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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

Ricerca avanzata

19/01/2006

Riforma dell'Università... l'importante è parlarne male!

Giuseppe Bianchini interviene sulla riforma Moratti, perché troppe voci interessate conducono critiche senza quartiere e senza costrutto.

   

Riforma dell'Università... l'importante è parlarne male!

Ovunque si riscontrino principi attivi validi si avviano le sperimentazioni. Nella scuola, invece, no, perché si deve essere conservatori.
Ci si ripeteva, un tempo, che la bontà di un'idea si verifica dalla sua attuazione. Ma anche questo non vale più, perché la riforma della Scuola avviata dal Ministro Moratti non deve decollare, nonostante la straordinaria attenzione allo sbocco occupazionale, aspettativa e frustrazione di ogni generazione.
Per stroncarla, le si attribuisce d'impeto un termine di vigenza ottocentesca, cioè "classista". E questo termine riemerge ogni qual volta la Casa delle Libertà propugna innovazioni, dopo aver guardato oltre gli orizzonti nazionali per attingere ad esperienze consolidate.
Per rispondere a Tempi Moderni - associazione che opera in area universitaria e che liquida graziosamente in toto la riforma del Ministro Moratti oltre che con l'affezionato termine classista, anche con le espressioni Università-Azienda e università fonte di disuguaglianze e di precarietà - dobbiamo dire a voce chiara lo sconcerto che proviamo nel sentire certa musica anche in questo millennio, caratterizzato, com'è notorio, da espansione mentale ragguardevole.
"Classista" evoca la lotta di classe e l'odio sociale connesso, l'assalto alla Bastiglia ed al Palazzo d'Inverno dello Zar ed illude con la rivoluzione che si traduce, purtroppo, in semplice scambio coatto dei posti in piedi con quelli a sedere.
La riforma del Governo Berlusconi pone le basi perché i piccoli non solo possano sognare ma possano realmente diventare grandi nella società, con una preparazione mirata alla professione del domani.
Scontato che nessun governo, tanto meno l'attuale, ha aspirazioni suicide, segno di intelligenza politica, doverosa sarebbe, in primo luogo, la compiuta informazione sulla riforma Moratti in generale e, secondariamente, una analisi comparativa con il passato dell'Università Italiana ed il presente delle Università Straniere.
Facendolo, non sarebbe faticoso riscontrare che è stata assecondata, innanzitutto nelle Università, la comune aspirazione alla trasparenza dei concorsi, reintroducendo il concorso a livello nazionale e la graduatoria di idoneità nazionale, riportando serietà e trasparenza nel reclutamento dei docenti universitari e dei ricercatori universitari ed evitando il ripetersi di fenomeni di localismo, di clientelismo e di baronie. A tutto beneficio degli studenti, che avranno una preparazione più qualificata, essendo prevista, per i posti di professore ordinario od associato, la chiamata diretta di studiosi stranieri od Italiani impegnati all'estero (cioè i famosi "cervelli" fuggiti dall'Italia), che abbiano conseguito all'estero una idoneità accademica di pari livello. E sempre riguardo agli studenti, è stata loro restituita dignità di protagonisti, perché non avranno più bisogno di occupare le università, issandovi vessilli di partiti o di ideologie defunte, per poter dire come la pensano sul funzionamento degli atenei ed in particolare nel rapporto con i professori, in quanto lo potranno esprimere liberamente attraverso appositi questionari.
Per i ricercatori universitari, poi, che da molto tempo lavorano nell'università e non hanno avuto adeguate opportunità per l'accesso alla docenza è previsto il graduale passaggio nella fascia degli associati, una volta superato il giudizio selettivo di idoneità nazionale. I non idonei, a qualsiasi titolo, otterranno il titolo di professore aggregato.
Viene, quindi, introdotta la figura di ricercatore a tempo determinato, propedeutica alla docenza universitaria ed al soddisfacimento delle esigenze del sistema produttivo e degli enti di ricerca. Ed, infine, un dato inoppugnabile che attesta come il governo sia sensibile al problema del precariato in generale: ben 130 mila professori precari, grazie proprio alla tanta biasimata riforma sono stati stabilizzati, cioè non sono più precari. Concludendo, pur nella sommarietà dovuta a spazi divulgativi ridotti, non si può fare a meno di sottolineare la ruvida e negativa presentazione dei reali contenuti della Riforma Moratti da parte dell'opposizione governativa, quasi sia atto dovuto non riconoscere la positività delle innovazioni introdotte nell'interesse di chi vuole studiare ed utilizzare i sacrifici profusi nello studio per un lavoro adeguato e soddisfacente.
 

Giuseppe Bianchini

coordinatore organizzativo FI

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria