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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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15/04/2008

Che cos'è la bontà? E chi dice che una cosa è buona?

Il Sindaco Fabbio porge il saluto alla premiazione del Livio Tempesta 2008, tra ricordi e qualche aspetto problematico

   

Che cos'è la bontà? E chi dice che una cosa è buona?

Saluto del Sindaco Piercarlo Fabbio alla 57° edizione del premio alla bontà "Livio Tempesta" - Teatro Comunale - Sala Ferrero - Sabato 12 aprile 2008

 

Discutere di bontà è un bel problema oggi, perché non è facile. Intanto la bontà non è un valore che è fermo nel tempo, che è sempre immutabile.
Si è buoni in modo diverso e in diverse epoche e quindi è difficile fermare la bontà come risultato di qualche sentimento. Sapete, le istituzioni hanno un dovere, cioè quello di individuare ciò che è buono da ciò che è cattivo. E sono istituzioni per questo. Il Comune, che rappresenta la comunità di tutti gli alessandrini, di tutti coloro che vivono all’interno di quei confini territoriali tracciati geopoliticamente, è l’entità che, insieme ad altre istituzioni, dovrebbe non tanto far rispettare le regole, ma avere la forza, il coraggio, il ruolo e l’autorevolezza di dire ciò che è buono e ciò che è cattivo.
È la questione delle cosiddette regole, ma è anche una problematica molto più importante di riconoscimento delle istituzioni, di fabbrica della indicazione del bene e del male.
Non è un concetto facile, lo capisco, per molti di voi, ma non è un concetto facile neppure per noi che tutti i giorni lo viviamo. Dobbiamo imporre o non imporre le regole, dobbiamo suggerire o non suggerire le regole, dobbiamo far sì che le regole siano dichiarate, ma controllare solamente che vengano in qualche modo eseguite? E quelle regole poi, che cosa sono? Sono le regole attraverso le quali le istituzioni dichiarano ciò che è buono da ciò che è cattivo. È un’operazione non immediata e che cambia ogni giorno, quello che abbiamo indicato come buono magari sei mesi fa non è più buono adesso. Certo, rimangono i valori e i sentimenti tradizionali: l’amore, la generosità, la solidarietà, la sussidiarietà, l’altruismo, l’umiltà.
Questi sono sentimenti che vengono normalmente indicati come buoni, ma il loro utilizzo condiziona molto la loro valutazione. E l’istituzione-Comune è proprio lì a cercare di far comprendere ciò che è buono e ciò che è cattivo. Attenzione, però, neppure il Comune ha un’autorità così grande per poter dare definizioni. Vive insieme agli altri, vive insieme ai propri concittadini, vive tra i cittadini, che sono prima di tutto persone, e quindi insieme a loro, di volta in volta, cambia per evitare di imporre qualcosa e per cercare di far sì che su quelle cose si ragioni, si cresca tutti assieme.
La bontà come fatto naturale,dunque, connaturato alla persona umana: una comunità è buona, se fa cose buone, se fa opere di solidarietà, se fa opere d’amore, se fa opere di generosità, se fa opere di umiltà, ma è buona anche se, per esempio, è ambiziosa, che è un sentimento che di solito non dovrebbe essere connesso all’iconografia della bontà.
Siamo qui insieme all’assessore alla Pubblica Istruzione, Teresa Curino, per portarvi il nostro saluto; non volevamo rendere ulteriormente problematica la vicenda, ma è per dirvi che non sempre le istituzioni hanno chiara l’idea del concetto di bontà.
Recuperare il discorso della bontà nelle scuole vuol dire recuperare quel sentimento riportato alla luce, dargli forma di valore e fare ragionare anche le istituzioni, anche le autorità su questo valore. Mi pare che è prima di tutto questo l’obiettivo di questo premio che quasi tutti i sindaci hanno scandito con la loro presenza. Il premio ha 57 anni e io mi ricordo le immagini dei primi cittadini che con la fascia (per questo mi sono messo la fascia, non sempre la utilizzo), negli anni 60, 70 e 80 aiutavano a consegnare i premi ai buoni allievi, ai buoni studenti, ai buoni ragazzi, alle buone persone di allora che hanno fatto più buona la nostra comunità.

 

 

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria