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Sabato 11 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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09/03/2014

LMCA: il Carnevale di Gagliaudo

Alessandria e le feste dedicate al Carnevale dal Seicento in avanti, fino ad arrivare agli anni Venti del Novecento, anche se il grande protagonista è sempre lui: il contadino furbo che sconfisse il Barbarossa

   

LMCA: il Carnevale di Gagliaudo

Puntata rivoluzionata, quella del 4 marzo per ‘La Mia Cara Alessandria’, trasmissione curata e condotta da Piercarlo Fabbio in onda ogni martedì dalle 12,15 alle 13,15 sulle frequenze di Radio Bbsi e disponibile nella sezione podcast dei siti www.fabbio.it e www.ritrattidallalba.it. Essendo Martedì Grasso, ultimo giorno del Carnevale 2014, prima di tuffarsi nel mondo delle maschere e dei travestimenti, spazio ai proverbi piemontesi – nella rubrica 'Ferro e Poltiglia. Ovvero Eventuali riferimenti a fatti, persone o cose sono decisamente voluti’ - affidati alle inflessibili parole di un poco immaginario Vittorio Alfieri, che si muove tra Carnevale e Quaresima: ‘U bsogna fé la vita Medesima, tant a Carvé, cme an Quaresima’, ‘Chi cu fa trop gras el Carvè, u fa magra la Quaresima’, ‘Chi cui fa nenta a Carvè, ui fa an Quaresima’, ‘Nenta tuc son bon a schersé’.
Un Carnevale che ha radici nella paganità, quando Alessandria neppure era nei pensieri dei suoi fondatori. Con un senso recondito, “quello che oggi non si vive più, salvo nei travestimenti, negli infingimenti, che poi altro che scherzi non sono. Anche se non vi è una grande letteratura in materia, sappiamo del poema, edito a Milano nel 1605 dal patrizio alessandrino Annibale Guasco, dal titolo ‘Tela Cangiante’ (raccolta di madrigali): che sono infiniti gli errori del Carnevale e grave quello delle Maschere…; Che le Maschere sono opera del Demonio; spiacciono a Dio; …che potersi il Carnevale chiamare Proteo dell’Inferno…; Astutia del Demonio a procurar il Carnevale avanti la Quaresima, contra la salute dell’Anime…; la cui forza sta nel suo abuso…”.

Quel Carnevale alessandrino che più di ogni altra maschera può ben interpretare Gagliaudo Aulari, l’uomo del trucco supremo che salva la civitas nova dal Barbarossa, che racconta (ripreso in ‘Nuova Alexandria’ n. 1, 2001) cosa succedesse nelle campagne intorno alla città, tra fuochi, processi e funerali. Quel Gagliaudo servito in ogni salsa, dall’Assedio di Alessandria alla Gagliaudeide del 1884. “Addirittura viene scritto, per il Carnevale del 1826, un melodramma giocoso alla maniera di un Donizetti o di un Rossini, tanto per buttarla là. Orfeo overossia Fra i due litiganti il terzo gode, melodramma giocoso, con musica tutta nuova del passato, da rappresentarsi nel Teatro Gagliaudo di Alessandria appositamente eretto in piazza Vittorio Emanuele nel carnevale 1826”.
Poi, già nel Novecento si hanno le prime fotografie, i carri allegorici, con la sfilata per le vie cittadine, cui partecipano tutti i sobborghi. Oggi sono trainati da potenti trattori; ieri da cavalli, anche se incominciano a far capolino le auto e i primi trattori, proprio nei ruggenti anni Venti. “E tra carta pesta e figure dalle sgorbie fattezze, si agitano, ora come allora, centinaia di comparse. Un modo per mettersi in mostra avendo la scusa per farlo oppure per applicare il proverbio che proprio all’inizio Alfieri ci ha letto: U bsogna fé la vita Medesima, tant a Carvé, cme an Quaresima”.

Con ‘L’almanacco del giorno prima', fatti successi tanti, tanti anni fa in Alessandria, si ritorna sempre al 4 marzo, ma del 1566, giorno in cui “… il sommo pontefice Pio V conferisce a Paolo Maria Castellani il grado di capitano della sua guardia e di luogotenente generale della cavalleria nell’ecclesiastico Stato…”.

Nella playlist che chiude la puntata ricordi e musica, dedicati a Francesco Di Giacomo, Banco del Mutuo Soccorso, scomparso in un incidente stradale in queste settimane. “Era Estate, avevo 17 anni e avevo sentito che a Pontechino, una nota balera dell’acquese, si esibiva una band che mi sarebbe rimasta nel cuore, il Banco del Mutuo Soccorso. Non sapevo bene che musica avrei sentito. Presi il mio motorino, un ‘Motom Daina’ a tre marce, e mossi da Predosa. La sala della Balera era strapiena e di lì a poco una musica ad altissimo volume investì la mia fantasia. Due tastiere, un organo e un piano, che a me interessarono moltissimo, ma soprattutto una voce incredibilmente originale e possente di un uomo corpulento, barbuto, volontariamente trasandato, uscito da un film di Fellini, mi colpirono intensamente. Sono passati 42 anni e Francesco Di Giacomo, quella voce soave, suadente, a ruminar testi immaginifici, quasi medievali, da parer tratti dai poemi cavallereschi più antichi, ora rimarrà nella mia memoria e nelle mie orecchie”. Non potrò più sentirla dal vivo…”, ma resterà la magia di successi come: ‘E' Cosi' Buono Giovanni, Ma?; (Come in un’ultima cena); ‘RIP live’ (No Palco); ‘3. 750. 000 Anni Fa_L'Amore’ (Darwin); ‘Canto Di Primavera’ (Canto di Primavera); ‘Metamorfosi parte finale’ (Banco del Mutuo Soccorso); ‘Traccia’ (No Palco).

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria