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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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22/05/2011

Quei ragazzi della Puerta del Sol

Una rivolta cibernetica squassa Madrid. Sono i giovani dell'Erasmus, figli dell'Europa e consapevoli oggi della crescita troppo lenta del vecchio continente. E se la Spagna piange, l'Italia non ride. Un articolo di Ettore Bonalberti

   

Quei ragazzi della Puerta del Sol

Ciò che accade a Madrid con i giovani del movimento 15 Maggio accampati alla Puerta del Sol, silenziosi e con le braccia alzate in segno di protesta contro una situazione insostenibile per mancanza di occupazione e di prospettive per il futuro, sta innescando processi imitativi in varie altre capitali europee.
I ragazzi dell’Erasmus, quelli che, puntando a diventare “ cittadini europei e del mondo” stanno sperimentando sulla loro pelle gli effetti di una globalizzazione e della bassa crescita della vecchia Europa che non concede più a loro la speranza, rappresentano la punta di un iceberg che potrebbero emergere minaccioso in tutto il vecchio continente.
Scatta, infatti, la rabbia e la frustrazione contro i governi, la politica, i partiti, mentre un moto di solidarietà intergenerazionale e interclassista, spinge sulla piazza madrilena, pensionati, disoccupati, intere famiglie con l’adesione convinta di artigiani, commercianti e ristoratori.
E’ un movimento spontaneo che, come quello partito con la “rivolta dei gelsomini” in Tunisia, è alimentato dalla rete informatica. Se sulla costa meridionale del Mediterraneo una gioventù povera, affamata e senza speranza ha innalzato la bandiera della protesta per richiedere democrazia e diritto di voto, quelli del 15 Maggio pretendono un diritto di cittadinanza effettivo, ben al di là del pur sacrosanto diritto di voto. Una società più giusta, dove non debbano più sussistere le sperequazioni scandalose tra i redditi dei politici e quelli della gente comune e, soprattutto, nella quale sia garantito quel “pane e lavoro” che era il traguardo dei nostri padri in Italia, all’indomani della seconda Guerra mondiale.
Ciò che accade a Madrid è il segnale del fallimento dell’Europa e la fine del sogno con cui si era accompagnata la politica dell’avvento della moneta unica.
Sull’altare dell’euro si erano innalzati peana gloriosi che promettevano riduzione dei prezzi, aumento dell’occupazione, libertà di circolazione delle persone e dei capitali. Insomma “ il sol dell’avvenire”. E, invece, il risveglio in un’Europa unità a scartamento ridotto sul piano monetario, e sempre più inesistente su quello politico istituzionale, mostra all’ultima generazione dei ventenni, il volto di una matrigna egoista incapace di fornire loro motivi di speranza .
Attenzione, perché se Madrid piange anche Roma e in Italia la situazione non è molto diversa per quanto attiene alla situazione giovanile.
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a dicembre del 2010 è salito al 29% dal 28,9% di novembre, segnando così un nuovo record, si tratta, infatti, del livello più alto dall’inizio delle serie storiche mensili, ovvero dal gennaio del 2004. Lo comunica l’Istat in base a dati destagionalizzati e a stime provvisorie. Il tasso di occupazione, pari al 57 per cento, risulta stabile rispetto a novembre e in riduzione di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Situazione allarmante nelle regioni del Mezzogiorno, dove il tasso di disoccupazione sfiora il 40% con una crescita di 3,9 punti sullo stesso periodo del 2009 mentre nel primo trimestre aveva superato il 40%.
Quando un’intera generazione per quasi un terzo è priva di prospettive e in alcune parti del Sud sfiora il 40%, vuol dire che sono già presenti i germi di una possibile rivolta sociale.
E non è un caso se, anche nelle ultime elezioni amministrative, accanto alla quota del 30 % di astenuti, si siano affermate le posizioni più estreme della sinistra o quelle del giustizialismo qualunquista, al Nord come a Napoli.
Con un ceto medio che, prima dell’avvento dell’euro, con tre milioni di lire al mese poteva considerarsi benestante, con quello sciagurato tasso di cambio a suo tempo accettato dal duo Prodi-Ciampi, e la conseguente applicazione prendo 1 pago 2 del sistema economico italiano, ora con l’equivalente di 1.500 euro al mese, è ridotto alla condizione di povertà.
Un cambiamento della qualità di vita disastroso che, quando le riserve del risparmio faticosamente accumulato nel tempo vanno esaurendosi, può innescare processi di frustrazione e di rabbia collettivi difficilmente contenibili dalla mediazione politica, sociale e culturale.
E non è un caso che la Lega, da partito di lotta divenuto partito di governo, nella marca trevigiana debba ricorrere all’espediente di una lista “Razza Piave” per mantenere quel 10-12 % che, diversamente, sarebbe finito nell’astensione o peggio nel voto qualunquistico dei guitti e dei comici grillini.
E’ una situazione grave e, questa volta, assai seria, che reclama da parte di tutte le forze politiche il massimo d’attenzione.


 

Ettore Bonalberti
Presidente Associazione “ Liberi e Forti”

Venezia, 21 Maggio 2011

 

 

 

 

 

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