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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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03/12/2004

Faccia a faccia con Pietrasanta sui cattolici in politica

L'idea di Massimo Brusasco, giornalista de Il Piccolo, che ha pubblicato il faccia a faccia nell'edizione di venerdì 3 dicembre 2004. Le risposte in versione integrale di Piercarlo Fabbio.

   

Faccia a faccia con Pietrasanta sui cattolici in politica

Faccia a faccia tra Agostino Pietrasanta e Piercarlo Fabbio, cattolici e politici in opposti schieramenti. Le domande di Massimo Brusasco:

1) Quali sono i valori cattolici che lei, in qualità di amministatore pubblico, tiene in maggior considerazione.

2) Serve un cattolico in politica? Perché?

3) 15 anni fa la caduta del Muro di Berlino. Cos'è cambiato, per un cattolico in politica, da allora?

4) La sua opinione, da cattolico, su alcuni temi 'scottanti' e di attualità.

a - la guerra: un male necessario?

b - perché quello della 'pace' è un argomento considerato solo 'di sinistra'?

c - il Sud del mondo: la Chiesa si deve sentire, in qualche modo, responsabile per le evidenti disuguaglianze?

d - coppie di fatto: il concetto di 'famiglia' può essere riveduto?

5) perché Fabbio sta a destra e Pietrasanta sta a sinistra, pur essendo entrambi cattolici convinti?

6) Quanto manca la Democrazia cristiana? Potrà tornare?

7) una considerazione, se vuole, al di là di queste domande

 

Massimo Brusasco

 

Le risposte di Piercarlo Fabbio

in versione integrale

 

Domanda 1.

“I valori dei diritti umani, in quanto la loro radice è da ricercare nella stessa dignità di essere uomo. Per un Amministratore pubblico significa porre l’uomo e il suo rapporto con gli altri al centro dell’azione politica. Pur se pare condivisibile e naturale non sempre è così. Si pensi ai problemi legati all’ambiente, e alla qualità di vita dell’uomo in esso calato. Bene, molte volte l’ambiente come “patrimonio” e non come “casa” ha finito per sostituirsi all’uomo nella sua centralità. L’uomo è apparso secondario anche quando la battaglia politica veniva condotta a suo nome.

Dai diritti umani, comunque, conseguono le specifiche valoriali più conosciute e più dibattute: il diritto alla vita, alla libertà – anche alla libertà religiosa – alla giustizia, alla famiglia, all’educazione, alla solidarietà. Ma un cattolico non può dimenticare i doveri: sopra ogni cosa l’uomo deve perseguire il raggiungimento del “bene comune”, cioè dell’”insieme di quelle condizioni della vita sociale, che permettono sia alla collettività, sia ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente”.

Se poi devo rispondere su principi applicati direttamente alla sfera politica, in quanto propri dei suoi stessi ordinamenti, penso che i valori della sussidiarietà e della partecipazione facciano premio su tutti.”

 

Domanda 2.

“Intanto servono buoni politici, in generale. Un cattolico in politica offre due cose al processo decisionale che gli compete: da una parte la laicità, dall’altra l’idealità cristiana. Una garanzia di rispetto delle istituzioni democratiche, dunque, in aggiunta ad un patrimonio di pensiero che nel corso dei secoli si è andato sempre più legando con la nostra società. Essere cristiani significa vivere nella società occidentale, costituirne in buona parte le radici, non esserne corpi estranei. La dottrina sociale della Chiesa, che ha più di centoventi anni ormai, è un’immane elaborazione ideale sul ruolo dell’uomo nella società che cambia ed è dunque un patrimonio incredibile posto al servizio del pubblico amministratore. Un corpus interpretativo totalmente scevro dai vincoli e dalle rigidità delle ideologie, molte delle quali si alimentano più di emozioni che di processi legati alla razionalità.”

 

Domanda 3.

“La casa in cui viveva, ad esempio. In allora era un alloggio obbligato: vigeva l’unità politica dei cattolici, ma vi era anche un nemico forte, compatto, ideologicamente trascinante, strutturalmente efficiente, che il 1989 mette alla berlina davanti alla storia. La stessa storia che la DC contribuiva a scrivere. Pur nel contrasto quella storia produceva un’armonia. L’assolo non le si sarebbe, di lì a poco, addetto. Si era chiusa quella fase della storia, dovevamo essere in grado di interpretarne un’altra, di darvi il via, di fissarne le fondamenta.”

 

Domanda 4.

a. “come la pace non è semplicemente assenza di guerra, perché deve essere sostanzialmente frutto di giustizia, così la guerra è il fallimento della pace. Che necessità si ha di un fallimento? Si ha forse bisogno di un male? Dobbiamo però registrare casi in cui la guerra è legittima difesa oppure è l’uso della forza degli Stati riuniti in organizzazioni planetarie, che però hanno il solo fine di ripristinare o mantenere la pace.”

 

b. “Perché è facile sbagliare con le etichette. Le icone della sinistra sono un’incredibile ricchezza di autogenerazione immaginifica. Si va in corteo ad inneggiare alla pace indossando la maglietta che raffigura un uomo della guerra come Che Guevara. Eppure queste contraddizioni stridenti reggono un sistema di pensiero convenzionale e di linguaggio che di per sé sono disarmonici”.

 

c. “Forse la Chiesa fece un errore storico di appagamento nel momento in cui divenne tale. Si compiacque di una conquista, allora ritenibile universale, che riguardò in sostanza i territori occupati dall’impero romano. Ma non posso dimenticare il sacrificio e l’impegno dei missionari e le opere di cooperazione e carità che la Chiesa conduce in Paesi Poveri ove le disuguaglianze sono più accentuate, ove i conflitti etnici sono all’ordine del giorno e producono irreparabili danni ai diritti dell’uomo. Penso però che il principio della destinazione universale dei beni spieghi efficacemente la posizione positiva della Chiesa e la redima da responsabilità che in oggi non le possono essere addebitate.”

 

d. “In termini di legislazione si potrebbe trovare qualche forma di riconoscimento delle unioni di fatto o di quelle fra omosessuali su base meramente contrattuale. Lo famiglia e il matrimonio sono altre cose. La prima non si può realizzare sulla precarietà, ma solo attraverso un’unione permanente originata dal matrimonio. Rotto questo rapporto di dimensione sociale unica, si hanno altre cose: i genitori, i figli, la casa. Ognuna disgiunta. Mancherebbe l’unità, pur essendoci gli elementi che la dovrebbero costituire.”

 

Domanda 5.

“Perché perseguo l’unità in politica dei cattolici e non la loro “unità politica”. Non è la collocazione all’interno di un sistema, in questo caso, a far testo, ma la testimonianza sui valori e il perseguimento del bene comune. Ogni tanto, è vero, mi stupisco delle diverse forme e della differente articolazione che i cattolici impegnati in schieramenti diversi danno di uguali valori. E’ probabilmente il contesto a generare percorsi di relativismo valoriale a cui occorrerebbe rispondere con maggiore fermezza.”

 

Domanda 6.

“Manca come tutti i cari defunti. L’uomo deve prendere coscienza della sua finitezza fin dall’inizio del suo percorso terreno. Perché il politico, invece, non ne dovrebbe tenere conto? Penso che la riproposizione di formule di adesione che si riferiscano ad un’altra epoca della storia non siano opportune, né utili. Forse è anche vero, però, che il concetto di cui prima parlavo – cioè l’unità dei cattolici in politica – presenti più di una smagliatura”.

 

Domanda 7.

“Il forum dei cattolici impegnati in politica potrebbe essere una grande occasione per delineare scenari nuovi di collocazione per la nostra esperienza. Probabilmente non potrà essere il luogo per l’identificazione di modelli organizzativi dello stare in politica dei cattolici. E forse per ciò che potrebbe diventare ancor più il luogo della libertà, ove tutti potranno avere pari dignità, superando appartenenze legate alla quotidianità e mirando al bene comune.”

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria