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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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27/01/2002

Corte d'Appello e Università: un mix vincente per Alessandria

Chi non vuole la Corte d'Appello in Alessandria? E perché non pensare che sia una naturale conseguenza dell'Università? Che senso avrebbe avuto istituire la facoltà, senza poi pensare a sbocchi professionali spendibili in un'area connessa?

   

Chi non vuole la Corte d'Appello in Alessandria? E perché tanta cocciutaggine per una candidatura della città a seconda sede di Corte d'Appello piemontese, stante il fatto che si parla poi di un tribunale in più? O almeno così può sembrare all'immaginario collettivo? Il perché sta nell'importanza implicita della struttura giudiziaria di cui si parla. Negli anni Novanta, Alessandria ha avuto riconosciuti alcuni suoi tradizionali obiettivi. Su tutti quello dell'Università. L'Avogadro ha valenza tripolare sul territorio regionale con Vercelli e Novara e nella divisione delle vocazioni, Alessandria ha messo nel carniere, oltre ad altre, la facoltà di giurisprudenza. Intorno a questa devono girare servizi avanzati, ma anche concretizzarsi una reale utilizzabilità, in termini di lavoro, sul territorio. Che senso avrebbe avuto istituire la facoltà, senza poi pensare a sbocchi professionali spendibili in un'area connessa? Così la scuola forense, cioè quella specie di accademia che garantisce ai laureati una formazione orientata alla professione di avvocato, sarebbe un ulteriore elemento di questo grande puzzle, che vede, come ultimo tassello l'insediamento della Corte d'Appello, ma sarebbe anche un'appendice utile, quando non immediatamente finalizzata al permanere dei saperi e delle intelligenze formati nella nostra area. Siamo soliti chiedere ad Università e Politecnico cosa possono fare per la nostra città, oltre al solito convegno annuale, la solita ricerca pseudo-ambientale, la solita pubblicazione. Sappiamo che non è credibile un'Università che voglia fare concorrenza al MIT al CERN od a Princeton. Ma sappiamo anche che far respirare l'Università con la città, significa avere alcuni progetti di ricerca e di percorsi formativi professionali su cui lavorare e sui quali trovare sbocchi. La Corte d'Appello è uno di questi elementi. Ovvero concretizza una vocazione universitaria in occasioni di lavoro e di creazione di valore aggiunto per un'Alessandria, che non può pensare ad un futuro ove le uniche realizzazioni sono figlie della grande distribuzione ed incidono sui consumi delle famiglie e non sulle loro fonti di reddito. Ma non è solo questo, anche se le ragioni sopraddette sono tra le più stringenti. Molti cittadini, che hanno necessità di porre le loro ragioni fino a quel livello giurisdizionale, in quanto abitanti ad Alessandria o nella nostra provincia, perché dovrebbero sobbarcarsi spese più corpose ed ingenti per avere identici risultati? Ed ancora. La Corte d'Appello di Alessandria potrebbe consentire ad alcuni giudici di Alessandria di svolgere nella propria città la loro azione, senza che i magistrati giudicanti o requirenti ci vengano necessariamente forniti da città limitrofe. Infine il prestigio. Quanto vale una Corte d'Appello? Molto, specie in termini di servizio e di attrazione nei confronti della provincia. E forse la riacquisizione di un ruolo di capoluogo forte e pregnante passa anche di qui. Dispiace per altre città, ma non penso che Alessandria si debba ritirare dalla competizione. Anzi, visto che comunque i locali ci sono, forse sarebbe il caso che si rialzasse il dibattito su questo tema, richiamando parlamentari (l'on. Stradella ci aveva già lavorato) e pubblici amministratori al loro dovere di difesa e di tutela del sistema città in quanto tale.

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria