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Venerdì 17 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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25/01/2010

Gli anni rotti di Casini

L'UDC da campione del bipolarismo a partito della politica dei due forni. È difficile pensare che dirigenti come gli ex diccì di Casini facciano scelte a cuor leggero verso la sinistra...

   

Gli anni rotti di Casini

Ogni volta che parlo o scrivo dell’UDC provo una sensazione di forte disagio. Un disagio che proviene dalla mia conoscenza di tutti o quasi tutti i dirigenti di quel partito, già amici di tante battaglie dentro la DC, il PPI, il CDU.

Ho visto nascere e crescere la figura politica di Pierferdinando Casini e di Lorenzo Cesa nel movimento giovanile della DC e, via via, nel partito. Ero in auto con Toni Bisaglia, quando nel 1983, mi annunciò che aveva deciso di candidare e sostenere quel giovane presidente dei giovani DC, chiedendomi che cosa ne pensassi, considerato che era stata la mia generazione, quella con Gilberto Bonalumi, Ezio Cartotto, Marcello Di Tondo, a consegnare il testimone a quelli della nuova leva di Pizza prima, di Follini e Casini, immediatamente dopo.

Non posso credere che persone come Casini, Tassone, Cesa, per non parlare dello stesso Rocco Buttiglione, con il quale condivisi una breve esperienza di direzione nazionale nel CDU, abbiano particolari propensioni verso la sinistra. La loro naturale collocazione è, o dovrebbe essere, quella da sempre dichiarata al centro e in alternativa alla sinistra. Ossia proprio quella del Pdl e del PPE nel quale entrambi i partiti si riconoscono.

È altrettanto vero che conosco perfettamente ambizioni e forti determinazioni di ciascuno di loro che, dal 2004 in poi, con Follini prima e poi con Cesa, sempre orientati strategicamente da Pierferdy, hanno cercato di mettere il bastone tra le ruote al Cavaliere con il chiaro obiettivo di sostituirlo alla guida dei moderati italiani.

Esaminiamo i passaggi più importanti delle scelte fatte dall’UDC negli ultimi anni.
Durante il governo Berlusconi del quinquennio 2001-2006 hanno provocato crisi di governo e rimpasti con la volontà di modificare la legge elettorale secondo criteri simili a quelli proporzionali alla tedesca. Risultato ottenuto: il porcellum, che consegnò immediatamente la maggioranza, con il premio previsto, a Romano Prodi nel 2006 senza nemmeno raggiungere l’obiettivo giusto e ambizioso della reintroduzione delle preferenze.

Obiettivo quest’ultimo difeso a parole, anche se nella prassi, Casini e Cesa, come tutti gli altri leader di partito, son ben lieti di tenersi stretta la facoltà-arbitrio di designazione dei candidati fedeli nei collegi sicuri e nei posti garantiti delle liste bloccate.

La verifica di tutto questo? Il comportamento di Casini all’atto della crisi del governo Prodi agli inizi del 2008. Si presentò l’occasione di far passare alla guida del governo Franco Marini, presidente designato dal presidente Napolitano, un’occasione irripetibile per svoltare in senso proporzionalistico la legge elettorale e prolungare, almeno di qualche mese, la legislatura (giusto il tempo di far passare la nuova legge elettorale) e invece che fa il Casini? Si mette di traverso, fa fallire il tentativo, così rinunciando al cambiamento e consegnando a Berlusconi una vittoria straordinaria facilitata proprio dal porcellum.

E a quel punto anziché raccogliere l’invito a entrare nel Pdl costituendo un sicuro punto di riferimento di prospettiva per la componente di ispirazione popolare e democristiana nel Pdl, Casini che fa? Si chiama fuori visto che Berlusconi, forte del risultato, non desidera certo aver un alleato in più, capace delle stesse capriole già sperimentate nel quinquennio 2001-2006.

E da allora comincia la solfa del bipolarismo come malattia dell’Italia. Una strategia che porta ora l’UDC a questa incomprensibile e contraddittoria politica dei due forni.

È troppo allora parlare d’ incoerenza e di assoluta inaffidabilità dei centristi casiniani? Possibile che Buttiglione, il quale orgogliosamente dichiara di non accettare lezioni di coerenza da nessuno, non si senta in tremenda difficoltà, lui che pure fu sacrificato con assai scarso successo, al ruolo di candidato anti Chiamparino nelle elezioni comunali di Torino, a sostenere una signora come la Mercedes Bresso, sicuramente allineata con le posizioni di coloro che lo fecero fuori senza tanti scrupoli dall’esecutivo europeo per le sue idee troppo clericali e omofobiche in materia di omosessualità? E che dire di Pezzotta con le sue battaglie a favore della vita?

Sarà difficile per gli amici dell’UDC piemontesi seguire le scelte del mutevole Vietti e ci auguriamo che gli elettori, anche questa volta, siano saggi e sappiano indicare nettamente la rotta valida per i governi regionali con le inevitabili ricadute sul piano nazionale.

Altrettanto difficile per gli amici UDC veneziani se, come si annuncia, l’On. de Poli e Ugo Bergamo (non si capisce se quest’ultimo tratti come componente del CSM o come capo partito; tra l’altro non dovrebbero essere due ruoli incompatibili, almeno sul piano deontologico e morale, se non proprio su quello giuridico normativo?) sembrano schierati a Venezia a favore dell’alleanza di sinistra-centro dell’avv. Orsoni contro quella di centro-destra di Brunetta per il rinnovo del consiglio comunale del capoluogo regionale del Veneto.

Per l’ambizione di qualcuno, fosse anche quella del capo, non si possono contraddire storie personali e di gruppo, con scelte politiche e di schieramento che fanno a pugni con la coerenza ai valori politici e culturali ai quali siamo tutti legati. Nonostante tutto, continuo a sperare che prima o poi prevalga la coerenza e ci si ritrovi a combattere dalla stessa parte.
 

 

Don Chisciotte

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria