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Lunedì 23 dicembre 2024

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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03/05/2008

Alessandria città della conoscenza, buon compleanno!

L'intervento integrale del Sindaco Piercarlo Fabbio al Tinaio degli Umiliati in occasione della consegna del Gagliaudo d'Oro ai cittadini premiati. Quale città domani?

   

Alessandria città della conoscenza, buon compleanno!

Discorso al Compleanno della Città – 3 maggio 2008
ore 11 – Tinaio degli Umiliati
“Alessandria città della conoscenza”

 

Come si intrecciano oggi sapori di storia antica, con il farfugliare indistinto nel quotidiano, in attesa di un sogno per un domani che ci raccolga e che ci rapisca tutti, convinca ognuno di noi ad essere un seguace di una musica soave e trascinante che nessun pifferaio magico, se non noi stessi, ha iniziato ad eseguire.
Mettere insieme questi tre elementi è il nostro percorso. Sommare radici con prospettive è il destino che ci siamo scelti. Essere moderni, senza smettere mai di pensare di “essere stati”, è il vincolo della nostra azione politica. Dunque è giusto che dal passato transiti per tratteggiarvi la città che la mia mente vede, ma che i miei occhi non so se riusciranno a scorgere. C’è sempre un problema di nebbie da queste parti, poco importa se è il tempo a generarle o, invece se è il tempo atmosferico ad azionarle. Ma alla nebbia aggiungerei l’aurora: dallo scontornare pallido dei nostri tratti ad un’illuminazione più certa. Dalla sopita negazione dell’io-città all’orgoglio di essere visti, visibili, attraenti.
Così non siamo qui per caso a misurare uno degli edifici più antichi della città con il suo tempo, a ricordarci delle origini industriali di Alessandria, ampliamente poi dimostrate in momenti ben più recenti, ove anche religiosi come gli Umiliati erano l’un istante imprenditori tessili e l’altro amministratori pubblici preziosi del tesoro comunale.
Nel tinaio del complesso medioevale di San Giovanni del Cappuccio, fondato nel 1189, esattamente dove ora siamo, pare si svolgessero – secondo le eccellenti ricostruzioni di Claudio Zarri - le operazioni di torcitura, forse vi erano gualchiere spinte dall’acqua del Canale della Rosta che scorreva parallelo a via Lumelli. Da quest’attività industriale e poi dall’esazione dei dazi del transito sul ponte Tanaro, collegata alla loro funzione pubblica, gli Umiliati derivavano la loro potenza economica. E come sempre la storia riserva curiosità: fu Papa Innocenzo III – colui che ci donò il vessillo, secondo il racconto travolgente di Roberto Piccinini - a riconoscerli come Ordine monastico nel 1201 e fu Pio V, l’unico nostro Papa, nel 1571, a decretarne la soppressione. Erano diventati troppo potenti o da, troppo potenti, erano diventati troppo deboli per competere? Forse una ragione sta in ognuna delle ipotesi.
Se questa è una porzione di storia di un passato sempre più da esplorare, aggiungiamo ora il segmento del presente.
Non viviamo in un’era di stabilità in questa città. Non lo dico dal punto di vista meramente sociologico, né da quello dello sfaldamento politico della transizione che ci obbligherà a tener conto dei cambiamenti e ad applicarli alla nostra realtà, né perché le passioni più diffuse nello sport del calcio hanno trovato quest’anno un loro successo così grande da celebrarsi il giorno di compleanno della città. Questo è un immenso panta rei. Chissà quanti altri ne vivremo, inconsapevoli che stiano arrivando, incapaci di condizionarne la loro formazione, imprecisi nella loro valutazione, troppo provinciali o troppo globali per avere sempre indossato l’abito giusto.
No, parlo d’altro, non di accessori, ma di storia… Siamo giunti ad uno snodo epocale per la nostra città, come forse non accadeva da secoli. E a situazione straordinaria appare estremamente inadeguato rispondere con ragionamenti che marchino l’ordinarietà, che classicamente segnino il lento scorrere della stabilità, consci, malgrado le nostre modestie, che oggi alla città serve un grande affresco, perché, in definitiva, siamo al cambio di era: dalla città fortezza alla città della conoscenza.
Per secoli, fin dalla sua nascita, Alessandria ha avuto una funzione difensiva: l’arroccamento fra i due fiumi (anche se sarebbe meglio dire a cavallo del Tanaro con la protezione della Bormida), le munite mura, il destino bellico, persin la furbizia acuta e garbata serviva ad evitare spargimenti di sangue comunque nell’aria, fino a giungere ad un sistema difensivo basato sulla Cittadella che confermava la stessa idea di città e la dimensionava verso un sistema di fortificazioni esterne e di densi casermaggi all’interno.
Quest’anno, con la firma di un protocollo d’intesa tra Comune, Agenzia del Demanio e Stato, tale complicato sistema tenderà a permanere nelle forme del costruito, ma a cambiare radicalmente negli usi di comunità. Basterebbe forse quest’episodio per segnare il passaggio d’era, ma vi sono altri fatti da ricordare ed enunciare in termini di impegno.
Intanto la stessa forma della città. Ieri difesa da imponenti bastioni, oggi, in ugual maniera, arroccata tra i due fiumi, allungata, quasi a dimostrare la chiusura alla permeabilità esterna; domani da intendersi più aperta, con uno sviluppo più naturale, ove i corsi d’acqua non appaiano come una costrizione, ma come un’opportunità di comunicazioni, di relazioni, di rapporti, insomma come l’identificazione dell’apertura e dell’attrazione di una città. Ciò prelude ad una forma diversa di Alessandria che solo una variante generale di Piano Regolatore può sancire, ove l’evoluzione concentrica del suo disegno sia solo il simbolo della nuova era.
Già abbiamo utilizzato i Programmi Territoriali Integrati come strumenti di programmazione dello sviluppo e delle destinazioni urbane. Potevamo soffermarci ad usare un utensile sinottico per quello che era, cioè una chiave progettuale da inoltrare all’Europa e fermarci lì. Invece abbiamo avuto il coraggio, già con questi strumenti, di anticipare la realizzazione della città nuova: il diverso posizionamento della logistica, tra i 10 hub per il trasporto ferroviario in Italia; la cittadella della Scienza e della Tecnologia con l’Università "Amedeo Avogadro" ed il Politecnico; la vocazione ad un rapporto con gli Atenei orientato alla ricerca applicata per il numeroso nugolo di PMI della nostra zona.
Ecco perché, tra le azioni immateriali che caratterizzano molto questa fase storica, non potevamo non considerare indispensabile la necessità di un Piano Strategico di Sviluppo. Un documento, certo, ma soprattutto un think-tank, ove le forze vive di Alessandria traccino la rotta per la direzione voluta. La certezza del disegno è presupposto essenziale per scatenare processi di speranza e fiducia verso la città, che inneschino a loro volta, la propensione agli investimenti verso un territorio – il nostro – che non dà segni di vivere alla giornata, ma che, invece, si è dato un serio percorso evolutivo. Infine, sempre sul piano supersimbolico, le politiche a favore della famiglia e quelle non meramente difensive di accoglienza verso i migranti.
Così le politiche per l’immigrazione non possono essere disgiunte da quelle culturali e la città della conoscenza sarebbe significativamente tarpata nelle sue ali e nel suo volo, se non accettasse il principio di “plurale” come suo elemento caratterizzante.
In questa dimensione culturale di enorme spessore - riconoscendo l’industria della cultura come reale motore dello sviluppo cittadino - si iscrive lo sforzo innovativo di partecipare da “pionieri” ai nuovi processi ordinamentali che l’Europa si sta ponendo nei confronti delle Città.
Essere tra i firmatari della “Covenant of Mayors” è certamente determinante sul versante ambientale, perché è il tema della decarbonizzazione della nostra aria ad essere centrale, ma è soprattutto importante perché ci trova tra gli innovatori di rapporti istituzionali, laddove la Commissione Europea decide finalmente – promuovendo un processo di button-up - di tenere rapporti non con Stati e Regioni, ma soprattutto con la città, vera protagonista di ogni evoluzione nel settore.
Ancora vi sarà un’ulteriore spinta al cambiamento d’era: il nuovo ospedale. O meglio, i primi passi formali per costruire in Alessandria una struttura moderna, capace di raccogliere il fabbisogno di sanità del nostro territorio, mantenendo da una parte le eccellenze e dall’altra la caratteristica di nosocomio importante a servizio di un territorio oltretutto importante. In questo quadro ci impegniamo a mantenere una evidenza irrimediabilmente avvinghiata alla nostra storia: una struttura autonoma pediatrica: l’Ospedaletto, che sarà contiguo, ma diverso come questa città ha voluto con le decisioni dei suoi padri, i suoi investimenti, i suoi sacrifici, le sue professionalità.
Forse manca ancora qualcosa, confusa nelle incipienti carte, ma chiara nell’idea che la sorregge: il secondo teatro stabile piemontese. Non solo un teatro regionale di produzione che integra l’ormai consolidata presenza del teatro di rappresentazione, ma un vero e proprio spazio scenico nazionale, con il riconoscimento dello Stato e con la possibilità di essere punto di riferimento e di raccolta delle tante strutture teatrali che impreziosiscono i centri zona della nostra provincia.
Mi pare questo il ruolo di un capoluogo. Non il becero richiamo nominalistico ad una mera espressione terminologica, ma l’esercizio di servizi avanzati da offrire ad una provincia che a volte ne è priva.
Capisco quanto sia difficile per alcuni comprenderlo. Capisco come appaia più facile cibarsi di campanilismi. Capisco, però, quanta fortuna ci sia voluta per giungere qui.
Ora non diamo un calcio distratto a tanta manna… almeno facciamo come quelli che, una volta avvertiti dai più lucidi, rispondono di essersene già accorti. E tu non sai mai se ti scherzano o veramente sia così come raccontano. Ancora una volta mediani, mesopotamici, grigi perché sospesi tra il nero e il bianco, nel titanico tentativo di superare la loro stessa natura di uomini della terra di mezzo…
Buon compleanno, Alessandria, auguri, ne hai bisogno

 

 

Piercarlo Fabbio
Sindaco di Alessandria

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria