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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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30/10/2008

DDL Calderoli sul Federalismo Fiscale. Per Fabbio è un buon inizio ed i sindaci devono collaborare per i decreti delegati

Intervento integrale del Sindaco di Alessandria all'Assemblea Anci di Trieste. Giusto abolire l'ICI, perché deve prevalere la giustizia prima di una modalità organizzativa. Responsabilità significa trasparenza.

   

DDL Calderoli sul Federalismo Fiscale. Per Fabbio è un buon inizio ed i sindaci devono collaborare per i decreti delegati

Finora il dibattito si è orientato a ragionare sulle funzioni fondamentali dei Comuni.
Ma in realtà, per i Comuni - è stato detto dal prof. Bassanini - vi è un ampio margine di libertà dovuta al fatto che, oltre alle funzioni amministrative che svolgono, per effetto di deleghe, trasferimenti e competenze, hanno anche un obiettivo: rispondere in pieno alle esigenze della propria comunità. Proprio lì si apre un range estremamente libero e articolato di proposte, di funzioni, di competenze e di iniziative, che i comuni ormai affrontano con grande libertà.
Non a caso, con il sistema delle buone pratiche, si passano idee da un Comune all’altro.
Questo percorso, però, ha portato a Comuni sempre più pesanti e sempre più costosi, a Comuni che offrono servizi con un margine talmente ampio, che non ci si riesce più a capacitare se i servizi che si offrono alla comunità siano effettivamente tutti dovuti o se evidentemente si sia passato il segno.
Lo sforzo di indicare le funzioni fondamentali è ormai storico (è una decina d’anni che si tenta a livello legislativo). Così come è risaputo che non si riesca a farlo. Sarebbe dunque il caso di indicare - il prof. Pizzetti potrebbe essermi di grande aiuto - le cose che non si devono fare al posto di quelle che si devono fare.
Dovremmo pur dire dove arrivano le nostre possibilità, dovremmo pur dire dove arriva il nostro limite, dovremmo pur marcare, una volta, dove arriva il nostro confine altrimenti in quella schiera, in quel range molto ampio e molto libero di sforzi nei confronti delle esigenze della propria comunità, ci facciamo stare tutto. Allora sarebbe veramente il caso di elencare ciò che non si può effettivamente fare.
Vi faccio un esempio che è eclatante per il momento e anche per quello che ha detto il prof. Zanardi, quando parlava di fiscalità di vantaggio.
È possibile (ci stiamo da tempo ragionando in Alessandria), per i comuni, arrivare ad attivare un meccanismo di rapporto con il credito e con il sistema creditizio per fondare società finanziarie di sviluppo che consentono facilitazioni al credito da parte delle piccole e medie imprese, che poi sono il 95% delle nostre imprese; È possibile ritenere opportuno e legittimo un utilizzo creativo di risorse proprie e di risorse che il sistema del credito mette a disposizione per lo sviluppo locale, pur essendo vincolati da tutto ciò che è connesso al rapporto e alla relazione con il credito, da Basilea 2 alla attuale stretta creditizia?
Ci si potrebbe per esempio preoccupare delle imprese, del loro start up, e del loro sviluppo prima che queste riescano a produrre reddito nella maturità. Quando si parla di federalismo fiscale e di conseguente autonomia impositiva, sul versante dell’utilizzo finanziario delle risorse si aprono panorami oggi impensabili. Ma questa è funzione che i Comuni possono assumere oppure è una funzione che i Comuni non devono esercitare, perché c’è già un sistema che risponde a queste esigenze, ancorché questo sistema rispetto a tali esigenze non sia soddisfacente.
È una semplice ipotesi, ma appena scendiamo nei casi concreti ci troviamo di fronte al problema di evitare quel processo che io chiamo “irizzazione” (da “IRI”) dei comuni che si è concretizzato negli ultimi 10 anni. Non c’è Comune capoluogo che non abbia avuto una quarantina o una cinquantina di partecipate.
È possibile ragionare per ridurre, assottigliare, attraverso meccanismi di federalismo fiscale, il peso dei Comuni, per non correre il rischio di aumentare nella realtà la pressione fiscale sui cittadini, pur se questo non sarebbe consentito dalla norma?
Penso sia possibile farlo. che questa sia un’occasione affinché si possano dettare delle regole, che riducano i confini estremamente liberi dei Comuni. Lo dico sapendo di ridurre, in qualche modo, la mia personale libertà di sindaco e quella di tanti sindaci, ma contestualmente riconoscendo come vi sia la necessità di mettere ordine nella materia da parte del legislatore.
Seconda questione - è stata questa mattina al centro dell’intervento del prof. Bassanini -: l’ICI come esempio di negazione dell’autonomia impositiva, esempio di ricentralizzazione, esempio di resistenza della struttura centrale rispetto ai processi di federalismo fiscale. Giusto, ma dobbiamo intenderci: prevalgono i principi o le modalità organizzative? Mi spiego meglio: prevale la giustizia, che è un principio alto, cioè quello di non far pagare una tassa iniqua al cittadino, o prevale la modalità di come è organizzata questa tassa? Io penso che prevalgano i principi alti della nostra convivenza civile, e che quindi gli ordinamenti siano quasi norme procedurali rispetto alle norme sostanziali che esprimono i principi.
Quindi è difficile parlare di abolizione dell’ICI come un esempio negativo e come una regressione rispetto alla capacità di autonomia impositiva dei Comuni. Al di là del fatto che in realtà era da considerarsi come una imposizione aggiuntiva. Con il federalismo fiscale dovremmo fare questa scelta: se l’autonomia impositiva guida il percorso, l’imposizione aggiuntiva lascia per sempre la scena.
Ultima questione: la responsabilità. I cittadini ti affidano risorse e tu sei responsabile delle azioni che conduci, in base alle risorse che ti hanno affidato. Sarà molto manageriale ma è così, non può che essere così. Insieme costituiamo un piccolo tesoro, lo affidiamo ad un amministratore e controlliamo come l’amministratore ha speso quei danari.
Ritengo sia assolutamente banale, dichiarare come questo discorso diventi centrale. Maggiore trasparenza è anche maggiore capacità dei cittadini di saper leggere se il principio di responsabilità si è coniugato correttamente con il volume delle risorse a disposizione.
E questo nel disegno di legge Calderoli c’è.
Da una legge delega non è che possiamo pretendere di poter individuare anche le procedure e le modalità organizzative. Dobbiamo, in questa fase, accontentarci dei principi e degli obiettivi, contribuendo con il dibattito, con le nostre azioni, con le nostre esperienze, a costituire la base per i decreti delegati.
In questo momento dunque non è residuale, non è marginale presentare casi, perché i casi servono per poter far sì che i decreti si arricchiscano di modalità organizzative. Ma oggi, in termini di prospettazioni di principio, ritengo che il disegno di legge possa essere soddisfacente, salvo alcuni passaggi che anche l’Anci ha già rilevato.
E quindi ritengo anche che sia da sfruttare al meglio l’occasione, per non bruciare la possibilità che noi abbiamo di costruire dal basso, con un processo bottom up, un disegno che poi noi stessi dovremmo praticare nella realtà quotidiana.

Piercarlo Fabbio
Sindaco di Alessandria

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria