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Martedì 5 agosto 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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17/06/2002

Alessandria: il voto amministrativo del giugno 2002

Dal bisogno di rappresentanza a quello di governabilità. Com'è cambiato il voto degli alessandrini. Eccezioni e non… Non solo per panchine. Settimana dal 17 al 23 giugno 2002 (rubrica settimanale di radio BBSI).

   

Ossequiata la par condicio (sinceramente, non si capisce perché il Governo Berlusconi l'abbia voluta lasciare in omaggio al sistema politico italiano, dopo averla subita e criticata fin allo stremo delle forze) riprendiamo il nostro percorso di riflessioni sulla realtà alessandrina e i suoi dintorni… ma non solo! La prima questione risiede nei risultati elettorali. Con una certa fatica molti operatori della politica si affannano ad individuare due nuove categorie. Non basta più trovare gli sconfitti (il centrodestra) e i vincitori (il centrosinistra). Occorre andare oltre, cioè isolare chi è stato sconfitto tra i vincitori, chi ha vinto tra gli sconfitti oppure chi è stato più sconfitto tra i vinti o più vincitore tra i vittoriosi. Pare operazione da poco, ma non è così, se non altro per lo scioglilingua. Prima di tutto occorre accordarsi a quali risultati del passato fare riferimento. Io propendo per le amministrative del 1997, che, per lo sfasamento temporale con cui vengono condotte rispetto alle politiche, riescono ad essere le elezioni meno influenzate dai risultati del Governo centrale, anche se, ovviamente, un certo contesto migliore o peggiore a livello romano finisce per incidere in qualche modo sul voto degli alessandrini. Non mi affanno ad infilarmi tra le pieghe dei consensi ai partiti, ma analizzo un dato particolarissimo e per certi versi sbalorditivo. Nonostante il decremento degli elettori e dei voti validi - ancora circa 6000 in meno rispetto al novembre 1997 - i voti espressi nei confronti dei partiti sono stati praticamente gli stessi: 49.052 nel 1997 e 49.318 nel 2002. Cioè, diminuendo gli elettori, la soma dei voti alle forze politiche è addirittura, seppur di poco, superiore. Cosa è successo, dunque? Il fenomeno è semplice: gli elettori hanno più ampiamente utilizzato le loro prerogative di effettuazione del voto - i tre segni: sul sindaco, sul partito e la scrittura della preferenza - riducendosi di molto il numero di coloro che hanno votato per il solo candidato a sindaco: circa 10 mila nel 1997, solo 4.600 nel 2002. C'è dunque stato un ridotto appeal dei candidati Sindaco e, contestualmente, una migliore capacità dei partiti di dimostrare la loro presenza. Molte ragioni di questo fenomeno sono da ricercare nella presenza del sindaco uscente Calvo come candidato, che, nel 1997, ha attratto consensi anche da altre aree e ha finito per po-larizzare sulle persone il voto. Ma vi è anche un naturale ritorno alla fiducia verso i partiti per come si sono riorganizzati nell'ultimissimo scorcio di secolo. Che si dicesse che la politica dovesse ritornare a Palazzo Rosso, non è dunque solo una dichiarazione di principio, ma un vero e proprio fenomeno orientativo dell'elettorato dimostrato da questi dati. Come dicono gli osservatori più attenti, si è passati dal bisogno di rappresentanza, che caratterizza l'elettorato nei periodi rivoluzionari o di transizione, al bisogno di governabilità, tipico dei momenti di maggior maturità del sistema politico. E, Alessandria, sebbene un poco sempre asintonica con i governi Nazionali e gli andamenti del voto in Europa, questa volta e, almeno su questa necessità, non ha fatto eccezione. Ah, alla prossima... Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria