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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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20/07/2003

Dimissioni di Ghè. Il problema sta nel potere del Sindaco!

Il potere del primo cittadino sovrasta e umilia il ruolo e l'identità del partito. Ora i diesse studiano come compensare la nullocrazia della Giunta nel primo anno di attività.

   

È certo che le dimissioni di Giovanni Ghè dalla segreteria dei DS non possano essere valutate come un mero atto interno. Una decisione che interessa solo i diesse. Se così fosse, per quale ragione si sarebbe data la notizia ai giornali? E per quali altri motivi questi ultimi l'abbiano così amplificata e non relegata nelle brevi ci è dato pensarlo, ma non esserne certi. A ciò aggiungo le precisazioni che riduplicano il messaggio e lo arricchiscono. Infine l'amara considerazione che i partiti fanno notizia solo quando nasce qualche carica oppure sta morendo… Per ritornare a bomba, sarei più propenso a credere che il fatto che la notizia sia stata fatta trapelare e non comunicata ufficialmente abbia tutta una sua importanza, tutta una sua liturgia a cui i diesse ci hanno abituati anche nella seconda repubblica. E questo è un elemento di ulterire continuità con la tradizione del PCI: sulla politica politicante gli uomini e le donne della Quercia rimangono in assoluto i primi. Forse anche i migliori, per chi ha tradizioni consolidate, appunto, di migliori (Palmiro Togliatti) e di miglioristi. Allora cosa hanno voluto realmente comunicare all'esterno i diesse? Intanto che nel partito che sostiene il Sindaco c'è una forte tensione e che il chiarimento potenziale non è sicuro. Se Ghè, al termine della discussione che si farà, ritirerà le dimissioni sotto l'indicazione assembleare, accontentandosi di essersi sensibilmente rafforzato, probabilmente non chiarirà granché, ma otterrà lo stesso un risultato: scoprire l'ipocrisia dell'unanimismo che è ormai una malattia infantile (absit iniura verbis) dei nuovi partiti. E cioè il pensare che sotto le mentite spoglie dell'accordo di facciata si celi la reale unità è particolarmente bizzarro, ma assai utilizzato nei partiti moderni, dove tutti tendono ad essere dei microleader, con le dovute autonomie, e ritagliarsi spazi senza pensare alle strutture politiche che li sorreggono. È ovvio che se alla base questa è la situazione, immaginatevi come si possa comportare con le strutture partitiche chi il potere lo ha in forza della legge, come un sindaco, magari del capoluogo, eletto direttamente dai cittadini. Anche se Ghè lo nega (più indossando la feluca che il basco) il nodo sta proprio qui, nel potere del primo cittadino che sovrasta e umilia il ruolo e l'identità del partito. Che poi si discuta di nomine - Bellotti sì o no - piuttosto che di altro è marginale. Il problema resta e forse è irrisolvibile, allo stato attuale della legge, se la Sindaco non è in grado di assumere il ruolo di elemento di moderazione e di mediazione fra voci diverse. La storia delle Sindaco che per esperienza conosciamo, ci porta a ritenere che chi ha il potere preferisce tenerselo e rischiare di diventare padrone, piuttosto che pari. La Calvo ci riuscì fino ad un certo punto, poi si fondò un partito per proprio conto; la Scagni non è ancora a questo livello, anche se ha già una propria lista che non risponde a logiche di partito, ma a quelle delle sua leadership. È naturale che tutto questo castello sta in piedi se poi ognuno sa fare il proprio mestiere. Ad esempio, un buon sindaco è colui che può anche avvantaggiarsi con una politica di nomine non condivisibile né dal partito di maggioranza, né dalle minoranze più corpose, ma che deve dimostrare di saper lavorare per la città. Anche se dubito che le cose siano scollegate. Questo è un ulteriore problema per i diesse, che, a fronte della nullocrazia messa in opera dalla Sindaco, si sentono quasi investiti di un dovere: quello di controbilanciare politicamente, di fronte alla pubblica opinione, il percorso amministrativo della Giunta, senza rischiare di pagare troppi costi in termini di consensi. Perché tutti sanno che la Scagni ha pure il potere di sbagliare - e secondo me lo sta utilizzando a viva forza -, ma altrettanti sono consapevoli che molte conseguenze negative saranno saldate cumulativamente dai partiti di centro sinistra. Ecco, forse, quello che il Ghè diplomatico di questi giorni non può dire ai giornalisti, nè probabilmente scriverlo. Penso, però, che nei diesse questo clima da "impoverimento di potere" lo si soffra con decisione, specie in quei personaggi che hanno più spiccato il senso del partito. Ovviamente si accettano puntualizzazioni... Ah. Alla prossima! Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria