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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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24/03/2008

Bilancio 2008: una piccola tessera per un grande mosaico di città

Tra azioni immateriali e materiali, il sindaco Fabbio spiega il primo bilancio della sua Giunta e, sorpresa, scopre la città della conoscenza, seppellendo definitivamente la città fortezza

   

Bilancio 2008: una piccola tessera per un grande mosaico di città

Il Bilancio per l’esercizio 2008 segna, da una parte, l’inizio di un percorso, dall’altra l’inadeguatezza di uno strumento così limitato rispetto al tempo scoccato di una città.
Fossimo in un’età di stabilità, basterebbe aggiungere poche cose ad un percorso di ordinaria tranquillità. Penso però non sia così. Dobbiamo, tutti assieme, prendere coscienza di essere giunti ad uno snodo storico per la nostra città come forse non accadeva da secoli. E a situazione straordinaria appare estremamente inadeguato rispondere con strumenti che marcano l’ordinarietà... Forse sarebbe meglio dire che segnano il lento scorrere della stabilità. Li usiamo perché la legge ce lo impone, ma siamo convinti della loro attuale inadeguatezza, non certo, però, ne mettiamo in dubbio l’importanza. Ci accontentiamo di rimirare una tessera, molto piccola, di un grande mosaico, ma siamo altrettanto consapevoli che oggi alla città serve un grande affresco musivo di riferimento. Perché, in definitiva, siamo al cambio di era: dalla città fortezza alla città della conoscenza.
 

Per secoli, fin dalla sua nascita, Alessandria ha avuto questa funzione: l’arroccamento fra i due fiumi (anche se sarebbe meglio dire a cavallo del Tanaro con la protezione della Bormida), le munite mura, fino a giungere ad un sistema difensivo basato sulla Cittadella che confermava la stessa idea di città e la dimensionava verso un sistema di fortificazioni esterne e di densi casermaggi all’interno. Oggi, con la firma di un protocollo d’intesa tra Comune, Agenzia del Demanio e Stato, tale complicato sistema tenderà a permanere nelle forme del costruito, ma a cambiare radicalmente negli usi di comunità. Basterebbe forse quest’episodio per segnare il passaggio d’era, ma vi sono altri fatti da ricordare ed enunciare in termini di impegno.
Intanto la stessa forma della città. Oggi arroccata tra i due fiumi, allungata, quasi a dimostrare la chiusura alla permeabilità esterna; domani da intendersi più aperta, con uno sviluppo più naturale ove i fiumi non appaiano come una costrizione, ma come un’opportunità di comunicazioni, di relazioni, di rapporti, insomma come l’identificazione dell’apertura e dall’attuazione di una città. Ciò prelude ad una forma diversa di Alessandria che solo una variante generale di Piano Regolatore può sancire, ove l’evoluzione concentrica del suo disegno sia solo il simbolo della nuova era.
Già abbiamo utilizzato i Programmi Territoriali Integrati come strumenti di programmazione dello sviluppo e delle destinazioni urbane. Potevamo soffermarci ad usare uno strumento tecnico per quello che era, cioè una chiave progettuale da inoltrare all’Europa e fermarci lì. Invece abbiamo avuto il coraggio, già con questi strumenti, di anticipare la realizzazione della città nuova: il diverso posizionamento della logistica, tra i10 hub per il trasporto ferroviario in Italia; la cittadella della Scienza e della Tecnologia con l’Università "Amedeo Avogadro" ed il Politecnico; la vocazione ad un rapporto con gli Atenei orientato alla ricerca applicata per il numeroso nugolo di PMI della nostra zona.

 

Ecco perché, tra le azioni immateriali che caratterizzano molto questa fase storica, non potevamo non considerare indispensabile la necessità di un Piano Strategico di Sviluppo. Un documento, certo, ma soprattutto un think-tank, ove le forze vive di Alessandria tracciano la rotta per la direzione voluta. La certezza del disegno è presupposto essenziale per scatenare processi di speranza e fiducia verso la città, che inneschino a loro volta, la propensione agli investimenti verso un territorio – il nostro – che non dà segni di vivere alla giornata, ma che, invece, si è dato un serio percorso evolutivo. Infine, sempre sul piano supersimbolico, le politiche a favore della famiglia e quelle non meramente difensive di accoglienza verso i migranti. Orientare il sistema comunale verso la famiglia non significa individuare semplicemente un servizio, ma fornire una filosofia di riferimento che preveda questo nucleo essenziale della nostra società come reale patrimonio di comunità, capace di coniugare appieno il principio di sussidiarietà, se non addirittura di supplenza all’Ente Pubblico. Così, politiche di riduzione di costi dei servizi su base familiare si basano su un criterio essenziale: la composizione della stessa. Non è che un esempio delle tante cose che vi sono da fare su questo versante.

 

Così come le politiche per l’immigrazione non possono essere disgiunte da quelle culturali e la città della conoscenza sarebbe significativamente tarpata nelle sue ali e nel suo volo se non accettasse il principio di “plurale” come suo elemento caratterizzante. In questa dimensione culturale di enorme spessore - riconoscendo l’industria della cultura come reale motore dello sviluppo cittadino - si iscrive lo sforzo innovativo di partecipare da “pionieri” ai nuovi processi ordinamentali che l’Europa si sta ponendo nei confronti della Città.
Essere tra i firmatari della “Covenant of Mayors” è certamente determinante sul versante ambientale, perché è il tema della decarbonizzazione della nostra aria ad essere centrale, ma è soprattutto importante perché ci trova tra gli innovatori di rapporti istituzionali, laddove la Commissione Europea decide finalmente – promuovendo un processo di button-up - di tenere rapporti non con Stati e Regioni, ma soprattutto con la città, vera protagonista di ogni evoluzione nel settore.
 

Ed è di questi giorni l’ultima spinta al cambiamento d’era: il nuovo ospedale.
O meglio, i primi passi formali per costruire in Alessandria una struttura moderna, capace di raccogliere il fabbisogno di sanità del nostro territorio mantenendo da una parte le eccellenze e dall’altra la caratteristica di ospedale importante a servizio di un territorio oltretutto importante. In questo quadro ci impegniamo a mantenere una evidenza irrimediabilmente avvinghiata alla nostra storia: una struttura autonoma pediatrica: l’Ospedaletto, che sarà contiguo, ma diverso come questa città ha voluto con le sue decisioni, i suoi investimenti, i suoi sacrifici, le sue professionalità.
 

Forse manca ancora qualcosa, confusa nelle incipienti carte, ma chiara nell’idea che la sorregge: il secondo teatro stabile piemontese. Non solo un teatro regionale di produzione che integra l’ormai consolidata presenza del teatro di rappresentazione, ma un vero e proprio spazio scenico nazionale, con il riconoscimento dello Stato e con la possibilità di essere punto di riferimento e di raccolta delle tante strutture teatrali che impreziosiscono i centri zona della nostra provincia.
Mi pare questo il ruolo di un capoluogo.
Non il becero richiamo nominalistico ad una mera espressione terminologica, ma l’esercizio di servizi avanzati da offrire ad una provincia che a volte ne è priva.
 

Fin qui l’immateriale, che già ci impegnerà non poco, ma, per quanto riguarda la descrizione di quella tessera del grande mosaico prima citata, è giusto relazionarsi anche sulla sua dimensione, sul suo colore, sul suo contenuto.
Inciderei su questo tassello per prima cosa con la manutenzione straordinaria di strade, marciapiedi e arredi urbani. Da tempo sembra azione troppo umile da interessare gli amministratori. Quasi ci si dimentica che la pulizia, l’ordine, il decoro, la vivibilità di una città passano molte volte attraverso la piena realizzazione di programmi di manutenzione costanti, coordinati e rapportati correttamente alle esigenze del contesto urbano.
Se poi, per un certo periodo di tempo, i finanziamenti sulla manutenzione sono stati sacrificati ad altre priorità, mi pare veramente un atto di novità e di straordinarietà raddoppiare gli sforzi per recuperare il terreno perduto, ridare dignità ad un’azione amministrativa modesta fin che si vuole, ma che rappresenta la civiltà di una comunità e il rispetto per il decoro, per la pulizia, per il senso di proprietà pubblica delle cose che ogni giorno utilizziamo per la nostra esistenza urbana.
L’ambiente fa parte di questo disegno. Dopo il voto del Consiglio Comunale sul documento d’indirizzi per una città più pulita e gli impegni sulla decarbonizzazione di Alessandria, ora occorre mettere in campo quelle azioni che consentano di migliorare l’aria in città. Quest’anno appare come uno sforzo di non poco conto lavare con costanza e metodo le strade, realizzare le zone 20 o 30 di corso Acqui e via Dante, mettere le basi per la costituzione di una logistic city che consenta l’inserimento pulito delle merci nell’area urbana. Sono solo alcune delle questioni, anche se molto dovrà essere fatto sul terreno della conoscenza dei fenomeni inquinanti, perché troppo è oggi lasciato al caso, alla buona volontà, alla vulgata ambientalista, alle discussioni in cui vi è tutto e il suo contrario, come ad esempio sull’uso delle biciclette – da incrementare non solo con la costruzione di nuove piste ciclabili (in programma) – ove si registrano pareri troppo contrastanti tra coloro che ne sostengono l’utilizzo e coloro che preferiscono consigliarne l’accantonamento specie in periodi di forte presenza di particolato.
Ecco, aumentare la conoscenza è basilare, con una considerazione, però, che la scienza, per sua stessa definizione, è incline al dubbio e non alle certezze. Non penso che Alessandria abbia però bisogno di altre parole, quanto di azioni, anche sperimentali, anche da monitorare, anche da valutare assieme per verificarne la validità basata su un rapporto stretto tra miglioramento ambientale e costo per raggiungerlo.
 

Il 2008 sarà anche l’anno in cui l’indirizzo dell’Amministrazione in termini di rifiuti urbani cambierà, dalla raccolta al trattamento. Le parole più nette sono due: rifiuto come risorsa per la produzione energetica e tecnologia. I principi che contengono si applicheranno alla raccolta differenziata ad assetto variabile in città e nei sobborghi e a sperimentazioni più intense negli impianti di Castelceriolo per poter produrre energia da fonti rinnovabili. Ma abbiamo impegni, insieme ai Comuni limitrofi, per evitare che i rifiuti non trovino collocazione: prima di tutto quello della nuova discarica consortile, che sta muovendo proprio in questi mesi, i suoi primi passi.
 

Sempre sul versante delle questioni materiali rimando al piano degli investimenti e segnatamente all’elenco delle opere pubbliche in esso contenuto. Lo sforzo è visibile e investe aspetti della vita cittadina da non considerarsi marginali, come, ad esempio il rifacimento della pavimentazione di corso Roma o dell’arredo di via Dante oppure la passerella ciclopedonale del cavalcaferrovia di viale Brigata Ravenna o, ancora, la ristrutturazione di via XX Settembre, tanto per citare alcuni aspetti che saranno meglio descritti oltre. Mentre sarà presentato il progetto del parcheggio sotterraneo di piazza della Libertà e la sua sistemazione di superficie, nel rispetto delle preesistenze abbattute, delle dimensioni, del costruito e della contaminazione architettonica presente in affaccio, della possibilità di vivere la piazza non come una landa scoperta e desolata, ma come vero luogo di una socialità attiva e culturalmente operosa.
Ma anche aspetti di organizzazione, come il progressivo trasferimento nell’opificio ex Guala di alcuni servizi comunali, alla ricerca di una nuova dimensione di Municipio, non solo più abbarbicato al vecchio – e da ristrutturare – Palazzo Rosso, ma collegato ad un’idea in cui nella casa comunale sono preferibilmente collocati gli sportelli di front office e le funzioni di rappresentanza politica, mentre al Municipio 2 vengono insediati i servizi di back office, gli archivi, le officine, i magazzeni.
 

Basti solo interconnettere queste considerazioni con investimenti da incanalare verso il centro inteso come marchio di una città, come suo cuore, prima ancora che come nucleo commerciale naturale. Il Piano di Qualificazione Urbana al quale concorriamo è la dimostrazione palese di questa volontà. Ma dobbiamo fare uno sforzo: non intendere il centro come elemento di chiusura, ma come porta aperta verso l’esterno, non solo per coloro che ne vengono attratti, ma per coloro che, dal centro, possono essere aiutati a scoprire i tesori della città. Dal centro verso la Cittadella si deve snodare un percorso tra l’ideale e il materiale che ricolleghi le due città ritrovate. Quest’anno saranno gli eventi – uno su tutti collegato a Torino Capitale mondiale del Design – a fare da guida verso questo cammino di riapertura ad ambiti ben più vasti che oggi Alessandria può offrire.
Infine la questione della sicurezza intesa in senso vasto: da quella verso la microcriminalità a quella nei confronti delle calamità naturali, protezione dalle esondazioni in testa. Anche in questo caso stiamo mettendo in pratica il lungimirante documento adottato dal Consiglio Comunale, che oggi ha alcuni percorsi operativamente immediati: l’installazioni di telecamere, del loro centro di controllo, di maggiore illuminazione; insieme con il potenziamento del corpo di Polizia Municipale e della rete di collaborazione con coloro che volontaristicamente possono fornire sicurezza sussidiaria.
Il Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale sarà pronto nei primi mesi della Primavera e con questo ci ricollochiamo in quella sfera di interconnessione tra le azioni immateriali e quelle materiali che contraddistinguerà questo mandato e, non poteva che riverberarsi sulla piccola tessera di mosaico che volevamo preventivamente descrivere.

 

 

Piercarlo Fabbio

sindaco di Alessandria

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria