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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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10/09/2003

Il polo di centro sulla sussidiarietà

È solo un tavolo di lavoro o l'inizio di un'era diversa della politica italiana? 180 deputati di diverse forze politiche si sono accordati: dove pensano di andare? Ed in sede locale, quali sviluppi?

   

La notizia della nascita di un intergruppo parlamentare - oltre 180 aderenti - sulla "sussidiarietà", in questo particolare clima di incertezza sul futuro del sistema politico italiano, non è di quelle che si possano buttare via a cuor leggero. Di che si tratta? Del solito tentativo di trovare maggioranze trasversali oppure è l'inizio del postberlusconismo? O ancora: è veramente un sistema per individuare proposte bi-partisan o prelude ad una rivoluzione degli assetti politico- organizzativi italiani? Intanto vediamo in pratica che cos'è. È un tavolo composto da deputati e senatori di molti schieramenti politici, che si riunirà mensilmente, raccoglierà materiali e organizzerà dibattiti sui temi della sussidiarietà e dello sviluppo economico, del mercato sociale e del federalismo fiscale. Lo scopo finale sarà quello di creare una cultura diffusa su queste tematiche, ma non si disdegnerà l'obiettivo di presentare proposte di legge in tal senso. Il primo incontro dell'intergruppo è fissato per il 23 settembre prossimo, quando si discuterà di sussidiarietà e sviluppo economico. Ma sono previsti altri meeting sul welfare state e sulla welfare society. Ora, al di là delle singole progetti, chi sono i promotori iniziativa? Innanzitutto Enrico Letta (Margherita) e Maurizio Lupi (Forza Italia). Il partito degli azzurri con 58 deputati ha aderito con una certa veemenza, trascinando con sé 16 deputati sociali di AN e 16 dell'UDC, nonché il sottosegretario agli Affari Sociali Grazia Sestini (FI). Più che un centro studi parrebbe un ponte gettato verso l'Ulivo dalla Casa delle Libertà, finalmente in termini di contenuti. Ancor meglio se i contenuti sono di carattere sociale. E come ha risposto l'Ulivo? Benissimo. Pierluigi Bersani si è trascinato 35 diessini; Ermete Realacci una trentina di margheritini-diellini. Poi sono giunti qualche verde e qualche deputato dell'Udeur. Restano fuori dalla partita i rifondaioli, i comunisti italiani, i leghisti e gli intransigenti degli schieramenti attuali, come Rosy Bindi, tanto per fare un nome. E magari tanti altri parlamentari che attendono di verificare se si tratti di un terremoto o solo di una piccola scossa di assestamento per uscire dalle loro case. Su tutto e tutti, comunque, la sussidiarietà orizzontale - "Non faccia lo Stato quello che può fare la società" - e la coniugazione di diritti e flessibilità, di lavoro e socialità, di impegno solidale e responsabilità individuale, di etica e pragmatismo, senza cercare fantomatiche terze vie, ma ragionando in termini di nuovo patto sociale. Che da qui si arrivi a Fazio o a Casini, tanto per citare i due più accreditati venturi Presidenti del Consiglio di un'Italia capace di futuro, inondata da nuovi scenari politici, nessuno può dirlo. È però troppo tempo che i boatos si esercitano con cura tra i corridoi dei palazzi romani e non solo. Per ora i consensi li ha Berlusconi ed è suo diritto governare, ma forse anche il Silvio da Arcore potrebbe stancarsi del ruolo e mirare al più alto colle dell'Urbe. In questo senso o passa una riforma in senso presidenziale dello Stato oppure, rimanendo così le cose, con Berlusconi al Quirinale, qualche sommovimento potrebbe pure prendere forma. Sono strade nuove, certo, e magari appare un'esagerazione agostana costruire un'impalcato di congetture sulla sola sussidiarietà, ma Agosto è anche il mese del sogno di una notte di mezza estate. Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria