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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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20/11/2005

AMIU: i dati sul porta a porta non convincono

I vertici dell'azienda propongono conti che partono dal presupposto di una notevole riduzione dei rifiuti prodotti. Perché, se cambia il cassonetto sotto casa, io mangerò 2,36 volte in meno? Ecco come i conti non tornano...

   

AMIU: i dati sul porta a porta non convincono

Dobbiamo ammettere che il Piano era ben congegnato. AMIU, nella bufera delle polemiche per la scelta azzardata della raccolta porta a porta e per il progressivo arretramento dalle altre attività ecologiche che ne avevano contraddistinto il recente passato aziendale; il Comune, che aveva scelto la Tariffa di Igiene Ambientale (TIA), accantonando la TARSU, scaricando l’intera gestione economica dei rifiuti sui portafogli dei cittadini, sotto tiro; i detrattori di questi sistemi pronti a rimarcare gli errori dei decisori politici: questa era la situazione che i vertici dell’AMIU dovevano fronteggiare con prontezza per dimostrare all’esecutivo del Comune – o ad una ben precisata parte di esso – che la scelta effettuata era buona ed indiscutibile.
Servivano dunque dati. Occorreva un’occasione per chiudere la bocca agli oppositori. Un’opportunità che non poteva essere costituita dal maldestro tentativo di un partito – Rifondazione Comunista – di rispondere ai consiglieri comunali, presentatori di un’interpellanza sulla difficile situazione creatasi all’AMIU sul piano delle relazioni sindacali e su quello delle risorse indirizzate ai vari comparti d’attività, dopo l’istituzione della raccolta differenziata “porta a porta”.
Così l’audizione all’inizio di novembre della Commissione Consiliare Politiche dello Sviluppo sul tema era diventata l’evento con il quale mettere definitivamente a tacere anche i più critici: Presidente e direttore dell’AMIU avevano calato l’asso. Non solo la raccolta “porta a porta” funzionava, ma addirittura era un successo al di là delle aspettative (72% di differenziata, “tal quale” al minimo). Per rendere ancora più credibili le notizie, i responsabili avevano fatto fair-play: probabilmente i risultati sarebbero calati nel tempo, intorno a quel 60%, che costituiva l’obiettivo reale dello sforzo.
Ma per ottenere una vittoria su tutta la linea, zittire definitivamente coloro che, come noi, continuavano a raccogliere dai cittadini segnalazioni di disagio, occorreva qualcosa in più. Bisognava demolire l’ultima arma in mano agli avversari: quella del costo. Sì, il “porta a porta” sarebbe pur stato un successo, ma poco gradito se i costi a carico del cittadino fossero alla fine aumentati. Così ecco l’idea: dimostrare che la raccolta “porta a porta” sarebbe stato anche un affare! Come? Fornendo dati su cui impiantare il ragionamento. Certo, occorreva usare una tecnica raffinata di comunicazione: far credere che una cosa fosse vera, evidenziando solo i dati che fossero serviti. Il resto l’avrebbero fatto i media. E, difatti, i titoli dei giornali non potevano andare che nella direzione voluta: grande successo, bla bla bla… Persino gli ipercritici commentatori dei forum in internet apparivano annichiliti.
Queste, probabilmente, le intenzioni,perché i dati, ahinoi, se analizzati con un minimo di discernimento vanno nella desolante direzione opposta: un tipo di raccolta magari efficace (tutto da dimostrare su larga scala), ma assai costoso. Certamente più costoso della tradizionale raccolta stradale. E soprattutto completamente a carico dei cittadini.
AMIU, infatti, ha tentato di far balenare che il saldo tra ciò che è costato nel 2004 lo smaltimento (€ 4.737.303,43) e quello che avrebbe potuto costare estendendo il “porta a porta” a tutto il territorio comunale (€ 1.470.873,57) al netto dei costi di raccolta, sarebbe stato estremamente favorevole (€ 3.266.429,86). Comunque atto a compensare i costi di raccolta del “porta a porta” probabilmente raddoppiati (anche se qualche esperto suggerisce la loro triplicazione). Senza ovviamente parlare di ciò che ai cittadini viene scaricato in termini di costi non computati: vagliatura dei rifiuti in casa; maggior tempo nel conferimento pro-capite; organizzazione della messa su strada, nei modi e negli orari indicati, dei contenitori; ritiro degli stessi dopo lo svuotamento; pulizia più frequente dei cortili e degli spazi comuni ove sono allocati i nuovi raccoglitori.
Perché i dati forniti da AMIU sono falsi. Sì, proprio così, intendendo per “falso” un risultato che si basa su un calcolo sbagliato. Quale? È presto detto: la quantità di rifiuti raccolti nel 2004 ammonta a 46.983.310 Kg.; quella presa a riferimento per proiettare la raccolta differenziata porta a porta di una parte del Cristo all’intera città varia da 19.892.608 Kg. a circa 23 milioni (a secondo di quale punto di riferimento si utilizzi per effettuare la proiezione). Il differenziale di € 3.266.429,86 è però calcolato sui 19 milioni circa di Kg., cioè sui un dato di produzione di rifiuti pari a 2,36 volte in meno del valore consolidato nel tempo. Secondo AMIU il tipo di raccolta condizionerebbe la produzione? Il torsolo della mela, la buccia di banana, il tubetto spremuto del dentifricio o quant’altro verrebbero drasticamente diminuiti, solo perché invece di un cassonetto in strada, ci troviamo un contenitore in cortile? Non dovremo più mangiare o lavarci i denti o non leggere più i quotidiani ovvero farlo moderandoci di 2,36 volte? Ecco dove i dati dimostrano la loro falsità. Cosa ne consegue? Che, visto che i rifiuti non diminuiscono a seconda della raccolta, il differenziale a favore dell’operazione passerebbe dai 3,2 milioni di euro citati al più modesto 1.266.041,83 di euro, rapportato ovviamene all’unico dato sicuro di produzione dei rifiuti che è quello del 2004 dichiarato dall’AMIU stessa.
Probabilmente questo differenziale favorevole non coprirebbe che per minima parte i costi crescenti della raccolta, decretando il fallimento a livello economico dell’operazione. Cosa che oggi non si vuole far comprendere ai cittadini, che sarebbero poi gli ufficiali pagatori della bella pensata dei vertici aziendali. Un conto è scoprire le carte da subito. Un conto è aspettare la bolletta della TIA del 2007, magari ad elezioni per il Sindaco e il Consiglio Comunale avvenute.
Ancora una cosa. Perché sono così bassi i livelli di rifiuti raccolti nell’area del Cristo, rispetto a quello che è stato lo scorso anno, ma anche rispetto agli anni precedenti? Le ragioni possono essere varie: la prima che salta agli occhi è la trasmigrazione dei rifiuti: molti cittadini, anziché differenziare, conferiscono i loro sacchetti di “tal quale” nei cassonetti stradali che sono ancora presenti in altre parti di Alessandria oppure, semplicemente, il periodo preso in considerazione è troppo breve. Nel primo caso il segnale sarebbe forte: i cittadini non gradiscono dover pagare due volte: la prima per il servizio ideato da Amiu e la seconda per il loro lavoro, mentre sono consapevoli che, con la tariffa, “chi inquina paga” e alcuni si attrezzano fin d’ora per realizzare risparmi. Quando tutta la città venisse sottoposta a questa tecnica di raccolta non avrebbero più scampo, ma anche i dati di produzione si attesterebbero sui livelli consolidati del 2004. Forse con un lieve decremento dovuto ad alcune utenze non domestiche che potrebbero non essere più computate.
Quali le conseguenze? Fornire dati che si dimostrano falsi rispetto alla realtà non è proprio il massimo dal punto di vista dell’etica politica, anche se si è giocata molta parte della propria cedibilità su un sistema che risulta meno dorato di quanto descritto, e anche se così si riesce a ridurre ad un temporaneo silenzio gli avversari. I vertici AMIU non ci facciano rispondere da Rifondazione Comunista, per carità. Ci diano uno schiaffo morale: si dimettano!

 

 

Piercarlo Fabbio
Gian Paolo Olivieri

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria