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Domenica 12 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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28/01/2013

La mia cara Alessandria: la memoria della Shoah e la tradizione della merla

Umanità universali si tengono assieme fra orridi racconti e soavi leggende. La playlist, realizzata per la prima volta con Alessandro Cagnoli, propone alcuni brani che negli anni '70 non si sentivano in Italia

   

La mia cara Alessandria: la memoria della Shoah e la tradizione della merla

“Il tempo questa volta non ci è amico. Vorremmo poter scordare, ma non dobbiamo dimenticare. Lo sterminio degli Ebrei nei campi di concentramento nazisti è una tragedia da non poter essere descritta con le semplici parole della quotidianità. Discoprendo il velo della guerra, si è conosciuta una realtà che raccoglie gli ultimi aneliti di un uomo che vive della bestia che c’è in lui. O almeno il tempo spera che sia così e che la shoah sia l’ultimo dei sacrifici immolati sull’altare per far sì che l’uomo si facesse fratello universale, si riappacificasse con i propri simili anche se considerati diversi, si proponesse un futuro scevro dai marchiani errori della sua primitività. Ma il tempo sa che non è andata così, neppure dopo il suo dramma più immane”.
E così la musica di 'Rhapsody in blue', che ormai da settimane accompagna il viaggio nel tempo che apre 'La Mia Cara Alessandria', trasmissione curata e condotta da Piercarlo Fabbio in onda ogni martedì dalle 12,15 alle 13,15 dalle frequenze di Radio Bbsi, nella puntata del 29 gennaio (disponibile nella sezione podcast del sito www.fabbio.it) introduce a una dedica speciale agli ebrei alessandrini per il Giorno della Memoria, celebrato in città il 28 gennaio; per continuare con la suggestione della colonna sonora de 'La vita è bella', firmata da Nicola Piovani. Mentre la parola scritta è quella straziante, dura, senza appello, di Primo Levi in 'Se questo è un uomo' (1947). “Un ricordo accorato di una tragedia che, ancora oggi, ci viene quasi impossibile descrivere”.
Per la rubrica 'Ferro e Poltiglia. Ovvero eventuali riferimenti a fatti, persone o cose sono decisamente voluti', proverbi piemontesi affidati alle inflessibili parole di un poco immaginario Vittorio Alfieri: “A l'é più giassà che gené. E' più gelato di gennaio”, per indicare una persona che sta sulle sue, mantiene le distanze.

E di gennaio e freddo si parla anche raccontando l'origine dei cosiddetti 'Giorni della Merla', 29-30-31, legata a leggende più o meno note. Come quella della signora di Caravaggio, De Merli, che traghettò il Po gelato per andare a marito. Oppure l'altra che riferisce della merla dal bianco piumaggio che per contrastare il gelido e dispettoso gennaio, che allora finiva al 28esimo giorno, si procurò scorte di cibo per tutto il mese, uscendo poi baldanzosa. Ma gennaio, per sbeffeggiarla, chiese tre giorni a febbraio e si scatenò...
Per l’Almanacco del giorno prima, fatti successi tanti, tanti anni fa in Alessandria, si ritorna al 29 gennaio 1844, San Valerio Vescovo e Martire compatrono della città, giorno in cui “...si fa festa in Duomo ove se ne venerano le ceneri, così come è festa a Lu. In Sant’Alessandro festa con indulgenza plenaria”.
La playlist, che chiude la puntata, realizzata inaugura la collaborazione con Alessandro Cagnoli. Per il primo appuntamento, spazio ai 'Mai arrivati degli Anni Settanta', brani che per un motivo o per l’altro non sono passati per i canali ufficiali (radio, tv e distributori ufficiali) e sono tuttora sconosciuti alla maggioranza degli italiani, se non in qualche caso per essere stati inseriti in pubblicità, o come colonna sonora di serie televisive inglesi o americane, ma trasmesse anche in Italia. Come 'Alexis' dei The James Gang , rock band statunitense attiva dal 1966 al 1977 capitanata prima da Joe Walsh (poi chitarrista negli Eagles) poi da Tommy Bolin (poi nei Deep Purple); 'I Can't Change It' di Frankie Miller, cantante e compositore scozzese; 'Get It On' dei T. Rex, esponenti del glam rock (come anche Bowie ed Elton John). E poi 'Sour Suite' dei The Guess Who, canadesi praticamente ignoti agli italiani; 'Satellite of Love' deldecisamente più conosciuto Lou Reed; 'Everything I Own' dei Bread, negli anni '60 famosi quasi quanto i Beatles (anche se parecchio più commerciali); quindi 'All the Young Dudes' dei Mott the Hoople, altro gruppo glam, con una canzone abbastanza conosciuta per la versione di Bowie; 'Forrest On The Mountain' degli Elderberry Jak, bravi e sconosciutissimi; per chiudere con 'A Rose For Emily', degli Zombies, originari di St Albans (Hertfordshire, 35 chilometri a nord di Londra), uno dei più importanti gruppi musicali rock degli anni '60, con un revival nei '90 ma meno incisivo del primo.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria