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27/01/2011

La Camera rinnova la fiducia a Sandro Bondi

314 deputati respingono i documenti presentati dall'opposizione e rinnovano al Ministro dei Beni culturali il loro apprezzamento. Ora il Ministro potrà lavorare anche con maggiore lena al suo progetto. Le considerazioni di Ragionpolitica

   

La Camera rinnova la fiducia a Sandro Bondi

(...) La Camera ha respinto con 314 voti contrari (292 i favorevoli, 2 gli astenuti) le mozioni di sfiducia presentate dalle opposizioni contro il ministro Sandro Bondi. Giustizia, già. Perché mai avevamo assistito ad un uso così demagogico, pretestuoso e politicamente insensato di uno strumento come quello della sfiducia individuale. Si voleva infatti colpire Bondi non solo e non tanto come ministro dei Beni Culturali, ma soprattutto in quanto ministro del governo Berlusconi, in quanto figura da tempo tra le più vicine e ascoltate dal Cavaliere, in quanto lucido e generoso difensore di una storia politica iniziata con Forza Italia e proseguita nel Popolo della Libertà. Infine, ma non ultimo, Bondi è stato preso di mira in quanto intellettuale libero e non prono all'establishment culturale e all'intellighenzia radical chic, e proprio per questo rappresentato come figlio di un dio minore, indegno di avere rispetto e cittadinanza culturale.

Se una «colpa» Sandro Bondi ha come ministro, trattasi di colpa benedetta: quella di aver denunciato il monopolio che la sinistra, nel corso dei decenni, ha steso sul mondo della cultura, occupando anno dopo anno le casematte di gramsciana memoria; quella di aver iniziato a mettere mano in settori divenuti col tempo santuari intoccabili della sinistra nostrana; quella di aver improntato la sua azione al principio liberale secondo cui la cultura non deve essere «dipendente esclusivamente dai finanziamenti dello Stato»; quella, cioè, di aver combattuto l'«intreccio asfissiante» tra Stato e cultura che si è affermato nel nostro Paese, senza soluzione di continuità, a partire dal fascismo. Se questa è una «colpa» agli occhi della sinistra, è una colpa di cui andare orgogliosi. Perché rappresenta un netto cambio di rotta rispetto a decenni di politiche deboli e tutt'altro che coraggiose nei confronti di un potere culturale dominante che ha vissuto di assistenzialismo per ingigantirsi e radicarsi sempre più nei gangli vitali degli enti pubblici e delle istituzioni italiane, con esiti nefasti per il pluralismo e soprattutto per l'effettiva libertà di espressione di culture non allineate e politicamente scorrette.

Per tutti questi motivi è da accogliere con sollievo e da salutare con soddisfazione il no della Camera alle mozioni di sfiducia contro Bondi, il quale potrà ora continuare nella sua azione riformatrice al ministero dei Beni Culturali, forte di un voto che, se da un lato sancisce per l'ennesima volta la debolezza congenita e l'inconcludenza delle opposizioni, dall'altro conferma la tenuta parlamentare di un governo che dà fastidio e suscita le ire della sinistra (e non solo) per la carica innovatrice che esso esprime in ogni campo nel quale si trova ad operare.

 

Alessandro Gianmoena

(da Ragionpolitica)

 

 

 

 

 

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