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Domenica 19 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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06/01/2007

Inizio 2007: 25 miliardi in più per il Governo. Ora è un problema democratico!

Don Chisciotte. Parlamento col silenziatore, colpi di voto di fiducia al Senato, occupazione totale delle istituzioni senza contrappesi. Questa la situazione. Che si farà?

   

Inizio 2007: 25 miliardi in più per il Governo. Ora è un problema democratico!

Con il tradizionale discorso del Presidente si è chiuso il 2006 ed aperto il nuovo anno all’insegna dell’incertezza.
Toni equilibrati nelle parole di Napolitano tra le quali, scontato l’appello alla ripresa di una più incisiva partecipazione politica, spicca il ricorrente richiamo al superamento delle contrapposizioni frontali e alla ricerca di punti di convergenza sulle questioni essenziali. Interessante il richiamo al tema delle autonomie locali e alla compiuta realizzazione delle competenze regionali e territoriali. Richiamo immediatamente colto da Bossi e dalla Lega e dal Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che ha potuto così rilanciare la sua proposta di federalismo solidale in applicazione integrale del nuovo Titolo V della Costituzione in cui si prefigura, tra l’altro, un processo del federalismo a geometria variabile, come a dire, avanti chi è in grado di proporre soluzioni positive e sostenibili.
Gira e rigira siamo ancora alle solite: costruzione del partito democratico quale conclusione possibile dell’Unione da un lato e del partito della Libertà o dei moderati, secondo le diverse vulgate, sul fronte del centro destra. E, intanto, si riaffacciano vecchi e nuovi personaggi che annunciano la costituzione della Federazione dei democratici cristiani.
Quanto al Partito Democratico, continua il gioco della cavalletta tra Margherita e DS. Da un lato Rutelli si piega alla tattica parisiana e dei prodiani accettando la ricomposizione di una mozione unitaria al prossimo congresso che, almeno così hanno concordato, dovrebbe essere l’ultimo della Margherita che si dichiara pronta a costituire il Partito Democratico. Insomma i centristi dell’Unione sarebbero pronti al grande salto e si decidessero quei perditempo dei diessini, divisi come sono tra fassiniani, dalemiani, veltroniani e correnti di sinistra di varia natura e specie.
Se i primi dichiarano che mai entreranno nelle file del Partito socialista europeo, pronti solo ad un’eventuale collaborazione, i diessini dichiarano irrinunciabile la loro permanenza nell’Internazionale socialista e nelle file del Partito socialista europeo cui, grazie al povero Craxi, auspice l’ingenuo De Michelis, felicemente approdarono agli inizi degli anni ‘90.
Insomma anche a sinistra , come sul fronte opposto, è aperto il tema della leadership del nuovo partito, mentre sono in sofferenza quelle attuali dei due contraenti: Rutelli, chiamato in causa nella vicenda dell’emendamento Fuda alla finanziaria e Fassino sempre più contestato dai suoi. Sono tre le mozioni che si presenteranno al prossimo IV Congresso dei DS (ma sarà proprio il penultimo come previsto?): quella di Fassino, quella dell’On Mussi (“A sinistra per il socialismo europeo”) e quella sottoscritta dal dalemiano di ferro Peppino Caldarola, che fa appello allo “svecchiamento” del vertice, in linea con la provocatoria tesi di D’Alema secondo cui la leadership del futuro partito democratico apparterrà ad un’altra generazione politica….
Mentre si annuncia la battaglia precongressuale con Mussi preoccupato di “possibili campagne staliniste sulla scissione”, i riformisti diessini perdono uno dei loro più qualificati esponenti, con l’uscita dal partito dell’On Nicola Rossi.
E, intanto, Prodi non resta fermo a guardare. Sornione, lemme lemme, tesse la sua tela e, con il fedele Padoa Schioppa, contro tutto e contro tutti, sfidando l’intelligenza degli italiani, offre continue docce scozzesi sulla verità dei conti pubblici. Prima annunciando un disastro ereditato che necessitava di una finanziaria di guerra, di oltre 40 miliardi di euro, per poi scoprire il boom delle entrate fiscali che solo un deficiente attribuirebbe al potere draculiano del ministro Visco; quindi, acquisendo in cassa, oltre 25 miliardi € su cui si determinerà il nuovo equilibrio di potere interno al governo e tra le diverse opzioni di politica economica a livello nazionale. E qui, lor signori, quelli dei poteri forti in evidente affanno, stanno valutando il che fare di fronte alle manovre ambigue della corazzata prodiana targata Goldman Sachs, tutti impegnati, come sono, nel risiko per il controllo delle assicurazioni Generali, pass partout indispensabile per garantirsi la definitiva egemonia economico finanziaria del Paese.
Sta proprio in quei 25 miliardi di euro che si ritrova in più in cassa il Governo che si gioca la stessa tenuta democratica del sistema. Messo a dura prova da un’occupazione totale delle istituzioni senza contrappesi, con un Parlamento ridotto al silenziatore e alle decisioni a colpi di fiducia che al Senato passano con il voto sempre determinante dei senatori a vita, un governo che possa liberamente e discrezionalmente disporre di quella bella fetta di torta costituisce oggi un fatto unico della storia repubblicana italiana. Veramente c’è da sperare nelle contraddizioni interne che già si annunciano, come nel caso Di Pietro, Verdi e Mastella, oppure in quel richiamo berlusconiano alla storia della rivoluzione americana. Attenzione alla rivolta dei produttori, specie quelli del nord, e alla minaccia di sciopero fiscale ricordando i rivoltosi di Boston e il loro motto:” no taxation without representation”(no tasse in assenza di rappresentanza).
Anche sul fronte del centro-destra le cose non sembrano volgere al meglio. Fissa la barra berlusconiana verso il partito della Libertà, con l’adesione di Fini e AN (unica voce stonata, quella di Storace), la Lega sembra optare più per una federazione in cui mantenere un grado elevato di autonomia, mentre l’UDC è sempre più orientata a differenziarsi e, a rischio della rottura, non è indifferente al richiamo della foresta democristiana lanciato dai costituenti della nuova federazione dei democratici cristiani, che puntano a liste autonome per le prossime europee.
Sono tutti concordi nel rifiutare commistioni con le sinistre a livello europeo e a rivendicare un bipolarismo mite con l’esclusione delle estreme.
È ovvio che la cartina di tornasole è e sarà il sistema elettorale che alla fine verrà adottato o dal Parlamento o come esito obbligato del Referendum in corso d’opera.
A occhio e croce, se non capitano fatti nuovi dentro l’Unione, Prodi, ancora una volta, sopravviverà, più per assenza di alternative pronte che per propria forza, anche se, con la disponibilità di cassa che si ritrova e gli ampi margini di manovra, questa non va sottovalutata. Ai moderati il compito di facilitare il processo di ricomposizione verso la sezione italiana del Partito Popolare. Un obiettivo rispetto al quale Casini e company non possono prescindere da un fatto oggettivo incontrovertibile: FI nel PPE ci sta e, anzi ne rappresenta la componente italiana più consistente. Certo anche in FI si dovrà cominciare a prendere atto che, al di là della leadership oggi indiscussa del Cavaliere, o si cambiano metodi e regole di comportamento nella vita interna di partito che, di fatto, non esiste, o affidarsi al solo, seppur decisivo, potere carismatico di Berlusconi, sarebbe alla fine una linea perdente. Certo il movimento avviato con i circoli della libertà da Dell’Utri e Baget Bozzo è un fatto nuovo e positivo, ma serve ben altro per garantire respiro democratico ad un partito che soffre l’afasia del dibattito e del confronto e in cui, spesso, come accade nel Veneto, componenti essenziali della tradizione popolare cattolica, sono a malapena sopportate o, peggio, emarginate e rese subalterne da alcuni personaggi che si sono abituati ai vantaggi del potere senza alternative. Con le prossime elezioni amministrative di primavera, tuttavia, molte cose si chiariranno e non solo a livello degli enti locali interessati…

 

 

don Chisciotte

 

dalla Mancha, 4 Gennaio 2007

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria