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Sabato 11 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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01/12/2014

LMCA festeggia San Martino con u S-ciavandari e … i cornuti

11 novembre. L'Estate di San Martino, ma anche i traslochi tra contratti di mezzadria e schiavenza nelle nostre campagne

   

LMCA festeggia San Martino con u S-ciavandari e … i cornuti

11 novembre, San Martino di Tours. E la puntata de ‘La Mia Cara Alessandria’ - in onda ogni martedì dalle 12,15 alle 13,15 dalle frequenze di Radio Bbsi e disponibile nella sezione podcast dei siti www.fabbio.it oppure (solo per la parte storica) www.ritrattidallalba.it – si apre con i proverbi, tanti, dedicati a San Martino. Come, “Se la noc ad San Marten a l’è nivul, er pastur u cata er vide; se a l’è sren, i pastur i catu er fen”, oppure “A l’è nenta alvesi bunura, a l’è rivé an temp”. 11 novembre, il ‘giorno di marca’ più importante dell’anno, dopo Natale, celebrato anche da Giosuè Carducci nel 1883.
Invece chi sono gli ‘S-ciavandari’ e cosa c’entrano con San Martino? Deriva da schiavi e “dalle nostre parti – spiega Piercarlo Fabbioerano i salariati fissi, coloro che avevano contratti di ‘schiavenza’ con il proprietario terriero. Il rapporto durava un anno, da San Martino a San Martino e poteva essere rinnovato. Consisteva nella sottomissione di un lavoratore agricolo ad un proprietario, che di fatto lo rendeva schiavo per un anno in cambio di un’abitazione, un piccolo orto, una certa quantità di legna, di vino, di patate. Il compenso finale comunque teneva conto di queste risorse e ne sottraeva il valore. Ci si legava con una stretta di mano, raramente con un contratto scritto, in pratica inutile per chi era analfabeta. E nell’Italia tra l’Otto e il Novecento il tasso di analfabetismo raggiungeva in Piemonte e Lombardia circa il 60 per cento. Nelle campagne vi erano i picchi più alti del fenomeno. Così u S-ciavandari rimase tra le figure di contadini fino a circa la metà degli anni sessanta del XX secolo con particolare diffusione sulle colline dell’acquese, dell’Astigiano e del Casalese, cioè del Monferrato. E San Martino era il giorno della paga annuale, del nuovo contratto e dell’eventuale trasloco verso altri campi, altri proprietari, un’altra cascina”.

Sono gli anni della mezzadria e affittanza. Il proprietario terriero concedeva per un anno un podere dotato di un’adeguata casa per l’abitazione della famiglia, che almeno rispondeva alle norme igieniche del suo tempo, la metà delle scorte vive, la metà delle scorte morte come i foraggi e la paglia e le macchine di sua spettanza. La famiglia mezzadrile era tenuta a fornire tutto il lavoro necessario per condurre il podere e conseguire il miglior rendimento possibile. A San Martino scadevano questi contratti e o si rinnovavano o se ne cercavano di nuovi. Nella piazza della Chiesa, in ogni paese, ci si radunava per trovare accordi, contratti, vendere a comperare vitelli o fieno (come ci ha detto il proverbio della rubrica). E chi sceglieva un altro podere, per qualsiasi ragione, “incamminava” le proprie povere cose sul carro trainato dal bue e lasciava l’abitazione che lo aveva ospitato. E non sempre la nuova sistemazione si sarebbe rivelata migliore della precedente.
Ma San Martino è anche una linea di demarcazione tra la stagione calda e quella fredda. Tra i mesi in cui si produce, si raccoglie, si semina e quelli in cui si dovrà vivere di quel raccolto senza poter fare granché. L’Estate di San Martino è dunque un fenomeno meteorologico che consegna tre giorni e un pochettino di clima mite. Ed è anche per questa predisposizione che si faceva “San Martino” appunto a “San Martino”. E c’è anche un altro proverbio: “l’Ista ad San Marten la dira trei dì e in pocheten”. Senza dimenticare che San Martino di Tours è considerato il patrono dei cornuti. La ragione sta ancora nell’inesauribile cultura rurale. “In questo giorno si tenevano fiere agricole e che si vendessero e comprassero capi di bestiame o animali domestici, molti dei quali appunto ‘cornuti’ come i bovini e gli ovini”.

Spostandoci ‘Stra per Stra’ finiamo in via Francesco Gasparolo (Alessandria 1858 + Alessandria1930), da via Burgonzio a spalto Marengo (parallela a via San Pio V per un tratto). Frequenta il Ginnasio, entra in seminario e viene ordinato sacerdote nel 1881. Si laurea in teologia nel 1896. Poi si trasferì a Roma dove approfondì altre materie che gli consentirono di laurearsi in diritto canonico, in diritto civile romano e di diplomarsi in paleografia. Tutte competenze che gli consentirono una certosina attività di ricercatore e di storico locale. Nel 1892 aveva fondato in Alessandria la ‘Rivista di Storia, arte e Archeologia per la provincia di Alessandria’, che ancora oggi viene pubblicata. Viene anche nominato avvocato della Sacra Rota e nel 1894 viene nominato Canonico del Duomo di Alessandria. Innumerevoli le sue pubblicazioni, tra cui il ‘Cartario alessandrino’ in tre volumi, che raccoglie i documenti del periodo medioevale della città, cui fa seguito il ‘Liber Crucis’ che invece mette insieme documenti successivi al XIII secolo. Importanti le ‘Dissertazioni storico-critiche sopra Alessandria’. Muore in Alessandria nel 1930 all’età di 72 anni.

Dopo l’Almanacco del giorno prima, fatti successi tanti, tanti anni fa in Alessandria, la puntata di chiude con la playlist patchwork di Roberto Cristiano: Mina, ‘Oggi sono io’; Arisa, ‘L’amore è un’altra cosa’; Antonella Ruggiero e i Matia Bazar, ‘Ti sento’; Karima Feat Mario Biondi, ‘Come in ogni ora’ – ‘Amare Le differenze’; Silvia Mezzanotte, ‘La voce del silenzio’; Giorgia, ‘E' L'Amore Che Conta’; Laura Pausini, ‘Se non te’.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria