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Venerdì 10 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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18/01/2015

LMCA: lo stemma del tradimento

Abbiamo già parlato dello stemma comunale. Mancava però l'ultima storia, quando Mussolini approvò e gli alessandrini disubbidirono...

   

LMCA: lo stemma del tradimento

Sembra promettere bene il 2015. Soprattutto promette mirabilie… “Non voglio essere inserito tra coloro che rompono le uova nel paniere degli ottimisti ed è poi meglio che molti in buona fine lo siano e lo stiano il più possibile… - assicura Piercarlo Fabbio, in apertura della puntata del 13 gennaio de ‘La Mia Cara Alessandria’, trasmissione da lui curata e condotta, in onda ogni martedì dalle frequenze di Radio Bbsi e disponibile nella sezione podcast sui siti www.fabbio.it oppure (solo per la parte storica) www.ritrattidallalba.it"E, visto che di promesse si parla, magari un poco a sproposito in questo periodo, è bene che io ne esaudisca una, fatta nell’aprile 2014, riguardante un’interessante storia sullo stemma di Alessandria”.

E così si parla, come già fatto, dello stemma della città. Una storia, raccontata al Congresso Nazionale Araldico, svoltosi al Tinaio degli Umiliati il 14 giugno 2008, curato dall’amico Carmine Passalacqua, esattamente 208 anni dopo la battaglia di Marengo, che consacrò Napoleone quale uno dei grandi dell’intera storia dell’uomo.

Gli alessandrini non sono mai stati così disposti a lasciare ad altri - forestieri soprattutto - l’uso e le decisioni sul loro stemma. E sono stati assai disubbidienti… "Tutto ebbe inizio quando – all’incirca nel 2001 - la Sub Commissione tecnica per la Revisione della Normativa Comunale – composta, oltre che da Fabbio, dai colleghi consiglieri Aimone, Cattaneo, Rovito e dal consulente dr. Piemontese – si mise di buona lena a riscrivere il testo dello Statuto del Comune di Alessandria. Occorreva farlo perché dall’ultima approvazione, avvenuta a metà degli anni Novanta, erano intervenute nuove leggi, che dovevano essere recepite nel testo. Ma anche perché si voleva dare allo Statuto una nuova configurazione: più orientato ad essere una vera e propria Carta dei Principi e molto meno un vademecum procedurale. “Nell’articolato, ove si parla di stemma e gonfalone, ci accorgemmo che i due simboli ufficiali del Comune non venivano descritti, ma solo citati. Cercammo negli archivi comunali se vi era traccia del provvedimento con il quale veniva assegnato alla Città il suo stemma, ma non lo trovammo. Decidemmo, allora, di rivolgerci al competente Ufficio Araldico per i Comuni, dislocato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Acquisimmo le prime indicazioni che ci portavano direttamente all’Archivio Centrale di Stato a Roma Eur”.

Trovarono una vecchia pratica, datata 1941, che riconduceva non solo all’esatta descrizione dello Stemma e del Gonfalone, ma anche a registrare un vero e proprio impegno dei rappresentati della città di allora. A seguito, infatti, dell’introduzione di alcune leggi, il fascismo chiedeva l’apposizione del fascio littorio in capo agli Stemmi. Anche Alessandria doveva adeguarsi. Ma, contestualmente, non essendo possibile per le città detenere sostegni e motti (riservati esclusivamente alle famiglie nobili), l’allora podestà iniziò una pratica di ricorso per vedere riconosciuti ad Alessandria tali elementi nell’arme.

Cosa sostennero gli alessandrini? Che da tempo immemorabile – circa sette secoli – Alessandria si fregiava dei due grifoni controrampanti e del motto ‘Deprimit elatos levat Alexandria stratos’ che gli annalisti addirittura indicano come una frase donata alla città da Papa Alessandro III. Per far ciò produssero prove documentali e indicazioni di ritrovamenti, come quello di un capitello, nel PalatiumVetus (attuale sede della Fondazione CrA), che riproduceva appunto lo stemma della città.

Nel 1938 le autorità produssero il disegno di uno stemma, approvato nel 1941 con provvedimento del Capo del Governo e che venne ridisegnato dagli specialisti romani, in base alla descrizione adottata. Il Comune ha tranquillamente utilizzato lo stemma presentato a corredo della domanda, senza badare a quello approvato e che risponde alla seguente descrizione: “d’argento alla croce di rosso, circondato da due rami di quercia e d’alloro, annodati da un nastro dai colori nazionali; sostegni: due grifoni al naturale controrampanti, con le teste rivolte e le ali spiegate; motto: DEPRIMIT ELATOS LEVAT ALEXANDRIA STRATOS; corona da Città”.

Quali le differenze? Intanto il fondo argento anziché bianco (anche se gli esperti di araldica sostengono avere lo stesso valore), poi la forma dello scudo, di tipo sannitico, quindi la presenza dei rami di quercia e di alloro. “Quello che stupisce è un poco di testarda sicumera degli alessandrini, che hanno voluto usare lo stemma da loro disegnato e non quello approvato. Ma questa è pura congettura e può anche darsi che gli anni della tragedia bellica non abbiano aiutato l’assunzione del giusto simbolo e favorito, anzi, una certa confusione documentale”.

Con l’approvazione del nuovo Statuto ad inizio millennio si è quindi reintrodotto progressivamente nell’uso il ‘nuovo-vecchio’ stemma, anche se la novità più incisiva risiede in una norma un poco trascurata dai media negli articoli che annunciavano la riscoperta: “L’uso dello stemma comunale è consentito esclusivamente al Comune, alle Istituzioni ed agli Enti da esso dipendenti.” Norma, tra l’altro, che, nel corso del 2007 ha dovuto essere rinnovellata per evitare che l’uso dello stemma a fini commerciali o di marketing fosse del tutto impedito, dopo decenni di prassi contraria.

Con la rubrica ‘Strà per stra’ arriviamo in via Giuseppe Viora, da via della Moisa alla ferrovia, parallela, per un tratto, a via Battisti. Generale, prende parte alla guerra di Eritrea al comando della Brigata Trieste, conquista il Montecucco e il Kobilek. Durante la Prima guerra mondiale e dopo Caporetto è al comando della IV Divisione di Fanteria. Difende strenuamente Venezia. Guida con successo la riconquista dei territori tra Sile e il Piave. A seguito dell’Armistrizio, a Viora fu affidato il comando del corpo di occupazione della Dalmazia. Fu varie volte ferito in combattimento ed ebbe molte decorazioni. La più alta è la Medaglia d’Oro al valor militare. Si spegne in Alessandria a 53 anni.

Dopo i tradizionali proverbi – “Puver ad genar la carea er sular” e “Su fioca el dì ad Sant’Antoni, ancura vent dì ad frigg”, torna l’Almanacco del giorno prima, fatti successi tanti, tanti anni fa in Alessandria, per chiuderla puntata con la playlist dedicata a Pino Daniele and friends, curata con Roberto Cristiano: ‘Je so' pazzo’, con Mario Biondi; ‘Quando’, con Fiorella Mannoia, Ron, Francesco De Gregori; ‘Io per lei’, Alex Britti; ‘Vento di passione’, Giorgia; ‘Quannochiove’, con il pubblico di Napoli; ‘Napule E'’, con Francesco De Gregori; Eric Clapton For Pino Daniele.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria