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Sabato 18 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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14/10/2008

Otto punti di programma per la Provincia di domani

Piercarlo Fabbio delinea, insieme al Gruppo consiliare provinciale del PDL, i primi aspetti del programma per il mandato amministrativo 2009-2014. E sceglie Casale Monferrato per partire nell'elaborazione attraverso il confronto con la gente. Altre dodici tappe scandiranno diverse questioni per la vision della Provincia di Alessandria

   

Otto punti di programma per la Provincia di domani

Io non vorrei trasmettervi il senso di noia che ho avuto in questi cinque anni. Non mi sono divertito per niente, quindi ho deciso di parlarvi di quelli che potrebbero essere i prossimi cinque anni. Il Consiglio Provinciale è sembrato, nel mio immaginario personale, un ambiente un po’ decadente, dove una simbolica Francesca Bertini si attaccasse mollemente ai tendoni di broccato e lì si lasciasse svenire momento dopo momento. Se poi Francesca Bertini si personifica in Filippi… (non so se è possibile questo paragone).
A volte la fantasia gioca brutti scherzi.
Fuor dagli scherzi, i colleghi vi hanno parlato di ciò che non va. Io vorrei divertirmi nei prossimi cinque anni e quindi inizierei a scandire l’indice del programma, così tentiamo di far fruttare queste serate non solo come confronto, ma anche come prima fase di elaborazione.

1. Lo Sviluppo

Lo sviluppo che è da intendersi sostanzialmente come un apporto di iniziative, di lavoro e di capitali pubblici e privati che si intersecano a favore di un territorio, ma che dal territorio devono avere anche un ritorno decisivo.
In un mondo molto globalizzato, l’elemento di successo di un particolare bene o servizio è dovuto alla cultura molto diversa che tipicizza un luogo da un altro. Far prevalere questi fattori di sensibilità, di cultura, di capacità, e raccogliere il testimone della nostra storia diventa un elemento di successo. Uno stesso prodotto fatto qui e fatto da un’altra parte ha caratteristiche diverse di comunicabilità, di aspetto, di design e via di seguito. In questa dimensione glocal dove c’è il globale insieme con il locale, ritengo si possa trovare un equilibrio decisivo per il nostro sviluppo, rispettando le vocazioni dei singoli territori.
Qui giochiamo subito l’asso. Il policentrismo, che è stato il grande totem sul quale la sinistra ha investito molto delle sue capacità e possibilità, in realtà, non funziona in questa maniera. Non ci può essere l’obbligo al policentrismo che è invece un fatto naturale in questa provincia. Affermare che non ci possa essere policentrismo se non c’è equilibrio ritengo sia una stupidaggine galattica. Il policentrismo è disequilibrio per sua stessa definizione, perché è la concorrenza tra i poli che garantisce maggiore sviluppo. Nel momento in cui io sotterro questa concorrenza sotto il peso della equità forzosa, in realtà non ottengo risultati. Vi faccio un esempio: è inutile che Alessandria faccia una cosa che già ha fatto Casale, solamente per il gusto di equilibrare Alessandria sullo stesso piano di Casale e viceversa. Stesso discorso, è ovvio, vale per tutti gli altri centrizona.
Vi sono delle vocazioni territoriali che vanno fortemente sostenute. Il termalismo di Acqui o la logistica in Alessandria e una certa industria manufatturiera a Casale e via di seguito.
All’interno della provincia, è un errore omogeneizzare le città a uno stesso livello di iniziativa. Un errore matematicamente condotto dal Governo Filippi negli ultimi cinque anni.
Insieme alle vocazioni potremmo inserire il concetto di sussidiarietà orizzontale: non faccia Alessandria quello che ha già fatto Casale, non faccia Casale quello che ha fatto Acqui e via dicendo.
Ci saranno certo buone pratiche disseminabili, ma allora vi è più la necessità di un catalogo da cui le città liberamente peschino e applichino con le loro diverse sensibilità, conoscenza ed esperienza.

2. Le infrastrutture

La provincia come ente intermedio e come ente che ha questa delega da parte della Regione, è particolarmente orientata alla manutenzione delle strade ma non deve mancare di sostenere anche la pianificazione e la progettazione di nuovi assi viari. Io non sono per bitumare la provincia, che è già particolarmente servita, né per sottrarre spazio alla natura, ma alcuni collegamenti devono essere accelerati: Alessandria - Valenza tanto per fare un esempio. Oppure migliorare il collegamento fra il capoluogo e Acqui Terme, fra Acqui Terme e Ovada; tra la stessa Alessandria e Tortona.
Bisogna sfruttare meglio il collegamento fra le città e la loro capacità di parlarsi assieme.

3. Cultura e Turismo

È il caso finalmente di mettere in moto un’indubitabile risorsa di questa provincia, troppo evocata e mai effettivamente presa sul serio. È quella del turismo.
Quando parlo di collegamento diretto fra Alessandria e Tortona, penso in realtà ad un legame stretto fra il capoluogo e le valli tortonesi, perché laddove si sviluppa una grande capacità di turismo bisogna pure arrivarci, bisogna dare la possibilità che quella parte di pianura che costituisce la nostra provincia sia attraversata con grande facilità, mentre laddove prevale la natura vi siano infrastrutture più lievi, più deboli, per far sì che rallentino i flussi e si apprezzi meglio l’ambiente che ci circonda.
Sono due livelli infrastrutturali differenti che interessano la nostra provincia e sui quali occorrerà sviluppare una buona operatività progettuale e realizzativa.
Così come occorrerà decidere se le avio superfici presenti siano da mantenere oppure da superare con una sola. Ma è certo che occorrerà terminare questa inutile duplicazione.
Investire in cultura è invece determinante, perché questa è terra ricca di monumenti, di bellissime chiese, di castelli, di enogastronomia, di iniziative che vengono condotte giorno dopo giorno.
C’è un episodio di poco successo che è Palazzo Monferrato ad Alessandria. Anche in questo caso si è cercato il policentrismo dell’equilibrio (dove se faccio una cosa ad Alessandria ne devo fare un pezzettino in tutti gli altri centri zona). Il risultato finale è che tutto è spezzettato e disunito. Il prodotto è deludente. Palazzo Monferrato deve presentare prodotti elevati; non abbia timore a collocare tali scelte nelle aree più vocate, senza però inseguire inutili equilibri geopolitici.

4. L’ambiente

Bisognerà decidersi definitivamente di prendere una direzione certa. Non sono un ambientalista, preferisco definirmi un umanista, che è una cosa assai diversa. Sono convinto che vi debba essere forte armonia nella natura e che l’uomo, che è sentinella di questa armonia, è anche un elemento di questa armonia e ne è responsabile.
Invece noi assistiamo - da parte della sinistra - ad un’ideologica contrapposizione tra uomo e natura. L’uomo viene considerato una sorta di cancro che ha ridotto la natura agli stracci e se si autoelimina probabilmente il pianeta riuscirà a ritornare alla primitiva bellezza.
È un percorso di ordine disarmonico rispetto a un percorso di ordine armonico. L’ambiente per me è armonia, non può prescindere dall’uomo, così come l’uomo non può prescindere dall’ambiente; sono due cose che si tengono assieme. Abbiamo, in questi anni, vissuto di una miope cultura opposta.
Non ci va il termovalorizzatore dei rifiuti? E per quale ragione non ci dovrebbe piacere se una parte della dei nostri rifiuti consente di produrre energia? Quali paure, quali pessimistici scenari ci vengono spiegati, pur in assenza di prove certe?
Con il Consorzio Rifiuti di Alessandria conferiamo la parte secca dalla raccolta del tal quale (40-45% del totale) a un inceneritore vicino a Voghera e quindi siamo a posto. Voghera è un altro mondo. Magari è a 1.5 Km dal confine provinciale di Alessandria, ma visto che è fuori Regione, noi abbiamo la coscienza pulita da ambientalisti d’accatto.
A Voghera conferiamo pagando 120,00 Euro la tonnellata. Peccato che il termovalorizzatore, bruciando la nostra frazione secca produca energia da vendere al gestore della rete.
Sono convinto che i cittadini continuino a pagare giorno dopo giorno - il porta a porta è un esempio - il peso di un miglioramento dell’ambiente, che spetterebbe maggiormente alle istituzioni pubbliche, ma che attraverso una serie di trucchi contabili viene regolamentare fatto pagare loro. Negli ultimi anni i peggiori sistemi per affrontare i problemi connessi all’ambiente, vengono loro continuamente proposti e fatti pagare.
Vi dico solo che per abbattere una tonnellata di CO2 prodotta in atmosfera noi non dovremmo spendere più di 2,00 – 3,00 dollari. In realtà se applicate il Protocollo di Kyoto, vi accorgerete che ne dovremmo spendere 23,00 – 24,00. In alcuni casi si arriverà anche 32,00 dollari. Da tale cifra spesa avremo un ritorno, in termini di qualità dell’aria, computabile intorno a 23 centesimi.
Il discorso è complesso e lungo, ma in realtà è così. Noi dobbiamo evitare di far pagare alle famiglie quello che a prima vista ci pare come una grande vittoria della tecnologia di abbattimento di Co2.
Lo dico perché uno degli obiettivi che abbiamo ad Alessandria, in quanto firmatari della Covenant of Mayor, ossia del patto dei sindaci con la Commissione Europea, è proprio quello di abbattere la Co2 in ragione del 20% entro il 2020. Cosa da farsi, ma non in modo indipendente dai costi.
L’ambiente deve essere certo tutelato con il trattamento dei nostri rifiuti, ma anche con gli impianti per trattare i fanghi da depurazione delle acque.
Fino a pochi mesi fa si poteva conferire in Lombardia. Poi per un’inchiesta della Procura della Repubblica; gli impianti sono stati chiusi. Immediatamente ci siamo trovati a dover conferire questi fanghi, visto che in provincia non ci sono impianti, in Germania o in Francia, Il costo di conferimento è passato da circa 60-70 euro la tonnellata a 160-170. Solo in Alessandria produciamo annualmente 7.000 tonnellate annue di fanghi. Se svolgete l’aritmetica, avrete il costo complessivo dell’operazione che grava sulle vostre bollette, in quanto non pagate solo il costo dell’acqua ma anche il costo della depurazione.
Tutte le volte che una provincia non si dota di un impianto di trattamento di questo genere vi aumenta la bolletta dell’acqua e vi diminuisce la libertà di spesa.
Da quando il decreto Ronchi e poi il codice ambientale sono in vigore, il principio su cui si basa tutto il sistema è che “chi inquina paga” e quindi pagate voi, non solo perché siete gli inquinatori, ma pagate perché avete degli amministratori pubblici talmente miopi da non fare gli impianti. Non è così che si preserva l’ambiente e neppure il vostro portafoglio.
L’uomo non può esser fatto diventare un clochard perché tutti i denari che ha devono essere spesi male per l’incompetenza e l’assoluta inadempienza dei propri amministratori pubblici.

5. Il governo del territorio

Noi pensavamo, in quanto comuni, di avere il governo del nostro territorio. La legge Astengo del 77, con un impianto di matrice sovietica, ha conferito alla Regione il vero governo del territorio. Qualche elemento di liberalizzazione, in verità timidissimo, c’è stato nell’ultimo periodo. Per alcuni versi la legge 133 (la finanziaria d’estate) ha favorto le varianti automatiche di aree di proprietà comunale.
I sindaci non sempre sono venati da lucida follia nei confronti della natura. Vorrebbero solo magari sviluppare qualche orientamento senza necessariamente cementificare tutto il verde che hanno a disposizione. Questo atteggiamento nei confronti dei sindaci da parte della regione è sostanzialmente un processo alle intenzioni.
Ci mancava ancora che la Provincia con il Piano Territoriale di Coordinamento (in sostanza un documento che pianifica la grande viabilità, in modo che questa non venga invasa dall’evoluzione del costruito) si mettesse in mezzo ad appesantire ancor più i tempi delle decisioni.
Una variante strutturale adottata dal consiglio comunale di Alessandria nel marzo 2004 è ritornata approvata dalla Regione nel giugno 2008.
Nel frattempo era cambiato il mondo. Noi volevamo cambiare un segmento del nostro territorio. Quando ci è tornata abbiamo capito che dovevamo smembrare quel progetto. Le modifiche urbanistiche o si realizzano in tempi brevi oppure decadano. Dopo quattro anni non è detto che un disegno, pur preveggente ed anticipatore, sia in grado di reggere i colpi di una realizzazione sempre più incessante.
Bisogna favorire che la Provincia si sovrapponga inutilmente in questo processo, già, di per se stesso, lungo e defatigante.

6. La semplificazione

La macchina amministrativa deve essere leggera. Il personale della Provincia costa 25 milioni di euro su 100 milioni di entrate.
Si può fare meglio. Il Comune di Alessandria spende 35 milioni di Euro su 80 milioni di entrate. Se un’azienda privata avesse queste dinamiche consegnerebbe in poco tempo i libri in tribunale.
il miracolo è come noi riusciamo a sopravvivere: la nostra sopravvivenza sono le vostre tasche. Evidentemente è un miracolo che voi dovreste controllare, non ammirare.
La semplificazione è elemento essenziale ma sappiate che intervenire in termini semplificativi non vuol dire in tempi brevi abbattere i costi, perché vi è una grande tutela legislativa nei confronti dei dipendenti pubblici. Sappiate che un percorso di questo genere ha bisogno di anni per dare risultati, ma se non lo si inizia mai, mai si avranno risparmi.

7. Istruzione, Formazione Professionale e Università.

Molto orientata all’impresa. Università: non spetta alla Provincia sostenere la parte educativa, culturale e formativa. Interessa invece la ricerca che deve essere accomunata allo sviluppo delle nostre imprese. Un’università che con i suoi dipartimenti si metta a disposizione di un territorio. E il territorio non deve far finta di non averla. La ricerca universitaria deve essere orientata al sostegno di beni e servizi prodotti dal sistema delle PMI. La Cittadella della Scienza e della Tecnologia che sta sorgendo in Alessandria attraverso l’apporto di “Avogadro” e Politecnico è un’occasione ove la Provincia non può mancare. Altrimenti sarebbe come non accendere scientemente uno dei motori dello sviluppo e quindi perdere una grossa occasione.

8. La salute

Nulla a che vedere con il luogo ove è posizionata la sede legale dell’asl, dove è l’ufficio del Direttore Generale, nonostante la battaglia campale che si è tenuta. C’è un’attrazione fatale da parte del capoluogo su questi aspetti. Spostare la sede legale è stato un errore, per questo ho personalmente combattuto affinché Casale avesse un’asl autonoma oppure dovesse trovare una sua vocazione in termine di salute.
Mi è sembrato di combattere contro le liste di proscrizione fatte da “Il Monferrato”, piuttosto che contro un’idea seria e serena.
Dobbiamo investire in salute come industria e come modo per la produzione di ricchezza. Ad Alessandria è allocato un ospedale di interesse nazionale e nei centrizona abbiamo ospedali locali. Vogliamo deciderci che il Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo è presidio di eccellenza e che gli altri fanno gli ospedali territoriali? Sarebbe non poca cosa orientare i pazienti verso gli ospedali territoriali se hanno da fare interventi di routine e indirizzarli verso l’ospedale di interesse nazionale se l’intervento è di una certa qual complessità.
Ma ciò non basta, occorre con grande attenzione preparare insieme ai Comuni i piani del fabbisogno di salute, aiutando i processi di individuazione delle nuove esigenze della popolazione per quando riguarda la medicina sul territorio.

Questi otto punti hanno però bisogno di una premessa .
Se non si mettono in campo due elementi: la fiducia e la speranza diventa difficile fare politiche diverse da quelle deludenti fin qui proposte.
La fiducia nei confronti di una provincia che sia in grado di dire chiaramente dove intende andare, così finalmente troverà qualcuno che crede in lei. Non solo i suoi cittadini, ma anche gli imprenditori che vogliono investire all’interno del suo territorio.
La speranza dovuta al fatto che attraverso questa riusciamo ad attivare quelle realizzazioni che le risorse attratte consentono.
L’area territoriale è già di frontiera. Sfruttare il “luogo” è una caratteristica che si è persa gradualmente, e che va al più presto riattivata, in modo da fermare da noi chi invece frequentemente ci attraversa senza sostare.

Un pezzo di programma dunque a Casale lo abbiamo scritto. Abbiamo altre dodici tappe e alla fine compulseremo il tutto in un tomo che, alla tredicesima tappa, dovremo rivedere per renderlo leggibile e magari per dimostravi che alla fine abbiamo idee migliori e molto diverse da chi non ci ha fatto divertire per cinque anni.

Piercarlo Fabbio
Consigliere provinciale e Sindaco di Alessandria



 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria