
Questo ci ha portato ad essere nel 2008, unica città italiana capofila di progetto, città pioniera della Covenant of Major, cioè del cosiddetto Patto dei Sindaci.
Il Patto ha in sé una incredibile novità. La Commissione Europea tiene i rapporti con le nazioni. Le autonomie locali erano “cosa nostra” per le nazioni. Gli Stati membri si occupano in via esclusiva delle autonomie locali. Con la Covenant il Governo dell’Europa parla direttamente con le città, perché esse sono le protagoniste del destino comunitario in termini ecologici ed energetici. Quando noi firmammo nel 2008, come città pioniera, la Covenant of Major, in Italia eravamo in sei: Alessandria, Torino, Venezia, Roma, Lodi e Milano. Adesso siamo molti di più e dobbiamo seguire le condizioni che il Patto dei Sindaci ci pone.
Perché siamo in vantaggio rispetto a tutte le altre città? Un po’ perché siamo città pioniera e un po’ perché i nostri consulenti sono quelli che hanno fatto nascere la Covenant of Majors per cui provano da noi: in realtà noi non siamo i primi, siamo le cavie.
Il primo anno dovevamo fare l’istruttoria del Patto dei Sindaci, cioè vedere effettivamente cosa chiedesse il testo da noi firmato.
La seconda azione era il Profilo dell’ambiente urbano, cioè come il nostro ambiente è conformato.
La terza era il bilancio energetico urbano: la Covenant of Majors, di fatto, ha l’obiettivo di ridurre del 20% le emissioni di Co2 entro il 2020, obiettivo ambiziosissimo.
Finora siamo arrivati alla definizione del profilo dell’ambiente urbano e del bilancio energetico urbano, poi affronteremo gli obiettivi di riduzione della Co2 ed il piano della riduzione della Co2.
Come funziona e qual è il bilancio energetico di Alessandria? Noi abbiamo una città di 95.000 abitanti, con una superficie di 170 kilometri quadrati, più o meno grande come Marsiglia, più grande dell’area urbana di Milano.
I consumi sono stimabili in 562.000 tonnellate di Co2 annue. Noi dunque produciamo 562.000 tonnellate di Co2 ogni anno, il che vuol dire che ridurrre del 20% significa toglierne circa 100.000.
Il 32% è prodotto dal residenziale, il 12% da pubblico e terziario, il 38% dall’industria e il 18% dai trasporti pubblici e privati (tutte queste battaglie sul traffico, levano probabilmente poco, dovremmo fare più battaglie sui bersagli grossi, come, per esempio, l’industria – 38% -, il residenziale – 32% -: Su ciò dovrebbe esserci una forte tensione della nazione e, invece, ci gingilliamo con la questione delle PM10. Importante, ma bersaglio minore, tutto sommato. Peraltro noi siamo rientrati, pur residenti nella Pianura Padana, all’interno dei livelli che la Comunità sollecita, 40 microgrammi per metro quadro. Eppure questo non ci soddisfa perché abbiamo, molte volte, obiettivi sbagliati rispetto a quello di cui ci sarebbe bisogno. Tra residenziale e industria andiamo al 70%: Non è poco, lì si dovrebbe attaccare massicciamente.
Ecco perché “Concerto AL Piano”, ecco perché il Villaggio fotovoltaico, ecco perché tutta una serie di interventi, per esempio, di cambiamento dell’illuminazione pubblica.
Alessandria è la prima città in Italia dove sono stati installati impianti di illuminazione pubblica a led.
Come va la cosa? A me piace, tanto è vero che il primo blocco è di 150 punti luce e 120 sono già stati installati. Vuol dire due strade lunghe complessivamente circa 3 km.
Ieri all’Assemblea dell’Anci c’era Enel Sole, che indicava le quattro città italiane che hanno lavorato con loro per l’illuminazione a led: noi siamo stati i primi. E i grandi pannelli dello stand erano dedicati anche ad Alessandria.
Abbiamo un po’ rischiato perché questi illuminatori non erano ancora in produzione: quando abbiamo deciso avevamo un catalogo e qualche specifica tecnica. Ho detto “Va bene”. Perché un illuminatore normale vale dai 150 ai 250 Watt e un illuminatore, di migliore intensità, a led, è di 84 watt: già vedete dove vadano riduzione e abbattimento.
Peraltro, nelle strade in rifacimento con pavimentazione di un certo pregio, posizioniamo illuminazione pubblica a led. La cosa funziona: la luce è più bella, è più mirata, ha meno dispersione verso la volta celeste, c’è meno dispersione sulle case. Non illuminiamo le case, illuminiamo la strada. Illuminiamo ciò che serve.
I colori sono quelli veri, il che pone anche un altro problema alle città che d’inverno città stanno più al buio che alla luce. I Piani colore debbono essere virati su una tavolozza di colori un po’ più vivi, un po’ meno pastello perché, forse, così, la sera, risaltano di più le facciate.
Da noi sono già venuti una decina di sindaci – facciamo ormai il lavoro di promoter – per vedere come funzionano le installazioni a led e decidere il da farsi.
Noi abbiamo un piano, nel prossimo anno e mezzo, per sostituire, con il gap energetico 3.500 illuminatori sui 12.500 dell’intera città.
Il programma Concerto,di cui parlavo prima, vale 700 tonnellate in meno all’anno: è un programma grande, 30 milioni di Euro, 700 tonnellate in meno di Co2 all’anno, il che vuol dire che la strada per arrivare alle 100.000 è, effettivamente, lunga.
Questa operazione, con i 3.500 illuminatori sostituiti, a regime, varrà 525 tonnellate in meno e siamo arrivati a un centesimo di quello che ci serve, con queste due cose.
Questo vuol dire che c’è altro da mettere in campo.
Vi parlavo prima delle biomasse: se uso i rifiuti hanno un senso, se uso gli alberi non hanno un senso.
Noi abbiamo dato il via alla costruzione di un biodigestore per fanghi da depurazione delle acque: allora sì che il rifiuto mi serve per abbattimento e energia.
Oggi tutto il Piemonte, non solo la città di Alessandria, prende i rifiuti da depurazione delle acque e li porta, se va bene, in Lombardia, oppure, se va male, in Germania o in Francia.
Quando la Lombardia chiuderà gli impianti, come ha già fatto circa un anno fa, noi saremo costretti ad esportare.
Sapete quanto costa, alla tonnellata, conferire in un impianto estero? Circa 170/180 Euro. Sapete quante tonnellate produce una città come Alessandria?
Circa 7.000 tonnellate all’anno.
Lascio a voi svolgere l’aritmetica; arrivate a superare di gran lunga il milione di euro; buttato via, non utilizzato. Prendiamo questo milione di Euro per i prossimi 5 anni (in realtà portare in Lombardia costa meno – circa 120 Euro) e potremo costruire un impianto che serva anche a un fabbisogno provinciale o interprovinciale - perché è solo un problema di dimensionamento - con 4, 5 milioni di Euro. In 5/7 anni si ammorta ma, soprattutto, da quell’impianto produciamo energia pulita e questa è un’altra azione che abbatte livelli di CO2 equivalente.
Volete che termini questo intervento facendovi sorridere?
La luce votiva dei cimiteri: fate sostituire le lampade con i led.
Il cimitero monumentale di Alessandria, che è molto grande, avendo sostituito tutte le lampadine ad incandescenza con i led, consuma 13 kW. Una bolletta che è poco più di tre volte quella che pagate nelle vostre abitazioni.. Poi, se sui tetti delle strutture pubbliche, andate a far mettere dei pannelli fotovoltaici, ammesso che qualcuno non veda che i tetti siano in brutto stato e, quindi, decida di non metterveli, fate un altro passo in avanti.
Praticamente queste sono tutte piccole azioni che portano, poi, all’obiettivo, ma sono piccole azioni: non vorrei che qualcuno avesse l’idea che energia rinnovabile sostituisce decisamente il petrolio o il metano.
Un ultimo esempio.
La costruzione di una centrale a biomassa e il teleriscaldamento: questa è un’altra delle grandi questioni.
C’è qualcuno che ha detto: “Io costruisco una centrale a biomassa, faccio digerire un po’ di piante, disbosco mezza provincia di Alessandria per fare la filiera corta – perché c’è pure il problema della filiera corta, mica posso andarli a prendere in Croazia, devo disboscare da me - e, in primis, produco energia, cioè faccio una centrale elettrica. L’acqua, che è un prodotto di scarto, perché serve per il raffreddamento, viene messa in circolo fino alle case dei cittadini. Il metano o altri combustibili verrebbero così sostituiti dall’acqua calda.
Perfetto.
Ma chi paga?
La bolletta energetica ambientale, non quella reale, del passaggio dal metano al teleriscaldamento, chi la paga?
Se la paga il pubblico, potrebbe essere giustificato da quell’idea, di cui vi ho detto, che il pubblico deve autoregolamentare i processi che riguardano il futuro.
Ma, oggi, la pagano le famiglie.
Una gestione a metano, di un ciclo integrato di riscaldamento vale 80-82 euro per Megawatt. La stessa gestione, con il teleriscaldamento, non vale meno di 120 euro per Megawatt.
Questi 40 euro in più, indipendentemente dal fatto di aver ammortato gli impianti e spaccato tutte le strade, chi li paga?
Per ora, le famiglie.
Sono bollette che, io, alle famiglie, non vorrei caricare, né vorrei produrre energia attraverso il disboscamento.
Ultimissima questione: lo sfruttamento dei salti di pressione del metano.
Il metano ha dei salti di pressione perché, in rete, viaggia con pressioni più alte che casa vostra. Bisogna utilizzare energia per abbattere la pressione: bisogna riscaldare il gas, per abbattere la pressione.
Noi abbiamo un progetto per utilizzare i salti di pressione e, nello stesso tempo, cogenerare energia. Qui si usa liberamente la filiera corta, rigenerando le nostre produzioni agricole: intorno ad Alessandria si coltivava la barbabietola da zucchero. Poi gli zuccherifici hanno chiuso e si sono dovuti convertire i campi in coltivazione di cereali, grano e granturco sostanzialmente, che sono risultati meno economicamente vantaggiosi rispetto alla barbabietola da zucchero.
Noi potremmo, per esempio, utilizzare - ecco l’elemento regolatore dell’Ente pubblico - il surplus di quello che produciamo pagando gli agricoltori affinché, intorno a quegli impianti, possano coltivare soia e girasole, che a loro volta ci consentono di produrre olio per far funzionare gli impianti.
Anche questo è un elemento di abbattimento del CO2: pezzo per pezzo, passo dopo passo, briciola dopo briciola.
Non pensiate che l’immane necessità di energia di cui noi abbiamo bisogno attraverso le fonti non rinnovabili sia oggi sostituibile.
Da una parte occorre un approccio positivo che consenta di verificare le condizioni di non sostenibilità ecologica ed economica, e, dall’altra, veda le città grandemente disponibili e straordinariamente protagoniste di questi processi.

Piercarlo Fabbio
Sindaco di Alessandria

 

Serravalle Sesia, 10 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria