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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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22/05/2007

Tutto quello che avreste voluto sapere sul vecchio e nuovo ospedale, ma che nessuno ha avuto mai il coraggio di dirvi

Solo per solidarietà planetaria mi preoccupo del nuovo ospedale, visto che non c’è un euro a disposizione per costruirlo… Per convinta solidarietà mi preoccupo che si speculi su chi soffre per invertire le sorti di una campagna elettorale disastrosa per la Scagni.

   

Tutto quello che avreste voluto sapere sul vecchio e nuovo ospedale, ma che nessuno ha avuto mai il coraggio di dirvi

Ogni tanto ci preoccupiamo per cose che sono molto distanti da noi. Uomini e donne hanno queste caratteristiche di solidarietà planetaria. Così io sono particolarmente preoccupato dall’ultima bomba comunicativa che la Scagni ha lanciato sulla città: un nuovo ospedale, sul quale peraltro non trovo alcuno che non sia d’accordo, compreso l’intero centrodestra.
So benissimo che (ci vada di lusso) la prospettiva è almeno decennale; so altrettanto bene che non è una competenza del Comune, ma della Regione; so pure che dei 320 milioni di euro che oggi sarebbero stimati come necessari (ma già si dice nella delibera regionale del 21 maggio che i costi aumenteranno), la Giunta Bresso non ha trovato ancora uno spicciolo e che quei pochi che sono in suo possesso sono stati stanziati per altri interventi a Ciriè, Ivrea, Asti, Torino e Novara (gli ultimi due sono ospedali di rilevanza nazionale, come il nostro); so ancora meglio che la Giunta Regionale ha confezionato nulla più che una proposta al Consiglio di approvazione del programma degli investimenti in edilizia ed attrezzature sanitarie e che il Consiglio dovrà approvare, un giorno; so che il piano ha un respiro di almeno 8 anni e che prevede oggi la spesa di 1.815 milioni di euro, di cui 1.643 da reperire da fonti diverse. So tutte queste cose, ma per solidarietà planetaria mi preoccupo per l’inconsistenza della Scagni che, a tre giorni dalle elezioni amministrative, anziché pensare a tutto quello che avrebbe da fare per Alessandria dopo cinque anni di nulla, va dietro, ancora una volta, al colpo di teatro, all’effetto annuncio, per ribaltare una situazione elettorale per lei sempre più disastrosa. Ovviamente mai per fare qualcosa di serio per la città.
Mi preoccupo soprattutto perché si vuole dare in pasto all’opinione pubblica una semiverità, spacciandola per una realtà concreta, immediata: guardate, sembrano dirvi i nostri prodi, ecco che sta crescendo il primo muro del nuovo ospedale… Ma dove devo guardare se non si è decisa neppure l’area dove metterlo? Ma dove devo guardare se l’unica cosa di competenza del Comune, la questione urbanistica, non è neppure stata iniziata? Ma veramente i concittadini devono continuamente essere trattati come gonzi?
Sono però seriamente preoccupato per quello che sta succedendo all’attuale Ospedale di via Venezia, che sta lentamente perdendo colpi, dimenticato volutamente in favore dell’idea interessante, ma remota sulla nuova struttura e che invece ha bisogno di finanziamenti costanti per mantenere quel livello di eccellenza a cui ci ha abituati in questi anni. Si ha bisogno di un percorso serio che risponda a questa domanda: come faccio a mantenere l’ospedale attuale, mentre penso e realizzo quello futuro?
Un Ospedale come il nostro sviluppa la propria attività – in calo se raffrontata a Novara e Cuneo che sono ospedali di rilevanza nazionale come il nostro – sulla professionalità dei medici, degli operatori sanitari e degli infermieri, grazie all’utilizzo di attrezzature di tecnologia avanzata.
I medici che fine hanno fatto con l’attuale direzione confermata dalla Bresso, dopo il periodo di commissariamento, nonostante le geremiadi dei DS che da una parte nominano la Flecchia (la direttrice generale) e dall’altra se ne lamentano? Non li si ascolta più. I dictat arrivano da Torino e vengono imposti. I dirigenti medici a chi dovrebbero rivolgere le loro richieste, da chi dovrebbero vedere esaudite le loro domande su ciò che manca per fare il loro lavoro con passione e professionalità, se non alla direzione generale che gestisce le risorse?
Per gli infermieri va ancora peggio. Da anni attendono la costituzione del Servizio Infermieristico Autonomo, con la nomina di un proprio Direttore, come accade da anni in ogni Paese europeo ed in qualche ospedale italiano particolarmente avanzato. L’attuale direzione generale ha preferito porre il Dirigente infermieristico come “consigliere” del Direttore sanitario, senza poteri di direzione reale degli infermieri.
Sulle attrezzature, indispensabili per fare sanità di livello, la situazione è tragica: non sono ancora state finanziate, acquisite e sostituite la Tac e la Risonanza Magnetica (che servono per la diagnosi dei tumori e di gravi malattie), l’acceleratore lineare (per curare i tumori). La Direzione attuale ha inoltre deciso di non acquistare la PET, un’attrezzatura sofisticatissima per la diagnosi del cancro, presente negli ospedali di altre province importanti come il nostro, ma assente nelle province di Alessandria e Asti, nonostante la precedente amministrazione avesse già espletato la gara per l’acquisto della stessa.
La riduzione di attività di cui prima parlavo è dovuta a queste ragioni.
Può bastare per essere preoccupati. Mi preoccupo sempre quando un concittadino che sta male non trova le risposte in Alessandria, risposte che magari ha trovato fino a poco tempo fa. Mi preoccupa la regressione di un servizio che deve essere all’avanguardia, che deve essere avanzato. Mi preoccupa che qualche bravo professionista decida di lasciare l’Ospedale di Alessandria. Mi preoccupa che si pensi ad una struttura nuova, tralasciando la vecchia. Mi preoccupa che si speculi sulla salute per giocarsi gli ultimi disperati brandelli di una campagna elettorale disastrosa e drammatica per la Scagni.

 

 

Piercarlo Fabbio

candidato sindaco

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria