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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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10/11/2002

Italia Repubblica federale? Ho i miei dubbi

La riforma costituzionale della sinistra è confusa ed arruffona. Difficile da mettere in pratica. Ci vorranno anni oppure una riscrittura per i tanti problemi che la nuova Costituzione solleva.

   

Ci sono argomenti che sembrano interessare solo un ristretto pubblico di esperti. Uno di questi mi pare essere ormai quello della riforma federalista dello Stato. È vero, vi è un Ministro apposito, addirittura il leader della Lega Nord; vi è stato un referendum confermativo nell'ottobre 2001, che ha certamente visto pochi cittadini alle urne, ma sempre un bel gruzzolo di milioni di votanti; c'è infine un parlamento e c'è un governo che non si scrolla di dosso il fatto che questa riforma in senso federalista dello Stato è stata votata al termine della legislatura scorsa da una risicatissima maggioranza di centro sinistra. Sindrome o tensioni politiche a parte, quali sono i punti di maggior contraddizione della riforma costituzionale, questione di cui si è discusso sabato scorso al Residence San Michele insieme all'assessore regionale Giovanni Carlo Laratore, al sindaco di Occimiano Roberto Bergonzo, ad alcuni parlamentari e al coordinatore provinciale di Forza Italia Pierpaolo Cortesi, grazie all'organizzazione del Consigliere regionale Cristiano Bussola? Innanzitutto una non risolta filosofia di fondo, non a caso la legge di riforma costituzionale è indicata come "riforma in senso federalista della Repubblica" e il sistema misto che ne è scaturito è particolarmente equivoco. Un esempio? Anche più d'uno. Nel caso delle competenze legislative dei vari livelli di governo del territorio si è fatta la scelta della legislazione esclusiva (che è dello Stato su materie catalogate), ma su altre materie Regioni e Stato dovranno agire di concerto con legislazioni concorrenti (nel senso che insieme concorrono ad uno stesso obiettivo, non che si fanno concorrenza). Tutto ciò che non è previsto dalla Costituzione sarà di competenza (residuale) delle regioni. Poi gli Enti Locali che avranno podestà normativa sull'organizzazione delle funzioni amministrative loro attribuite. Ma attribuite da chi, visto che il federalismo dovrebbe essere potere che promana dal basso? E quale sarà la Camera di compensazione ove Regioni e Stato troveranno il metodo per legiferare concordemente. Come si articoleranno gli organi democratici per rimanere tali e rispettare il dettato costituzionale? E ancora, chi attribuirà, visto che la suprema Carta non lo dice, le funzioni amministrative ai Comuni? Sarà forse la prassi o la consuetudine a prevalere? A scanso di equivoci, l'ANCI, l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, ha incominciato a consigliare a tutti i propri associati di iniziare una ricognizione e una ricatalogazione delle funzioni amministrative attualmente svolte, al fine di iniziare ad inserirle negli Statuti e nei Regolamenti. Per quanto riguarda l'iniziativa governativa, è di questi giorni la ripresa della discussione sul Disegno di Legge La Loggia, che cerca faticosamente di dare una risposta ai problemi di cui sopra e ad altri ancora. Peccato che, per esempio, nel marasma della materia e nella ricerca di punti di appiglio, si faccia riferimento, per quanto riguarda le funzioni amministrative dei Comuni e delle Province al decreto Legislativo 112 del 1999 (uno dei cosiddetti Bassanini), che, guarda caso, discettava di decentramento amministrativo, che è questione lontana mille miglia dal federalismo. Anzi, ne e quasi l'opposto. Volete un altro caso? Sull'autonomia impositiva e fiscale a Comuni e Province, ormai sancita a chiare lettere dalla Costituzione, la relazione del Ministro La Loggia tira un poco indietro. Riconosce, ad esempio che la Costituzione ha previsto una "qualche" autonomia fiscale. Proprio così, "una qualche", che è come dire che sul tema ci si sta attrezzando per andare avanti piano, adagio, quasi indietro... E Bossi grida. C'è da credergli? Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria