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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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21/07/2007

Ponte Tiziano, la ricostruzione

Il Professor Mancini spiega come è avvenuta la sostituzione dei cavi del ponte... praticamente in prima mondiale. L'intervento conclusivo di Fabbio

   

Ponte Tiziano, la ricostruzione

Si è svolta stamattina - 20 luglio - nell’aula magna del Politecnico la giornata di studio “Sul ponte della verità – Danno e Sicurezza”, organizzata dall’Amministrazione Comunale di Alessandria in collaborazione con il Politecnico.
Nel corso della mattinata si sono presi in considerazione gli aspetti tecnici dei lavori di ripristino sul ponte Tiziano, che hanno richiesto l’uso di metodologie e tecniche innovative e che saranno oggetto di dibattito mondiale ai principali congressi del 2008
Vi hanno partecipato l’assessore ai lavori pubblici, Franco Trussi, il professor Paolo Ferraris, preside del Politecnico, l’ingegner Giuseppe Mancini, direttore dei lavori e docente del Politecnico, Marco Neri, direttore della direzione Lavori e Opere Pubbliche del Comune di Alessandria. Il sindaco di Alessandria, Piercarlo Fabbio ha tratto le conclusioni dell’incontro.
L’assessore Trussi ha introdotto i lavori sottolineando l’assoluta singolarità dell’incidente accaduto nel febbraio scorso sul Ponte Tiziano: “tutti ci siamo domandati come fosse possibile che un ponte così nuovo potesse subire dei danni così ingenti dall’incendio di pochi materassi. Oggi tutti attendiamo una risposta a questi interrogativi”.
“Abbiamo la fortuna – ha detto il professor Ferraris – di avere come insegnante del Politecnico uno dei più grandi esperti internazionali in questo campo, il professor Mancini che è un fiore all’occhiello per il Politecnico e che anche stavolta ha saputo adottare procedure innovative, adattando l’intervento alla situazione e tenendo conto anche dei costi derivanti dal ripristino. Si tratta di uno dei temi più dibattuti nel mondo e il caso di Alessandria sta facendo scuola ovunque”.
“Quest’intervento – ha affermato il professor Mancini – presenta aspetti tecnici di avanguardia nel mondo”.
È poi passato a descrivere le caratteristiche del ponte che adotta una tecnologia francese risalente agli anni '80 e che è ormai una tecnologia molto diffusa perché si basa su un cassone con anima d’acciaio con cavi in tensione esterni al calcestruzzo. Proprio quest’ ultimo particolare fa sì che in caso di danneggiamento i cavi possano essere sostituiti senza compromettere l’intera struttura.
“L’incendio che si è verificato al Tiziano non è stato di poco conto – ha aggiunto Mancini – a causa della scarsa circolazione d’aria probabilmente si sono avute fiamme basse, ma con un grande sviluppo di fumi e quindi con un forte innalzamento della temperatura che ha provocato danni allo stesso calcestruzzo. Solo dopo una serie di prelievi abbiamo potuto sciogliere la riserva sulla struttura del ponte,. ma certo l’incendio è proseguito per un tempo non trascurabile”.
“Ben più gravi – ha proseguito Mancini – i danni ai cavi in acciaio, materiale che perde le sue caratteristiche già a 180 – 200 gradi. I cosiddetti “trefoli” sono 19 fasci di cavetti d’acciaio sottoposti a una tensione complessiva di oltre 380 tonnellate e che devono sopportare tutte le sollecitazioni a cui il ponte viene sottoposto, non ultima quella del suo stesso peso. Alcuni di questi, nei punti più vicini all’incendio, si sono rotti, altri hanno subito una dilatazione di 1,30 metri. La deformazione, così grande non permette che tornando a una temperatura normale, il cavo rientri nella sua forma originaria”.
Dai rilievi successivi all’incendio si è potuto appurare che solo la prima campata era abitata, mentre l’ultima veniva utilizzata come servizio, nel secondo cassone si sono rinvenuti vari oggetti che fanno pensare a un deposito di refurtiva. Dall’impianto presente per le ispezioni del ponte gli abitanti avevano ricavato una derivazione per l’energia elettrica.
“Quando abbiamo iniziato le operazioni di ripristino – ha continuato Mancini – per prima cosa ho cerato riferimenti bibliografici ed ho scoperto che nessuno al mondo aveva mai sostituito cavi di quella lunghezza (200 metri) ; si era effettuato qualche intervento su cavi corrosi di 30 – 40 metri, ma mai di quella lunghezza. Si è trattato di un intervento complesso: abbiamo dovuto sostituire i cavi che entrano e escono dai cassoni, tagliandoli, con un colpo di frusta a volte di quasi 10 metri. Abbiamo sempre lavorato in piena sicurezza, e ringrazio l’impresa appaltatrice per la grande capacità e disponibilità che ha dimostrato”.
“Se il ponte avesse avuto una struttura mista – ha concluso Mancini – con cavi immersi nel calcestruzzo, semplicemente sarebbe crollato. La tecnologia che è stata usata per la sua costruzione ha il vantaggio di permettere di riportarlo nelle condizioni iniziali con costi accettabili”.
L’ingegner Marco Neri ha illustrato le varie fasi amministrative con cui è stata gestita “l’emergenza Tiziano”: “La legge prevede che in casi come questo si rediga una perizia di stima e contestualmente si affidi l’incarico e prevede un tetto di 200 mila euro e fino all’eliminazione del pericolo. Nel nostro caso avevamo una stima di danno 8 volte superiore al tetto massimo previsto e volevamo riaprire il ponte il prima possibile. In sei giorni si è risolta tutta l’attività progettuale in termini di perizia e di stima. Il nostro vantaggio è stato che il professor Mancini conosceva benissimo la struttura. Il tempo contrattuale era stabilito in 125 giorni e infatti, quattro mesi dopo, il 30 giugno scorso il ponte è stato riaperto in condizioni di assoluta sicurezza. Abbiamo allarmato i cassoni, per evitare il verificarsi di altre emergenze analoghe e ora stiamo facendo lavori di abbellimento del ponte: pista ciclabile e verniciatura delle ringhiere. Si è trattato di una procedura semplice e di grande responsabilità”.
“Credo – ha concluso - che Alessandria abbia un conto aperto coi ponti. Il ponte Cittadella è caduto due o tre volte e poi è crollato mentre lo stavano ricostruendo, il ponte Orti è stato costruito nell’800 fra grandi polemiche, non parliamo poi del ponte Cittadella e del ponte Bormida ai giorni nostri…”
Dopo il dibattito in cui alcuni cittadini e tecnici hanno rivolto domande ai relatori è toccato al sindaco, Piercarlo Fabbio trarre le conclusioni della giornata: "Un giorno un geologo mi fece vedere una pietra; a me pareva del tutto normale, senza forme particolari. Ma il geologo me la descrisse come se vi leggesse attraverso la storia del mondo o di quella parte del mondo che lui conosceva.
Un tecnico legge dunque nei particolari elementi di un disegno universale che altri non riescono a cogliere. Così un politico, dalla lettura di specifiche opinioni, deve poter entusiasmarsi nell’offrire una visione complessiva del problema, raccontare una visione che promana dalla propria comunità. E magari cogliere aspetti negativi e positivi come elementi necessari di una realtà complessa. Ora, sul piano politico c’erano delle colpe che i cittadini evidenziavano?
Certamente non erano colpe progettuali (probabilmente perché i tecnici hanno responsabilità che non sono cangianti rispetto alle dinamiche della democrazia). La giornata di oggi ci fa capire come alcune “ipotesi di comunità” anche raccolte dal dibattito politico di chi si voleva giustificare da responsabilità diverse, erano infondate. Cioè dire che il ponte era troppo vulnerabile progettualmente è stato un errore, perché proprio quella progettazione, proprio la scelta di quella tecnica costruttiva ha consentito che il ponte non crollasse e che potessimo rimettere in sesto la struttura in tempi relativamente brevi”.
“Oggi abbiamo l’occasione di trasformare un fatto grave in un insegnamento per la comunità planetaria
– ha concluso Fabbio – Se effettivamente le tecniche applicate per la ricostruzione sono di elezione, perché non propagandarle? Perché non rilanciare il “caso Alessandria” come la cronaca di un successo? Perché non leggere la parte buona della medaglia, smettendola con i piagnistei del destino cinico e baro che ci perseguita? Ecco il senso della ricostruzione comunicata, ecco il senso di voler investire danaro pubblico anche per un convegno e la pubblicazione dei suoi atti.
Per far capire a una città quanto la sua intelligenza vada ben al di là delle sue disgrazie. Ne sia consapevole più di quanto pensi di non saper leggere una targa toponomastica di via San Pio V in via Spiov”.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria