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Giovedì 16 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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24/09/2012

Vent'anni dopo

Oggi più che alla fine della politica si assiste alla crisi di classi dirigenti di basso profilo, non solo politico-culturale, ma anche morale ed esistenziale. Allora...

   

Vent'anni dopo

1992-2012: sono passati vent’anni e, come direbbe Bartali, ora: “gli è tutto sbagliato gli è tutto da rifare”.

Con “Mani pulite” si distrusse un’intera classe dirigente, quella che aveva guidato l’Italia della Prima Repubblica; con gli scandali Penati, Belsito, Lusi, Fiorito, e quelli che hanno colpito molte regioni italiane, dalla Lombardia all’Emilia, dalla Puglia alla Sicilia, appare in tutta evidenza il fallimento dei partiti della Seconda Repubblica.

Non è, dunque, un caso se viviamo nelle condizioni di una democrazia sospesa, di un finto presidenzialismo che, se non è incostituzionale, è sicuramente al di là dei limiti dei poteri e delle prerogative indicate dalla Costituzione. E non è, dunque, un caso che si sia giunti al governo tecnico del prof. Monti, incaricato con laticlavio preassegnato a porre rimedio in una situazione di assoluta emergenza e non solo di natura economico-finanziaria.

La realtà è drammaticamente sotto gli occhi di tutti. Con una classe dirigente fatta di uomini indegni. come quelli sunnominati e un sistema organizzativo istituzionale, come quello degenerato delle regioni e nei e dei partiti, non è un caso che un comico come Grillo e un giovane rampante come Matteo Renzi, finiscano col rappresentare l’antipolitica l’uno, malattia latente e persistente del costume italiano, e il nuovismo populista di un “enfant dalle belle speranze”.

In realtà è la fine di ogni cultura politica che sta alla base del fallimento della seconda repubblica, soprattutto di quelle culture che, nate alla fine del XIX secolo hanno attraversato con maggiori o minori fortune tutto il XX, non hanno avuto la capacità di aggiornarsi nella nuova situazione glocale in cui è inserita l’Italia e l’Europa nel mondo.

Con la crisi di quelle culture politiche e l’avanzata di una classe dirigente di basso profilo, non solo politico e culturale, ma anche morale ed esistenziale, con l’arricchimento personale quale fine pressoché esclusivo dei nuovi addetti, in prevalenza accoliti e turiferai senza passione civile, i casi come quelli accaduti nella Lega, nel PD, nella Margherita e nel Pdl non potevano che succedere. E sono successi e chissà quanti altri non si sono scoperti e rimarranno impuniti.

Ora si tratta, però, di cambiare pagina prima che la democrazia sia travolta dalla rivolta popolare che potrebbe non limitarsi a tradursi nel solo voto.

Una miscela esplosiva determinata da una crisi economico finanziaria e nella stessa condizione di vita di molte famiglie italiane, accompagnata da una crisi politica, culturale e morale come quella evidenziata dagli abissi di in cui sono cadute regioni come quelle del Lazio e della Sicilia, può provocare una ribellione sociale prima ancora che politica ed elettorale di ardua se non impossibile governabilità.

E non saranno né i Grillo o i Montezemolo, né il giovane Renzi, anomalia indigesta nel suo partito o il trattorista di Montenero di Bisaccia, le soluzioni del triste caso italiano.

Senza una forte discontinuità politica e istituzionale l’Italia non si salverà e senza una ricostruzione delle culture politiche all’altezza dei fenomeni nuovi della globalizzazione la stessa democrazia, sintesi equilibrata dei rapporti di forza tra politica, economia e finanza, fondata sul consenso popolare, rischia di diventare una parola vuota e priva di ogni significato reale.

Ecco perché, forti di una speranza senza limiti, volonterosi di interpretare nella città dell’uomo le indicazioni pastorali della dottrina sociale cristiana declinate dalla Caritas in veritate (2009) , stella polare per laici e cattolici di buona volontà nel tempo della globalizzazione, appena intravisto da Paolo VI con la Populorum Progressio (1967) e lucidamente analizzato a distanza di quarantadue anni da Papa Benedetto XVI , ci siamo impegnati per rilanciare l’idea di un partito di cattolici e laici di ispirazione democratico cristiana e far riprendere il cammino con nuove forme organizzative ad una nuova generazione dirigente all’altezza dei compiti immani che la situazione reclama.

Tra poche settimane celebreremo a Roma il XIX Congresso della Democrazia Cristiana italiana e decideremo se e come riprendere l’iniziativa politica, con l’offerta di una proposta politico programmatica in grado di offrire una nuova speranza all’Italia.

Prima rilegittimeremo gli organi dirigenti, dando concreta attuazione alle conclusioni irrevocabili della sentenza della Cassazione che ha dichiarato non essere mai stata sciolta giuridicamente la DC e poi apriremo una grande campagna di informazione e di partecipazione politica nel Paese, con porte spalancate alle nuove generazioni con le quali intendiamo costruire insieme il programma per la nuova Italia che vogliamo concorrere a costruire nel segno della migliore tradizione del Partito Popolare Europeo.

 

Ettore Bonalberti
Direzione nazionale DC

 

Venezia 22 Settembre, 2012

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria