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Venerdì 17 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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02/02/2010

Dallo tsunami finanziario alla disoccupazione

Don Chisciotte commenta le conseguenze della crisi economica e ancora una volta individua una speranza nei contenuti della dottrina sociale della Chiesa

   

Dallo tsunami finanziario alla disoccupazione

Lo tsunami finanziario scoppiato alla fine del 2008, com’era previsto, comincia a produrre tutti i suoi effetti negativi sul piano economico sociale con intensità diverse a livello planetario.

Sono soprattutto le economie dei Paesi occidentali le più colpite, anche se conseguenze devastanti si sono determinate in molti Paesi del cosiddetto Terzo e Quarto Mondo.

Un capitalismo finanziario incontrollato e incontrollabile ha causato alle economie reali dei paesi più industrializzati danni irreparabili, mentre il nuovo quadro delle economie di scala a livello planetario mostra le nuove realtà di Cina, India, Corea del Sud, Brasile e Indonesia, come i nuovi campioni destinati a modificare profondamente la stessa divisione del lavoro e dei profitti a livello internazionale.

All’ALCOA, Termini Imerese, Pomigliano d’Arco, ma anche a Mirafiori e in molte altre realtà della fascia pedemontana padana, si tocca sulla pelle dei lavoratori il dramma di una disoccupazione oltre la soglia dell’8-9 %, uno o due punti sotto la media della disoccupazione europea, ma, in ogni caso che colpisce già oltre due milioni di lavoratori.

Sono sei o sette milioni di italiani colpiti direttamente da questa nuova drammatica situazione, alla quale il governo è riuscito sino ad ora a porre qualche rimedio con gli ammortizzatori sociali e con una politica finanziaria e fiscale di grande accortezza ed equilibrio sotto la regia del ministro Tremonti.

Non basta più la tradizionale protesta sindacale, con organizzazioni peraltro colpite da un grave fenomeno di precaria rappresentanza, come sta indicando ciò che accade all’interno della CGIL alla vigilia del prossimo congresso nazionale.

Cambiata profondamente la composizione della struttura produttiva del nostro Paese, sempre più realtà di piccole e medie aziende, si assiste, viceversa, ad un sistema sindacale espressione ancora della vecchia realtà industriale, con organizzazioni sempre più rappresentative soprattutto di pensionati e dipendenti pubblici, ma sempre meno capaci di rappresentare gli interessi e i valori delle nuove realtà delle piccole e medie imprese, per non parlare delle nuove leve dei lavoratori precari, privi di qualsivoglia concreta forma di tutela e rappresentanza sociale.

Viviamo una condizione di estrema anomia, non solo caratterizzata da una forte discrepanza tra mezzi e obiettivi all’interno di differenziati ceti e categorie sociali. Situazione questa, foriera di frustrazioni e potenziali gravi fratture sociali, ma anche il venir meno di quelle strutture sociali intermedie che un tempo si ponevano come naturali ammortizzatori nelle situazioni di crisi.

Anche la famiglia, sempre più attaccata da logiche e culture figlie del relativismo nichilista, seppure ancora rappresenti l’ultima ancora di salvezza, vive una situazione di forte difficoltà e reclama scelte politiche non più rinviabili da parte del governo.

Nuove strategie di politica economica e industriale s’ impongono all’interno di un sistema di divisione internazionale del lavoro che non permette più di ragionare secondo vecchi schemi.

Mai come oggi ci sarebbe bisogno di un’Europa capace di realizzare nel concreto quei principi di sussidiarietà e solidarietà di cui si riempiono tutti i documenti dell’Unione, ahimè, ridotta a un simulacro di organismo politico unitario.

È tempo che, come ci ha indicato il presidente della CEI, card Bagnasco, nella recente prolusione al consiglio permanente della conferenza dei vescovi italiani, “nuove leve di cattolici impegnati in politica” s’impegnino per offrire proposte e testimonianze coerenti con la dottrina sociale della Chiesa che, ancora una volta, si sta dimostrando come una delle poche proposte in grado di affrontare le nuove sfide che la realtà richiede. Anche per questo, dopo il voto di Marzo, sarà bene ricostruire nel Paese la presenza dei popolari di ispirazione degasperiana per farli uscire dall’irrilevanza in cui si sono perduti nel PD e per offrire allo stesso Pdl una componente forte e rappresentativa di quei valori del PPE cui si ispira il partito stesso.

 

Don Chisciotte

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria