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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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06/04/2008

Dalla Benedicta la sublimazione della scelta a favore del Riscatto

Piercarlo Fabbio, sindaco di Alessandria e Presidente del Comitato Antifascista porta il saluto della città alle Celebrazioni del 64esimo anniversario dell'eccidio. Ma non è solo un saluto...

   

Dalla Benedicta la sublimazione della scelta a favore del Riscatto

Saluto di Piercarlo Fabbio, sindaco di Alessandria, alla Benedicta - Bosio, 6 aprile 2008

Oggi appare quasi un esercizio retorico il discutere di democrazia, il dibattere sulla libertà. L’uomo, soggetto di diritto, ha una propensione connaturata ad appropriarsi di sempre maggiori spazi di libertà. L’unico suo limite sta nel non invadere il campo della libertà altrui. Assistiamo, forse un poco disillusi, ad una nuova forma di egoismo di massa, quando vi sarebbe invece bisogno di reimmettere nei nostri sistemi sociali più solidarietà, più altruismo, più generosità. Eppure il percorso è questo, pare inarrestabile. Si è solamente disposti a cedere tozzi di libertà individuale in cambio di una sola speranza: quella di possederne di più. Domani.
La libertà e il suo prodotto per gestire le comunità – cioè la democrazia - sono dunque faglie mobilissime, ma oggi abbastanza stabili, forti, sentite come certe dalla maggioranza dei nostri connazionali.
Eppure esiste un percorso storico, che ogni tanto l’uomo sospende con l’innegabile sprezzo della sua stessa identità, a cui nella storia occorre guardare con maggiore intensità, pena il non comprendere le ragioni seguenti del suo diniego e del suo superamento. Uno di questi obnubilamenti, uno di questi nascondimenti è da ricercarsi nelle ragioni che reggono per un ventennio il fascismo al potere. Forse solo capendo questo, anziché cancellarlo, si riesce a carpire il senso della straordinaria azione dei partigiani, si può tentare di riconoscere i motivi di una guerra nella guerra, di un paese diviso in due, di italiani che decidono strade diverse, che si combattono aspramente con un odio che solo un conflitto biblicamente fratricida può scatenare.
E allora gli eccidi, le stragi, i supremi sacrifici ci potrebbero apparire singoli episodi di una guerra civile che libera libertà e democrazia, quasi staccati tra loro, figli di scelte altrettanto episodiche e superficiali.
Poi la storia si incarica di indicare i vincitori e i vinti: gli uni hanno ragione – o l’hanno avuta – gli altri subiranno le ragioni dei primi.
In questi anni il progressivo distacco dei testimoni del tempo dalle avversità del loro tempo ha fatto ritenere che ciò bastasse per ricollocare gli eventi in una dimensione più veritiera, forse più asettica, meno leggendaria. Non è stato così: l’antifascismo, immediatamente osannato, giustamente vincitore, è diventato una categoria politica, prima ancora che una categoria etica, come invece avrebbe potuto essere prima di ogni altra cosa, perché la scelta di tanti giovani era giusta non per le conclusioni vittoriose delle loro azioni, ma per i valori che la sottendevano e di cui oggi possiamo quasi discutere con il distacco del filosofo nella società della turbolenza.
Ed aderire ad una versione della storia, forzatamente dettata dai vincitori, è stato forse un limite, che coloro che si sono sacrificati, coloro che hanno deciso di rifiutare il richiamo delle istituzioni in allora vigenti, l’arruolamento nella Guardia Nazionale Repubblicana, probabilmente non volevano, perché consci di trasgredire in nome della libertà, consapevoli, in molti, di poter sconfiggere il nemico, ma sfidando la morte, coscienti – i più lucidi – che passare attraverso il sacrificio della loro stessa esistenza sarebbe stato necessario, indispensabile, obbligato.
Oggi, dunque possiamo vantarci dell’eredità che questo luogo, attraverso il ricordo di quegli eventi, ci lascia. Oggi possiamo aggiungere – come da tanti anni si fa – un significato sempre più profondo all’identità della nostra città, Alessandria, a nome di cui io parlo, ricordando il martirio della Brigata Autonoma Partigiana Alessandria e della Brigata Garibaldi Liguria. Oggi possiamo gloriarci di poter vivere la libertà e la democrazia, perché sorretti dal grande impulso che quei giovani, male armati, braccati dal rastrellamento, incalzati dalla superiorità numerica degli avversari, ci tramandano ancora, con le loro voci portate dal vento, con i loro sguardi scolpiti nella pietra, con i loro valori che non abbiamo neppure dovuto imparare, ma vivere, ampliare, semplicemente praticare, ogni giorno, come omaggio continuo alle loro scelte verso la parte del “Riscatto”.

 

 

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria