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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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04/07/2010

Omaggio a Libeskind: la mostra di Patrizia della Porta

Aprirà il 7 luglio alle ore 18, nei locali di Palazzo Monferrato, una mostra che riaccende le luci sulla fotografia d'autore. In questo caso è il Berlin Jewish Mu-seum, progettato da Daniel Libeskind, il centro dell'attenzione

   

Omaggio a Libeskind: la mostra di Patrizia della Porta

Aprirà al pubblico mercoledì 7 luglio la mostra THE BERLIN JEWISH MU-SEUM di Patrizia Della Porta e Daniel Libeskind. La mostra, a cura di Sabrina Raffaghello e Roberto Mutti, rimarrà in corso fino all’8 agosto e sarà ospitata nell’elegante cornice di Palazzo del Monferrato ad Alessandria, proponendo un percorso attraverso le fotografie di Patrizia Della Porta che illustra i volumi di Daniel Libeskind in assoluta simmetria con l’ideale di recupero della memoria attraverso la composizione delle forme. Nel 1925 Vassily Kandinsky pubblicava “Punto, linea, superficie”, uno straordinario testo dove veniva teorizzata l’importanza della forma (naturale e artificiale) intesa come un significante della realtà ma anche come tensione di forze tutte da indagare in una inedita metafisica dell’estetica. Non è azzardato stabilire un paragone con il lavoro di Patrizia della Porta: anche lei invita a osservare la realtà in modo non banale invitando lo sguardo a scorrere al di là dell’immediatezza. Nel suo caso, però, i tre momenti dialettici cambiano e diventano spazio, tempo e superficie. Gli oggetti dell’architettura da lei colti si animano così in una visione di assoluta purezza dove l’essere e l’apparire si intrecciano in modo intrigante.
La mostra di Patrizia della Porta e Daniel Libeskind ci mostra l’altra faccia dell’architettura, quella simbolica, quella delle idee. Non a caso le fotografie di Patrizia della Porta raccontano in modo così intimo, così spirituale lo spazio fisico di un museo innovativo dove il contenitore si fonde e si raffronta al contenuto.
Diversi sono i punti di contatto di questi due geniali personaggi. Daniel Libeskind racconta la genesi del suo progetto marcando l’attenzione sulla dimensione concettuale e spirituale dello spazio. La memoria dell’olocausto ritorna ora lieve ora preminente attraverso tagli di luce che fendono come lame lo spazio e generano flebili fiammelle del ricordo. Senza memoria non c’è possibilità di evoluzione e i luoghi della memoria devono custodire la storia dei popoli e la storia degli uomini. Ecco allora che l’aspetto ideale sembra essere primario rispetto a quello progettuale, lo spazio fisico è tale perché frutto di uno spazio universale. Le foto di Patrizia della Porta ci aprono a una dimensione nuova, quella del tutto e del niente, dimensione che bene illustra la profonda emozione fisica che lo spazio del Museo Ebraico di Daniel Libeskind a Berlino provoca sul visitatore. Empatia e ricordo, l’intero e l’assenza. Il taglio di luce squarcia con la sua carica di energia vitale l’assenza di forme, evoca nella sua essenzialità tutta forza della memoria e tutte le energie del ricordo.

“È bene avere un fine verso il quale dirigersi; ma dopo tutto, quello che conta è il cammino.”
Ursula K. Le Guin

Il viaggio intrapreso da Patrizia della Porta e Daniel Libeskind è un viaggio nel passato che diventa presente attraverso gli scatti di Patrizia della Porta.
Un progetto, quello di Daniel Libeskind, capace di rivoluzionare il concetto di simmetrie, la logica compositiva trova le sue radici in tre principi fondamentali: pensiero, musica e forma.
La necessità di costruire una memoria attraverso uno spazio fisico, in cui i berlinesi, ma non solo essi, potessero trovare le risposte a un trascorso sbiadito e offuscato dalla tragedia collettiva della Shoa, la forza compositiva della musica di Shöemberg ricostituita nella sua parte mancante attraverso i tagli fendenti e i frammenti di linea retta, dell’innovativa struttura a zig zag che contiene volumi, luci e percorsi in grado di rivoluzionare il processo progettuale architettonico, sono per Libeskind una codificazione del suo essere artista, musicista e pensatore capace di coniugare un linguaggio strutturale e compositivo in semantica, dialettica e storia.
Le immagini di Patrizia della Porta raccontano attraverso una fotografia che è pensiero, meditazione e linguaggio questa rivoluzionaria opera prima di Daniel Libeskind.
Immagini quasi astratte dove le geometrie degli interni e degli esterni si aprono a prospettive di luce assolutamente spirituali e la dimensione emotiva dello spazio disegna i luoghi della reminiscenza.

La fatica e il profondo senso di responsabilità nei confronti della storia sono un aspetto comune a questi due artisti del nostro tempo. L’empatia con cui propongono soluzioni compositive, li pone su un piano di assoluta affinità elettiva. Dalle parole di Daniel si comprende una riflessione alquanto profonda e innovativa su tema così delicato e carico di valenze simboliche e storiche. Dalle immagini di Patrizia la stessa riflessione produce forme che come archetipi primari ci riconduce alla forza della memoria collettiva, la storia si fa carico delle sue strutture e affina i nostri sensi attraverso una luce ora flebile come una fiammella ora profonda come una ferita.
Tutti i colori di un bianco e nero che abilmente purificano l’immagine e rendono tangibili i concetti dell’assenza e della reminiscenza. La lacerazione della materia genera attraverso al luce forme concrete e assolutamente primarie.
Con occhi attenti dai vuoti di Patrizia si può udire il lento ed inesorabile sussurro di un popolo.
Daniel Libeskind e Patrizia della Porta uniti in un’etica compositiva e in un’alchimia filosofale sono riusciti a reinventare ciascuno con i propri mezzi lo spazio fisico strutturando una quarta dimensione, quella artistica, ad uso e consumo di un pubblico assolutamente sorpreso da tale geniale risoluzione.
Un cammino che conduce attraverso la storia di un popolo a un futuro carico di simboli per non dimenticare, il ricordo rende gli uomini liberi.

 

Sabrina Raffaghello

 

 

SCHEDA TECNICA

Titolo Mostra:
THE BERLIN JEWISH MU-SEUM

A cura di
Sabrina Raffaghello e Roberto Mutti

Periodo:
7 luglio - 8 agosto 2010

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria