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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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24/05/2007

Il bruco e la farfalla

Al termine della campagna elettorale, Piercarlo Fabbio scrive un omaggio alla città di domani, pensata dai concittadini di oggi

   

Il bruco e la farfalla

Mesi di incontri, strette di mano, bigliettini, post it attaccati ai vetri, parole di persone, voci che ho ascoltato, lettere che ho letto, articoli di giornale. Ed ancora, a distanza di settimane, ricordo con chiarezza le cose che vuole la gente. Non sono cose astruse, lontane, irreali, ma cose piccole, o grandi forse, dipende dalla prospettiva con cui le si guarda, ma sempre molto concrete. Da domani, vogliamo una città diversa. Una città sicura, nella quale sia possibile girare, di giorno e di notte, nuovamente tranquilli per le strade, senza sentirsi stranieri nella propria terra. Una città solidale, nella quale per le donne sia possibile allevare i propri figli, senza per questo dover rinunciare al proprio lavoro, utilizzando i servizi sociali del comune, che per primi vanno offerti a chi paga le tasse, e non a chi auto-dichiara di non percepire reddito, e poi lavora in nero. Una città pulita, nella quale la raccolta rifiuti sia fatta in modo garbato e razionale, efficiente ma discreto, quasi in punta di piedi, senza disturbare. Una città con le idee chiare, che si doti, finalmente, di un piano strategico di sviluppo, perché i posti di lavoro li creano le imprese, e nessun imprenditore investe in un territorio nel quale manchi l’elemento fondamentale per investire, e cioè la certezza del contesto, nel lungo termine. Una città autonoma, nella quale le imprese non debbano attendere gli aiuti di stato, sempre più lontani e di difficile accesso, ma nella quale nuovi strumenti finanziari, creati in ambito locale, ascoltando le associazioni di categoria, realizzino aiuti concreti per la piccola impresa, in ogni comparto economico. Una città pulsante, nella quale il piccolo commercio sia sostenuto, e non costretto a chiudere per effetto di incomprensibili politiche fintamente ambientaliste. Una città culturale, ma di una cultura diffusa alla gente, dove un sapere scioccamente elitario non sia chiuso nella sua torre d’avorio, lontano dal mondo reale, e nella quale non si concepisca l’università soltanto come didattica, ma anche come ricerca, in particolare quella applicata al mondo della piccola e media impresa locale. Una città semplice, nella quale non si debba prendere appuntamento col sindaco a mezzo fax, e nella quale il politico si ricordi della gente durante il proprio mandato, facendo l’amministratore al momento dovuto, e non soltanto a poche settimane dal voto, facendo l’inauguratore al momento opportuno. Una città democratica, nella quale le decisioni siano prese col dibattito, nel rispetto delle minoranze, e si ascolti il pensiero della gente, senza imporre, con arroganza, editti dall’alto. Una città aperta all’Europa, ai progetti comunitari, ad altri popoli, e non chiusa a litigare, vanamente, con se stessa. Una città libera di vivere e di pulsare di turismo, di commercio, di servizi. Una città coraggiosa, nella quale si abbia il coraggio di pensare in grande, ai grandi progetti, da finanziare con fonti finanziarie innovative pubbliche e con co-finanziamento privato, come vuole la politica comunitaria, che pensi all’industria della cultura e del tempo libero, veri bacini occupazionali dei prossimi decenni. Una città ariosa, nella quale si metta mano ai problemi ambientali con politiche serie, quali l’utilizzo di una edilizia eco sostenibile, passando dall’era del fossile a quella della luce, delle nuove fonti energetiche, intervenendo nel sostenere investimenti in pannelli fotovoltaici e solari, e non più chiudendo un piccolo centro storico, convogliando lo smog sugli spalti, cento metri più in là. Una città umana, nella quale si ricordi che quasi un alessandrino su quattro è un anziano, e dove si pensi che i nostri genitori sono le persone che ci hanno allevato, ed oggi meritano servizi decorosi in centro, dove possano avere una vita sociale, e non di essere parcheggiati lontano, ai confini urbani. Una città, infine, sì ospitale, ma orgogliosa di sé, delle sue tradizioni, della sua religione, della millenaria cultura democratica e occidentale, della propria storia e della sua gente. Sono cose semplici, ma importanti, nelle quali, noi, crediamo. Sono le immagini del nostro futuro, di una città a colori, che possiamo vivere insieme domani, al di là dello scherno e del disprezzo dei nostri programmi da parte dell’attuale amministrazione. La quale ha ben poco tempo, ormai, per recriminare e screditare. Perché, quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.

Piercarlo Fabbio
Candidato Sindaco

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria