‘No a questo patto di stabilità. Sì alla crescita e agli investimenti’ è il titolo della tavola rotonda alla quale ha partecipato il sindaco di Alessandria Piercarlo Fabbio, venerdì pomeriggio a Brindisi, in occasione della XXVIII Assemblea Anci su ‘La repubblica dei Comuni. Autonomia per cambiare il Paese’. Con lui, moderati da Dario Laruffa (Rai Tg2), sono intervenuti, tra gli altri, il vicepresidente dell’Ance Salvatore Matarrese, Matteo Del Fante (direttore generale Cassa Depositi e Prestiti), Andrea Cardinaletti (commissario straordinario Istituto di credito sportivo), il deputato Gian Luca Galletti, Enrico Giovannini (presidente Istat).
In materia di conti e riduzioni di trasferimenti, sollecitato dal giornalista che chiedeva se, da sindaco eletto per il Pdl vivesse le stesse difficoltà di operare lamentate da molti colleghi di centro sinistra, Fabbio non è stato certo clemente.
“Non è che per solidarietà i conti vengano meglio di quelli che gestiscono i sindaci di centro sinistra. Vanno male per tutti, il problema è dove andare a pescare le risorse per mantenere inalterato il livello qualitativo delle nostre realtà. Noi abbiamo tentato, sapendo che comunque le difficoltà sarebbero state crescenti a fronte di trasferimenti ridotti, orientandoci sostanzialmente verso un contesto che sapevamo sarebbe sempre stato più federalista e che ci avrebbe però trovato a metà del guado. Abbiamo infatti tentato di accedere a quello che i nostri padri hanno messo da parte. Il Comune di Alessandria ha un patrimonio stimato intorno ai 550 milioni di euro, con un indebitamento di 150. Di fatto queste cifre ci consentono di agire, di poter fare quegli investimenti che, se non facessimo o non avessimo fatto in questi ultimi tre-quattro anni, ci avrebbero portato verso una sorta di lutto locale dell’economia”.
E così sono stati alienati immobili ed è stata avviata una politica di liberalizzazione e privatizzazione delle partecipate, ben 40. “Molte – ricorda il primo cittadino - le abbiamo dichiarate, prima ancora che la legge ce lo imponesse, strategiche o no, mantenibili o no. Lo abbiamo fatto a partire dal 2009, scegliendo questa politica al fine di investire”. In attesa che dalla positiva conclusione del dialogo tra Governo ed enti locali sulla riduzione dei tagli possano arrivare nuovi danari. “Penso sia utile – conclude Fabbio - perché questo vuol dire immettere risorse nel territorio, necessarie per rilanciare lo sviluppo”.