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Martedì 5 agosto 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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22/07/2002

Il mercato liberalizzato dei servizi pubblici locali

In attesa che il governo emani le linee guida per l'attuazione della riforma, occorre avere la pazienza di aspettare. Non solo per panchine 13 - (rubrica settimanale su Radio BBSI) settimana dal 22 al 28 luglio 2002.

   

Mentre corre l'estate e la politica mostra segni di stanchezza per la lunga stagione d'impegno a cui, almeno in Alessandria, è stata costretta dall'agenda elettorale per il rinnovo di sindaco e consiglio comunale, alcuni processi di innovazione della Pubblica Amministrazione stanno subendo una battuta d'arresto o, se volete, una doverosa pausa di riflessione. Parlo della gestione dei servizi pubblici locali, che da anni si intende trasformare per legge e il cui percorso risulta ancora da definire. In effetti su questo comparto stanno mettendo mano già alcuni governi (ha iniziato D'Alema) e Berlusconi deve terminare il cammino intrapreso con l'ormai mitico DDL 1388 ter firmato da Napolitano e da Vigneri e sancito con l'art. 35 dell'ultima legge Finanziaria. Per coloro che non si dilettano dell'argomento dirò subito che il panorama è cambiato: dalla vecchia gestione delle municipalizzate (l'ente pubblico proprietario delle reti e gestore dei servizi), si è passati alla disgiunzione tra questi due elementi al fine di liberalizzare il mercato. Cosa si dovrà fare? Tentare di agire, anche in questo comparto, in regime di concorrenza, liberalizzando la gestione. Non la proprietà. Ciò significa che per i servizi pubblici a valenza industriale o imprenditoriale (dall'acqua al gas alla gestione dei rifiuti, ai trasporti, alla produzione di energia, alle farmacie) il Comune tratterrà per sé la proprietà, mentre dovrà conferire a libero mercato la gestione di tali servizi. Un esempio? Una società pubblica potrà detenere la proprietà delle reti di condutture del gas metano, ma dovrà esternalizzare la gestione. Dovrà cioè trovare qualche società - non è escluso che sia una società per azioni con prevalente capitale pubblico - a cui dare in concessione la gestione. Fin qui nessun problema. Sarà possibile assistere, nei prossimi mesi, ad un tentativo di sdoppiamento delle spa pubbliche in gestione e proprietà oppure ad equilibrate gare di concessione ai privati di questi servizi (come è stato per tanti anni con l'Arfea - trasporti -, la Socos - immondizia - o la Gestor - affissioni-), ma occorrerà guardarci dall'assalto ai mercati locali dei servizi pubblici delle grandi imprese europee. In caso di gara, l'acquisizione di un servizio sottocosto per occupare una particolare area strategica non è un pericolo da sottovalutare. Del resto Alessandria è solo il trampolino per l'azione su un territorio più vasto. In questo caso addio vecchie e buone aziende pubbliche: il loro tempo è finito. Mentre se riusciremo a competere, vi saranno ancora spazi di mercato e, soprattutto, perché questo vogliono i cittadini, di efficienza a costi non crescenti, per le aziende di proprietà pubblica. Negli ultimi anni alcune trasformazioni sono state fatte. Tra queste se ne possono individuare di frettolose: l'Aspal o il Cisi, trasformato in consorzio, quando forse era già allora meglio pensare ad una società per azioni. Ebbene, oggi siamo arrivati ad uno snodo: in attesa che il governo emani le linee guida per l'attuazione della riforma, occorre avere la pazienza di aspettare e studiare le varie trasformazioni senza mettere il carro davanti ai buoi. Penso che i nostri amministratori si stiano indirizzando verso questa direzione, ma nel caso fossero animati da altri orientamenti, è bene che valutino con scrupolosa e certosina attenzione quali implicazioni ha questa materia sulla qualità e sul costo dei servizi resi ai cittadini, che magari non si interesseranno di politiche societarie o di organizzazione d'impresa, ma sanno benissimo quello che vogliono! Ah, alla prossima! Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria