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Sabato 11 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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22/01/2014

LMCA: alessandrini generosi

Le istituzioni che nell'Ottocento si occupavano di assistenza, beneficienza, carità verso chi meno aveva. E si scopre una poderosa tradizione

   

LMCA: alessandrini generosi

Alessandrini generosi e solidali. Oggi, come ieri. “Oggi – sottolinea Fabbio nella puntata del 21 gennaio de ‘La Mia Cara Alessandria’, trasmissione in onda ogni martedì dalle 12,15 alle 13,15 dalle frequenze di Radio Bbsi - siamo abituati a un sistema che, pur finanziato a vario titolo dalle tasse, imposte e tributi dei cittadini, dà sollievo a chi ne dovrebbe aver bisogno. A questi enti pubblici, com’è ad esempio il Cissaca, si aggiungono istituti privati, di norma collegati alla Chiesa come la Caritas o i Cappuccini o le Parrocchie, che intervengono per migliorare la qualità della vita di persone o famiglie intere. Ora, visti anche gli effetti della crisi, che ha certamente aumentato il numero di concittadini che devono tirare la cinghia, mi è venuto in mente di fare un passo indietro nel tempo e vedere se la generosità e la solidarietà sono tradizioni e identità di una popolazione come quella alessandrina, sempre un poco considerata chiusa e poco propensa al dono verso gli altri”.

E così con la macchina del tempo si torna a metà Ottocento, scoprendo che non c’è peggior bugia di considerare gli alessandrini avari, gretti, spilorci e taccagni, specie quando devono devolvere i loro danari nei confronti dei più poveri. Come ben riporta ‘Il Provinciale’, almanacco storico-statistico-economico della città e provincia per l’anno 1855, indicando tra le categorie toccate dalla generosità alessandrina bambini abbandonati, orfani e orfanelle, malati: “l’umanità sofferente e colpita da rio morbo che trova un farmaco ai suoi mali, un sollievo ai suoi dolori, un conforto alle sue pene”. Poi i miseri, i poveri, persino il carcerato, gli operai e il mutuo soccorso; le banche come la Cassa di Risparmio. Ma anche le figlie in età da marito, senza alcuna dote e il gratuito patrocinio dell’avvocato dei poveri. Persino la biblioteca o il teatro o il camposanto sono considerate opere di beneficienza, di carità, o anche solo di zelo. E, allora, l'ospedale degli infermi, sotto il titolo de' Santi Antonio e Biagio è l'istituzione di sicuro più importante, cui nel 1829 il signor Carlo Dameri legava la sua eredità per consentire "che si dessero quattro lire caduno dei guariti che uscirebbero dallo spedale ancora impotenti al lavoro”. Nel 1853 i malati ricoverati durante l'anno erano stati 1200 (776 uomini e 424 donne); ne erano stati dimessi 936 mentre 161 erano morti. Ancora ricoverati al 31 dicembre: 103. Gli incurabili erano 22 (13 uomini e 9 donne); di questi solo 7 erano morti, mentre 15 continuavano il ricovero. I medici erano 4, di cui due chirurghi. Solidarietà e generosità verso gli altri sono le basi anche dell'opera Pia Pomesana, un ospedale che si reggeva su una rendita costituita dal canonico Francesco Pomesana, specializzato nel distribuire farmaci a domicilio ai poveri infermi. Funzionava per la città e i sobborghi, ma occorreva l'attestato del parroco e del medico di povertà e malattia.
La puntata prosegue con le rubriche ‘Ferro e poltiglia. Ovvero Eventuali riferimenti a fatti, persone o cose sono decisamente voluti’, proverbi piemontesi affidati alle inflessibili parole di un poco immaginario Vittorio Alfieri; ‘L’almanacco del giorno prima, fatti successi tanti, tanti anni fa in Alessandria’ per chiudersi con la playlist: terza parte, sempre curata da Fabbio con Roberto Cristiano, di ‘Un assaggio di Blues’ proponendo ‘The Thrill Is Gone’, B. B. King; ‘Mail Order Mystics’, John Mayall and The Bluesbreakers; ‘Confusion’, Treves Blues Band; ‘A me me piace o blues’, Pino Daniele; ‘I can be satisfied’, Paolo Bonfanti-Acoustic Franciacorta; ‘Cool Man’, Roberto Ciotti.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria