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Sabato 11 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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08/07/2014

LMCA: gli scavi del ponte Tanaro

C'era un mistero, da tempo risolto dagli storici, ma mancava la prova materiale. L'hanno trovata gli archeologi di Arkaia. Così finalmente è certa l'esistenza della 'decima arcata'

   

LMCA: gli scavi del ponte Tanaro

Non si può chiudere la storia del ponte sul Tanaro senza ‘risolvere’ il mistero che ci ha un poco rincorsi per circa 850 anni, cioè dalla fondazione di Alessandria nel 1168, fino ad oggi. Quello della decima arcata, che ci rincorre almeno dal tempo in cui i ponti sono diventanti di pietra o di mattoni, cioè dal 1500 o da fine 1400. E ci prova ‘La Mia Cara Alessandria’, trasmissione curata e condotta da Piercarlo Fabbio, in onda ogni martedì dalle 12,15 alle 13,15 dalle frequenze di Radio Bbsi, e disponibile nella sezione podcast dei siti www.fabbio.it oppure (solo per la parte storica) www.ritrattidallalba.it.

Dieci arcate aveva il ponte del 1891 abbattuto nel 2009, ma altrettante erano quelle del ponte del 1780 abbattuto in concomitanza con i lavori di costruzione dell’altro tra il 1889 e il 1891. Ma se ne vedevano solo 9. Quindi la decima era ‘in secca’, come spiegano gli archeologi di Arkaia, che hanno fatto due campagne di rilevamenti sull'attacco del ponte alle rive: una nel marzo 2012 e una nell'agosto-settembre sempre del 2012.

Si sarebbe potuta usare questa decima arcata per aumentare la portata del ponte e impedire l'abbattimento? Tema da ingegneri idraulici, anche se già qualcuno aveva fatto due conti rilevando che non sarebbe bastato, in più l'attacco alla riva senza ‘spalle’, ma con un'arcata (anche la prima verso Cittadella era più piccola e lievemente storta) avrebbe messo in difficoltà la struttura del ponte. Ma gli archeologi di Arkaia spiegano pure che durante gli scavi sono stati ritrovati i resti delle due case cantoniere, a pianta quadrata, che serravano i due lati del ponte, di colore scuro, probabilmente rosso per i mattoni a vista, mentre sull'altra sponda in un'analoga costruzione era situata una rivendita - precisamente la n. 75 - di Sali e Tabacchi con tanto di insegna dei Monopoli di Stato con stemma sabaudo.

E sulla sponda destra, lato città? Prima del ponte del 1891 vi erano strutture diverse. Fino ai primi dell'Ottocento l'accesso alla città era difeso dal complesso militare della Rocchetta e dalla porta Sorella. È probabile che durante i lavori di Giovanni Salucci per conto dei francesi tra il 1800 e il 1805, la porta Sorella venisse demolita. I Francesi con Chasseloup Lubat fecero costruire per ragioni militari un passaggio protetto sul ponte di allora, che alcuni disegni mostrano a sbalzo agganciato al ponte ad una quota più bassa rispetto al piano di passaggio.

L'esistenza di Porta Sorella è testimoniata anche da un disegno che illustra ‘Alessandria assediata lì 17 luglio et abbandonata lì 18 agosto 1657’ di G.F. Pert, depositato presso l'Archivio di Stato di Alessandria, dove oltre al complesso fortificato della Rocchetta c'è anche un'altra testimonianza importante per il nostro mistero. Se siamo nel 1657, è ritratto lo stesso ponte che abbiamo incontrato sfogliando il Codex Statutorum. Era il primo ponte di pietra, quello per il quale gli alessandrini l'avevano tanto tirata per le lunghe da metterci quasi cinquant'anni a costruirlo. E le arcate del disegno sono dieci, solo che una rimane sempre a secco. “Questa volta, anziché la decima, il disegno raffigura la prima ben piantata sulla riva. Per prima si intende quella che attacca dalla riva sinistra del Tanaro, quella dove c'è ancora Bergoglio. Tutto risolto? Forse non proprio. Una delle questioni che rimangono aperte in questa lunga storia, che ci ha appassionato per quasi due mesi di trasmissioni è la storia del ponte di fine Settecento. Un vero nuovo ponte come dicono gli storici oppure un rifacimento, seppur quasi totale, del vecchio del Cinquecento? Per ora rimango dell'idea che si tratti di un ponte nuovo, di cui si siano magari sfruttate alcune vecchie strutture, ancora in buono stato per evitare costose ricostruzioni. Ah, questi alessandrini... non a caso derivano dai liguri...”.

Per la rubrica ‘Ferro e poltiglia ovvero Eventuali riferimenti a fatti, persone o cose sono decisamente voluti, proverbi piemontesi affidati alle inflessibili parole di un poco immaginario Vittorio Alfieri, si continua a parlare di tempo: ‘A Luj, la tera la buja. A luglio la terra bolle’, intendendo il tempo come previsioni. I nuovi ‘sacerdoti’ hanno solo attenuato le difficoltà che aveva il Colonnello Bernacca che, dal 1968, incominciò a tenere una popolarissima trasmissione sul primo canale della televisione. A lui, come ai suoi successori, è dedicato anche un altro proverbio di saggezza piemontese: ‘Bel temp e cativ temp i diru mai tit el temp. Bel tempo e cattivo tempo non durano mai tutto il tempo’.

Con l’Almanacco del giorno prima, fatti successi tanti, tanti anni fa in Alessandria, torniamo, invece, al primo luglio 1314, anno in cui, “…Due chiese, con i monasteri, vennero fondate in Alessandria, una per li Minori Osservanti di San Francesco, da Guglielmo Inviziati incominciata e dal re Roberto condotta a termine; l’altra per le monache di Santa Maria Maddalena, dalla di lui moglie Sancia, regina, fatta edificare…”.

La playlist della settimana, a chiusura della puntata, curata con Roberto Cristiano è tutta di pop latino, con ritmi e sound decisamente estivi: ‘Flamenco de fuego’, Cesare Borroni; Aventura, Obsesion; ‘La Bamba’, Ritchie Valens; ‘Corazon Espinado’, Santana; ‘Asereje’, Las ketchup; ‘El Talisman’, Rosana; ‘La Flaca’, Jarabe de Palo; ‘Si Tu Non Vuelves’, Miguel Bosè & Shakira.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria