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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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26/08/2015

LMCA: Alessandria in guerra

Due giovani studiosi, Legnaro e Raica, illustrano la città del 1915 attraverso gli articoli dei giornali dell'epoca. E noi, di soppiatto, li abbiamo seguiti

   

LMCA: Alessandria in guerra

Nella puntata del 12 maggio ‘La Mia Cara Alessandria’, in onda sulle frequenze di Radio Bbsi e disponibile nelle sezioni podcast sui siti www.fabbio.it e www.ritrattidall’alba.it, Piercarlo Fabbio torna a parlare del 1915, anno dell’inizio della Grande Guerra, di cui si è già occupato in passato raccontando quel che succedeva ad Alessandria mentre al fronte si combatteva.

Perchè questo ritorno nell’Alessandria di cento anni fa? Perchè due giovani studiosi - Giulio Legnaro e Gheorghe Raica junior - seppur su piani diversi, hanno pensato e realizzato il volume ‘Alessandria in guerra 1915’ in cui raccolgono notizie dai giornali dell’epoca sulla visione alessandrinocentrica del conflitto e raccontano di una pseudo normalità cittadina, che peraltro, essendo sede di Corpo d’Armata, tanto distante dalla guerra non poteva ritenersi. Altra caratteristica importante del libro è l’integrazione fra due studiosi di diversa nazionalità: non solo per la traduzione di alcune pagine di Giulio Legnaro nel rumeno di Gheorghe Raica Jr, ma anche attraverso il gemellaggio sempre vivo tra Alessandria e Alba Iulia. C’è un altro fatto: a un secolo di distanza dall’inizio della prima guerra mondiale diventa più palese che le due nazioni hanno combattuto sullo stesso fronte contro gli Austro-ungarici e quindi erano alleate. Vero che la Romania com’è oggi non era ancora nata (si fonderà alla fine della grande guerra), ma neppure l’Italia aveva terminato il suo percorso verso l’unità (che si attua con l’acquisizione delle terre irredente al termine del conflitto). Quindi questo libro dice assai di più di ciò che si sarebbe portati a pensare.
Il testo si occupa di alcune cronache che i giornali dell’epoca dedicavano alla guerra, al fronte e a ciò che succedeva in città in qualche modo collegato all’evento bellico. Quali le testate? Nel 1915 i giornali locali non sono voluminosi in pagine, ma abbastanza ‘lenzuoli’ come formato. Non danno tanto spazio ai titoli, ma cercano di informare, secondo la loro linea editoriale, su fatti presumibilmente sconosciuti al grande pubblico. L’EIAR non c’è ancora (non parliamo della televisione!) e quindi l’unico canale di informazione alternativo al racconto orale è proprio costituito dal ‘quarto potere’ della carta stampata. Da un edicolante un po’ sospettoso per una richiesta inusuale - cioè quella di comperarle tutte - riusciamo ad avere: ‘L’Avvisatore della Provincia’, un settimanale che si vende a 5 centesimi; ‘L’Osservatore’, bisettimanale della Democrazia Costituzionale (un partito formatosi a seguito della confluenza dei Giolittiani e delle conseguenze che aveva avuto sul quadro politico il Patto Gentiloni); ‘La Lega Liberale’, settimanale a prezzo contingentato di 5 centesimi; ‘L’Idea Nuova’, settimanale socialista; ‘L’Ordine’, settimanale cattolico di cui ci siamo già occupati perché antesignano della testata più antica di Alessandria, ‘La Voce Alessandrina’ che proprio quest’anno celebra il suo 136esimo compleanno; infine ‘L’Era Nuova’, che non ha timore di rivelarsi ciò che è: un giornale politico settimanale con tanto di sottotitolo ‘Patria, libertà, giustizia’.

Quali notizie raccontare? La lente di ingrandimento di Fabbio si lascia guidare dalle scelte di Legnaro che anche Raica ha ritenuto interessanti per la traduzione, rimandando alla lettura integrale del testo. Che sia un periodo turbolento non è solo dimostrato dai sommovimenti internazionali che nel giugno 1914 avevano registrato l’omicidio di Sarajevo e di fatto portato allo scoppio della prima guerra mondiale (l’Italia entrò in guerra il 24 maggio 1915), ma anche dal fatto che le condizioni della povertà della popolazione sono palesi. Al solito, nei periodi di carestia o di forti tensioni sociali - lo sappiamo dalla peste raccontata dal Manzoni - sono i panettieri a essere al centro degli scontri.

Ecco cosa scrive l’Era Nuova del 3 settembre 1914: “Domenica scorsa si è avuta improvvisamente la serrata dei panettieri (…) La cittadinanza provvide così alla meglio. Intanto il sindaco presi gli opportuni accordi per requisire il pane nei sobborghi, faceva aprire al pubblico due spacci comunali di pane grosso a L.0,38 al kg. Nello stesso tempo si decideva la lotta fra Municipio e panettieri. I panettieri aprirono il lunedì i loro negozi attenendosi ai prezzi del calmiere municipale”. Intanto si raccolgono fondi. Il fatto era stato promosso da un’iniziativa del sindaco socialista Ernesto Pistoia, con tanto di manifesto affisso per le strade. Il 3 luglio 1915 ‘L’Avvisatore della Provincia’, è già in grado di fare i primi calcoli: “La somma raccolta a favore delle famiglie dei militari ha già raggiunto le 60.000 lire, poca cosa di fronte ai molti bisogni tanto più se si tiene conto che più della metà sono state versate da enti pubblici e dal comm. Teresio Borsalino. Perciò rivolgiamo un nuovo appello alla cittadinanza perché non si sottragga a questo suo santo dovere e perché contribuisca largamente all’opera che il Comitato si propone. E intanto segnaliamo volentieri il nobile gesto del cav. Natale Vitale che al primo versamento di 500 lire ne ha aggiunto un secondo di lire 1.000 riservandosi di farne altri”.
Il patriottismo si spreca, almeno in alcuni. Si va già verso l’embargo e il suo conseguente prodotto che è l’autarchia. Un esempio è raccolto da ‘L’idea Nuova’ sempre del 3 luglio: “Una farmacia alessandrina espone in corso Roma un cartello così concepito: ‘La farmacia non vende più acqua Janos essendo un’acqua austriaca’. Patriottico apotecario! Egli dichiara guerra persino ai purganti della duplice monarchia! Il suo zelo non si arresta neanche davanti alla materia fecale; non vuole che le viscere, in contatto con l’acqua di Janos, abbiano a trovarsi… imbarazzate. Bisogna evacuare in italiano”. Pare dunque che l’ironia versata a pieni caratteri dal settimanale socialista non inclini al tifo verso iniziative del genere. Siamo italiani: nemici sì, ma con moderazione! E’ però anche vero che siamo al solo primo anno di guerra: i lutti tremendi attenueranno non poco queste ironie. Piccola curiosità: l’uso del termine ‘apotecario’, ormai inutilizzato, ma che sta per ‘farmacista’ o, al più, ‘speziale’, ma in senso lato.
Ci sono tanti giovani alessandrini al fronte. Come si fa a comunicare con loro? Quali notizie possono avere le loro famiglie? Molti epistolari di guerra sono diventati celebri al punto da costituire opere letterarie. Quindi quasi un genere. Così è giusto che ‘L’Avvisatore della Provincia’, il 14 agosto 1915, si occupi di chi materialmente mette in contatto i soldati con le loro famiglie e viceversa: “Abbiamo fatto visita all’ufficio per le notizie alle famiglie dei militari che si trovano in guerra e siamo rimasti meravigliati dall’immenso lavoro che detto ufficio ha da compiere ed ammirati dell’ordine e della precisione con cui viene disimpegnato. Ad esso presiede con grande amore ed ammirevole attività ed altrettanta modestia la signorina Crespi coadiuvata da brave ed instancabili giovani che hanno sacrificato le vacanze per dedicarsi ad un’opera tanto meritoria. Il lavoro va sempre più aumentando e perfezionandosi nello stesso tempo e noi invitiamo i cittadini a ricorrere fiduciosi nell’opera dell’importante ufficio”.
Fabbio si ferma qui e ritorna nella nostra epoca, tenendo però a portata di mano giornali e libro qualora potessero servire ancora durante il Centenario.

Spazio come sempre alle rubriche: ‘Reclame d’annata’ propone la Singer e i ‘Proverbi’ una delle poesie in vernacolo raccolte dall’ottantenne pediatra Giovanni Fossati nel suo ‘Am na vis’. In chiusura ‘L’almanacco del giorno prima, fatti successi tanti, tanti anni fa in Alessandria’ e le ‘Canzoni senza tempo’ della playlist musicale curata con Roberto Cristiano.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria