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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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12/05/2014

LMCA: il teatro dentro il Municipio

Viene finito prima il Municipale, nel 1776 sotto la direzione del Caselli, poi devono passare altri 50 anni per vedere Palazzo Rosso terminato dal Valizone

   

LMCA: il teatro dentro il Municipio

Si può in tanti modi parlare del tempo. Anche con le musiche. ‘La Mia Cara Alessandria’, trasmissione curata e condotta da Piercarlo Fabbio in onda ogni martedì dalle 12,15 alle 13,15 dalle frequenze di Radio Bbsi e disponibile nella sezione podcast dei siti www.fabbio.it e www.ritrattidallalba.it, lo fa nella puntata del 6 maggio, con musiche che parlano del tempo, lo sussurrano, come la soundtrack de ‘La mia Africa’ di John Barry. “Perché le storie che racconto sulla nostra città ci portano indietro nel tempo e di tempo hanno bisogno. Molte volte di anni, giorni, ore, minuti in quantità eccessiva…”. E, allora, si ritorna al 1772. E’ la vigilia di grandi sommovimenti che vede protagonista una nuova classe sociale, la borghesia, e Alessandria quasi si prepara silenziosamente alla Rivoluzione borghese mettendo insieme di tutto un po’: dalle prime scuole pubbliche, al maggiore consumo di tessuti, dal funzionamento regolare delle poste, alla costruzione di un nuovo ponte sul Tanaro, dall’accogliere i primi viaggiatori-letterati, al bisogno di intrattenimento, scoprendo il teatro.
Con un atto del 17 marzo il Consiglio Comunale dell’epoca decide per la costruzione. Dal Teatro privato dei Guasco, il primo in Alessandria, utilizzato pubblicamente, al teatro municipale, che per la prima volta consenta anche al ceto non nobile di accedere agli spettacoli in un’area riservata, il loggione. Con la ristrutturazione, riqualificazione degli uffici comunali di Palatium Novum, lì instaurati fin dal 1300 circa. Insomma, un teatro dentro il municipio o viceversa. A vincere la pubblica asta per il progetto e l’esecuzione dei lavori sarà una nuova figura professionale e borghese, il perito di città, l’architetto municipale. Ad interpretare questa importantissima mansione, un uomo di esperienza che con lo zio Domenico aveva collaborato con Benedetto Alfieri alla costruzione di Palazzo Ghilini. Si tratta di Giuseppe Caselli, di Serravalle Scrivia, che dal 1771 al 1800 lega il suo nome a molte opere della comunità, ma soprattutto a quel teatro che i bombardamenti aerei del 3 maggio 1944 incendieranno e distruggeranno. Sindaco, in quel tempo, è Carlo Guasco, che si accolla la spesa finale di 96mila lire, di cui 47mila per il solo teatro.

Il 6 settembre si posa la prima pietra; in una speciale cavità il Governatore Don Giano Bellegarde Conte d’Entremont e lo stesso Caselli inseriscono un Carlino d’Oro coniato nel 1755: da una parte c’è l’effigie di Carlo Emanuele III; sul verso l’Arma dei Savoia; con una mestola d’argento fabbricata apposta, la pietra verrà sigillata con una lapide. E, intanto, iniziano i guai.

Nel settembre 1773 un devastante straripamento del Tanaro distrugge molte fornaci e l’approvvigionamento di materiali edilizi si è fatto più difficile e costoso. Nonostante le spese aumentino, il Caselli anticipa denari suoi, ma nel 1774 se ne lamenta e il municipio chiede il punto della situazione: intende parzialmente finanziare l’opera con la vendita dei palchi, che hanno quattro ordini e un maestoso palco reale; a ciò si aggiunga la platea e il loggione o Paradiso, su in alto (circa 500 posti disponibili).

L’anno dopo - il 17 ottobre, giorno della Fiera d’autunno – c’è l’inaugurazione, con la rappresentazione di ‘Antigone’, musicato da Francesco Bertoni su libretto del Metastasio. Manca, però, la parte degli uffici e non saranno pochi i progetti, attendendo però un altro personaggio di valore, Leopoldo Valizone, architetto municipale dal 1813 al 1852 per vedere terminata l’opera. Nel 1825 viene aggiudicato l’appalto all’impresario Ravazzi per una spesa di 46.900 lire. Il 27 dicembre 1828 i lavori sono terminati e si passa al collaudo.
“Il palazzo ora, almeno per la facciata è più o meno simile a come lo conosciamo noi, anche per il suo caratteristico colore rosso pompeiano da far risalire ai lavori eseguiti da Ferdinando Bonsigliore tra il 1826 e il 1830 e che comprendono anche l’alzata per i tre quadranti. Tante saranno ancora le modifiche, gli arricchimenti e i rifacimenti, anche se è bene fare notare come dal 1772 al 1828 passano 56 anni… Tanto per richiamarci a quel ‘tempo’, di cui si ha bisogno per le grandi cose…”.

Tempo celebrato anche in ‘Ferro e poltiglia ovvero Eventuali riferimenti a fatti, persone o cose sono decisamente voluti, proverbi piemontesi affidati alle inflessibili parole di un poco immaginario Vittorio Alfieri.' Il tempo della campagna e del clima: ‘S’u (se u) piova el dì ad San Filip, el vignarò u dventa ric’.

Tempo protagonista de ‘L’almanacco del giorno prima, fatti successi tanti, tanti anni fa in Alessandria’, e della playlist, che chiude ogni settimana la puntata. Questa volta ritornando all’atmosfera unica della Disco Music Anni Settanta, con: i Bee Gees di ‘You Should Be Dancing’; Gloria Gaynor e ‘I Will Survive’, Santa Esmeralda e ‘Don't Let Me Be Misunderstood’; MFSB - TSOP (The Sound Of Philadelphia); Diana Ross e ‘Ain't No Mountain High Enough’; YMCA dei Village People; per chiudere con Pavarotti & Barry White in ‘My first, my last, my everything’.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria