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Domenica 19 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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25/05/2004

Magistrati:
tra indipendenza e sciopero

Si scatena dal 25 maggio l'offensiva a tutto campo contro il governo, per assicurare l'indipendenza della Magistratura dal potere politico. È tutto oro quello che luccica?

   

Ormai non ci si accontenta più di "resistere, resistere, resistere" sulla linea del Piave ma, varcato il fiume, si scatena dal 25 maggio l'offensiva a tutto campo contro il governo, per assicurare, così asserisce l'Associazione Nazionale Magistrati, l'indipendenza della Magistratura dal potere politico. La parola indipendenza è una idea fascinosa. Però, se il Magistrato che usa questo termine fa, poi, scioperi e minacce continue di sciopero al Governo Berlusconi (ma solo a questo, perché al triplice governo dell'Ulivo, Prodi, D'Alema e Amato non si doveva dare fastidio), allora fa politica non proprio occulta contro il Governo pur essendo un Funzionario dello Stato preposto ad applicare le leggi. A meno che i dirigenti dell'Associazione Nazionale Magistrati, per conto degli associati, non intendano rivendicare, a nostro avviso indebitamente, i diritti dei Parlamentari già Magistrati od in aspettativa parlamentare, parlando liberamente come loro e tentando - più fortunati dei togati parlamentari - di bloccare l'approvazione delle leggi non con un voto contrario. Un potere a loro non concesso, ma che il cui surrogato può essere lo sciopero minacciato od attuato. Quest'ultimo un effetto lo produce: nell'elettorato potrebbe riprendere a radicarsi il convincimento che la fedina penale pulita sia esclusiva prerogativa dei Magistrati. E non, per esempio, anche del Presidente Berlusconi o degli uomini e delle donne della sua maggioranza. Se, poi, i Magistrati riescono a far intendere (sotto elezioni, esattamente 19 giorni prima del voto) che la giustizia non può avere il suo corso ordinario per colpa del Governo che non assicura mezzi e uomini per il funzionamento dell'attività penale e che, soprattutto, condiziona i Giudici (perché questo è il messaggi o che recepi sce la gente quando i Magistrati accusano il Governo di attentare all'indipendenza), a quel punto i Magistrati fanno politica attiva non consentita né dalle leggi né dalla comune intelligenza, riproponendo un cruccio dei tempi di Tangentopoli: come sarebbe possibile un giudizio sereno sul cittadino che, impegnato in politica, fosse di "colore politico diverso" rispetto al colore politico p rivilegiato dal Magistrato di circostanza? Sia ben chiaro, il Magistrato vota ed ha diritto di votare segretamente Parlamento ed Istituzioni varie, come il più umile cittadino, ma una volta uscito dalla cabina elettorale deve rescindere i rapporti con il partito che ha votato, perché si vota solo quando si ha la scheda elettorale tra le mani. Se, invece, il Magistrato, richiamandosi al "diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero", ritenesse di dover privilegiare pubblicamente gli orientamenti legislativi della opposizione governativa attuale, "votando, in sostanza, al di fuori della cabina elettorale" e supportando le sue richieste con lo sciopero minacciato od attuato, allora come si potrebbe elidere il dubbio che lo sciopero sia finalizzato a negare un'altra più elevata espressione di libertà di decisione, quale quella dei parlamentari, eletti dal popolo, che dovrebbero rimangiarsi sempre ciò che non è gradito ai Magistrati? Tutti vorremmo avere sempre l'ultima parola, ma i ruoli sono ruoli e quindi al Parlamento Italiano la prerogativa di formare le leggi ed ai Magistrati applicarle. Non solo agli altri, ma anche a se stessi. E siccome i Magistrati si distinguono, per funzioni, in giudici e pubblici ministeri, possiamo almeno sperare che "i Giudici soggetti soltanto alla legge" (articolo 101 della Costituzione) questi scioperi non li facciano? Se poi, per curiosità, sfogliamo la Costituzione non troviamo articoli che prevedano la possibilità, per i Magistrati, di far sciopero contro una legge in gestazione parlamentare, in quanto la Costituzione Italiana tratta il diritto di sciopero nel Titolo III (Rapporti economici) e non nel Titolo IV, quello che riguarda "La Magistratura". Nello sbigottimento, ci poniamo una domanda, che altri magari riterranno pleonastica: ciò che non è scritto nella Costituzione, come lo sciopero dei Magistrati contro una norma in discussione (putacaso quella dell'avanzamento in carriera per merito e non solo per anzianità), è costituzionale od incostituzionale? Attendiamo di capirci qualcosa. Giuseppe Bianchini (dirigente organizzativo FI Alessandria - Candidato Consiglio Provinciale Collegio Alessandria IV "Insieme per la provincia")

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria