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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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27/05/2014

LMCA: il ponte sul Tanaro, inizia la storia

Con la fondazione di Alessandria nel 1168 si inizia anche a parlare del ponte che collega Bergoglio con Rovereto. E' di legno fino al 1450, quando gli alessandrini chiedono di poter costruire un nuovo ponte di pietra...

   

LMCA: il ponte sul Tanaro, inizia la storia

Ancora un rinvio per il ponte Meier. Si fa e si farà, ma qualche tempo dopo rispetto a quanto annunciato mesi fa. E trattandosi di tempo - specialità de ‘La mia Cara Alessandria’, la trasmissione curata e condotta da Piercarlo Fabbio, in onda ogni martedì dalle 12,15 alle 13,15 dalle frequenze di Radio Bbsi e disponibile nella sezione podcast dei siti www.fabbio.it e, solo per la parte storica, www.ritrattidallalba.it, quello che fa le bizze e si prende gioco di amministratori e tecnici in vena di promesse avventate, non si può non stare al gioco. “Ricordo che se tutto fosse andato come doveva, già nella primavera 2012 gli alessandrini dovevano vedere apparire in quel luogo l'arco bianco che regge l'impalcato del ponte. Allora, mentre il tempo si fa beffe di chi lo vuole piegare troppo a proprio uso e consumo, spazio intanto alla storia sul ponte e quel luogo, due rive conosciutissime che legano Alessandria con la Cittadella ma che per 600 anni circa l'hanno collegata con il preesistente Quartiere di Bergoglio raso al suolo nel 1728”.
La leggenda avvolge il ponte prima ancora che Alessandria nasca. Jacopo da Acqui nella sua Cronica racconta che Carlo Magno, venuto in Italia per combattere i saraceni, fece costruire un ponte solidissimo fra le due rive del Tanaro per far passare il suo esercito. Una leggenda, in cui però qualcosa di vero ci può essere. Prima di Carlo Magno, che probabilmente passa dalle nostre terre nel 773-774, perché, combattendo contro i Longobardi, ingaggia con loro battaglia a Susa e Pavia. E perchè passa? Il Castrum Berguliae, fortificazione romana, rimase attivo fino al XII secolo. Era una costruzione incastonata ai piedi della collina di Valmadonna-Valle San Bartolomeo e un suo avamposto proteggeva il guado sul Tanaro in corrispondenza con un altro Castello, vicino alla riva destra del fiume, quello di Rovereto, posto sulla via Fulvia che da Tortona giungeva a Villa del Foro.

Ma che tipo di ponte poteva essere? Certamente in legno. Probabilmente basso. Una serie di tavole gettate su un impalcato, molto meno poderoso di quanto si racconta, con il solo scopo di far transitare l’esercito del Re dei Franchi, con tutto il suo seguito.

Da lì la storia fa un balzo. Si oscura, fino alla nascita di Alessandria. E quando ponte voleva dire anche ricchezza, visto che gratis non lo si transitava di certo. Nel 1184 l’Imperatore Federico Barbarossa si riserva la riscossione del pedaggio. Alessandria è diventata città imperiale un anno prima, ora si chiama Cesarea, e già deve pagare al Sacro Romano Impero il suo pegno economico, oltre che quello del nome poco gradito.

“Incredibilmente anche il debito del Comune, che ha origini antiche come la città, passa dal ponte. Come?” Si possiede un documento attraverso il quale, nel 1286, Alessandria ormai dispone del pedaggio del ponte, al punto che può concedere ad un suo creditore di riscuotere la gabella, in cambio del debito che il Comune ha contratto, ma non pagato. Per qualche tempo, dunque, sarà un privato a riscuotere il pedaggio sul ponte.

Con un balzo tra i secoli, eccoci al 1450, mentre si sta svolgendo un infuocato Pubblico Consiglio. Si discute proprio del ponte e della necessità di costruirne uno nuovo. Non più in legno con le tavole ormai scalcagnate e marcio al punto che con una picca si passano da parte a parte le travi di sostegno. I Consiglieri però sanno una cosa: Alessandria, da sola non ha le risorse per ricostruire un ponte di pietra. Si deve chiedere aiuto a qualcuno… E a chi se non a Francesco Sforza cui Alessandria, di fatto, dipende? Che però pone condizioni: i lavori dovranno essere fatti in tre anni, perché per tre anni il Duca è disposto a cedere i dazi della scannatura (la macellazione) agli alessandrini. In più donerà 500 fiorini d’oro a condizione che la città ne aggiunga 1000 dei suoi. Ogni cittadino, poi, dovrà fare a proprie spese un viaggio con carro per trasportare materiali da e per il ponte. Terminata l’opera, il dazio della scannatura ripasserà per due terzi al Duca di Milano e per un terzo rimarrà alla città per consentirle di restaurare le mura di cinta e costruire il campanile del Duomo di San Pietro nella Platea Maior.

“Riusciranno gli alessandrini a rispettare i patti oppure vi saranno contrattempi o altro? Penso che nella prossima puntata il quesito potrà essere svelato”

Tempo, come sempre, protagonista anche nelle rubriche. In ‘Ferro e poltiglia ovvero Eventuali riferimenti a fatti, persone o cose sono decisamente voluti’, proverbi piemontesi affidati alle inflessibili parole di un poco immaginario Vittorio Alfieri: “A san Bernarden us semmai j couliì. A San Bernardino si seminano i cavoli”, affidandosi al patrono di pubblicitari, predicatori, pugili, tessitori; invocato in caso di raucedine, malattie polmonari ed emorragia.

Con ‘L’almanacco del giorno prima, fatti successi tanti, tanti anni fa in Alessandria’, si ritorna al 20 maggio 1515, quando “… il territorio alessandrino viene coperto dalla neve. Seguì poscia gran freddo che arrecò molti guasti, principalmente alle viti, che disseccarono…”.

Si chiude, in musica, con la playlist della settimana, curata questa volta da Fabbio e Roberto Cristiano, con le canzoni indimenticabili: ‘Nun è peccato amarsi’, Fausto Cigliano; ‘Sapore di sale’, Gino Paoli; ‘That's Amore’, Dean Martin; ‘Il mondo’, Jimmy Fontana; ‘La donna cannone’, Francesco De Gregori; ‘La luce dell’est’, Lucio Battisti; ‘Let It Be’, The Beatles; ‘Una miniera’, New Trolls; ‘Quando, quando, quando’, Tony Renis.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria