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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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05/11/2009

Come contrastare assurdità...

Il commento dell’assessore comunale Teresa Curino sulla decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in merito all’esposizione del crocefisso nelle scuole

   

Come contrastare assurdità...

La Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha deciso di condannare l’Italia per le norme che prevedono l’esposizione del Crocefisso nelle scuole. La decisione della Corte di Strasburgo costituisce un classico esempio di impostazione laicista volta a rinchiudere la religione, in particolare quella cristiana, in un recinto e ne disconosce il ruolo nella costruzione dello spazio pubblico e invece promuove un indifferentismo religioso che è in profonda contraddizione con la storia, la cultura e il diritto del popolo italiano. In questa prospettiva si inquadrano le motivazioni della sentenza secondo la quale l’esposizione di ogni simbolo religioso lede il diritto di scelta dei genitori su come educare i figli, quello dei minori di credere o meno, e lede anche il “pluralismo educativo”.
Come è stato già scritto, il Crocifisso rappresenta un simbolo religioso, culturale e identitario e proprio per questo non ha mai assunto una valenza coercitiva, come invece sembra ammettere la Corte nella sua sentenza. Al contrario, come hanno testimoniato le precedenti decisioni prese dai giudici in Italia, il Crocifisso rappresenta un elemento di coesione in una società che non può prescindere dalla sua tradizione cristiana.
Infatti, la sentenza non tiene conto del fatto che la presenza del crocifisso nelle scuole ha, come aveva sostenuto il nostro Consiglio di Stato, una pluralità di significati. Esso assume un valore profondamente religioso per il credente, ma al tempo stesso manifesta valori della nostra civiltà che non si impongono né richiedono alcun atto di culto o di adesione.
C’è solamente la presenza di questo simbolo in luoghi pubblici.
E basta questo per dire che diventa un’imposizione che limita il diritto dei genitori, e che viola la laicità dello stato? O piuttosto la neutralità dello stato non diventa la via per escludere la dimensione religiosa dal panorama pubblico?
Se così fosse, la neutralità contraddirebbe se stessa.
Ancora due brevi riflessioni
1) La storia ci ha insegnato che nel nostro paese il crocifisso sia stato finora più un elemento di riflessione che di imposizione, e quindi di amore e di educazione alla tolleranza. La sua presenza non richiede atti di culto.
Dobbiamo e vogliamo insegnare la tolleranza - che significa accettare l’alterità dell’altro, non nascondere l’alterità degli altri. Questa è la sfida educativa più grande che oggi abbiamo innanzi.
2) Il Crocefisso mantiene l’evidenza di una tradizione riscontrabile nelle strade del nostro paese, nella sua arte e nella sua storia.
Non si vede la ragione per la quale dovremmo rinunciare alle nostre radici religiose e laiche. Poi, per chi è credente e ha fede, il crocifisso è un simbolo che rimanda a Dio, per chi non lo è parla di un fatto storico determinante. Ma è un fatto storico che ha segnato profondamente la nostra cultura.
Se togliessimo il crocifisso dalle scuole, in quanto luoghi pubblici, dovremmo togliere tutte le croci e le magnifiche opere sacre che sono presenti nelle nostre strade e nelle nostre piazze.
Secondo questa logica, ad esempio, non dovremmo più esporre il Gonfalone del Comune di Alessandria: i nostri avi hanno voluto lo stemma municipale con una croce di colore rosso in campo bianco.
Il che sarebbe senza dubbio assurdo.
 

 

Teresa Curino

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria