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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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01/01/2007

Benedetto XVI riprende l'umanesimo integrale

Nel messaggio per la giornata mondiale della Pace, il Papa torna a ragionare su religione, razione, ecologia umana, giustizia, solidarietà, uguaglianza. Ad Alessandria una Marcia della Pace in tono minore

   

Benedetto XVI riprende l'umanesimo integrale

Fa un certo effetto leggere il Messaggio di Sua Santità Benedetto XVI per la Celebrazione Mondiale della Pace del 1° gennaio 2007, dopo aver partecipato in Alessandria ad una Marcia per la Pace priva di quelle emozioni e di quei contenuti che avevano – pur con natura altalenante – caratterizzato le edizioni precedenti.
Ero però certo che l’annunciato messaggio “La persona umana, cuore della pace” (per leggerlo integralmente clicca qui) avrebbe consentito di far emergere quei temi, quei problemi, quei concetti, quei principi che attengono ad una lettura non banale della pace, ad una riflessione profonda sul rapporto tra persona e pace. Non è stata invece una sorpresa incappare per l’ennesima volta in un’Amministrazione Comunale che dichiara la città manieristicamente “della pace”, ma che, alla prova dei fatti, dimostra di gran lunga la propria impreparazione.
Al di là degli episodi negativi, rimane però l’occasione per poterci soffermare ad approfondire, per tentare di diventare effettivamente una città che sappia di pace, che viva nella pace e che voglia perseguire la pace non come mera assenza di guerra, ma come “caratteristica dell'agire divino, che si manifesta sia nella creazione di un universo ordinato e armonioso come anche nella redenzione dell'umanità bisognosa di essere recuperata dal disordine del peccato. Creazione e redenzione offrono dunque la chiave di lettura che introduce alla comprensione del senso della nostra esistenza sulla terra”.
Nel ragionamento di Benedetto XVI ritorna imperiosamente la pace come dono, dunque, ma anche come compito per ogni persona: “La pace è quindi anche un compito che impegna ciascuno ad una risposta personale coerente col piano divino. Il criterio cui deve ispirarsi tale risposta non può che essere il rispetto della “grammatica” scritta nel cuore dell'uomo dal divino suo Creatore.”.
Eppure la pace non è e non può essere un valore assoluto. Vi sono parole, nel messaggio di Benedetto XVI, che scandiscono le tappe di un cammino difficile, gli ostacoli di un difficile percorso: i rapporti tra i popoli improntati alla giustizia e alla solidarietà; il rispetto della vita umana e della libertà religiosa; l’uguaglianza di tutte le persone; l’ecologia umana e l’ecologia sociale.
Già Giovanni Paolo II, nella Centesimus Annus aveva innovato la lettura dell’ecologia della natura, allargandola a nuovi confini. E Benedetto XVI spiega: “Accanto all'ecologia della natura c'è dunque un'ecologia che potremmo dire “umana”, la quale a sua volta richiede un”‘ecologia sociale”. E ciò comporta che l'umanità, se ha a cuore la pace, debba tenere sempre più presenti le connessioni esistenti tra l'ecologia naturale, ossia il rispetto della natura, e l'ecologia umana.”
Il Papa si rivolge ai governanti e ai responsabili delle Nazioni, agli uomini di buona volontà, non solo per chiarire il pensiero della Chiesa, ma soprattutto per indicare una via, che passa attraverso una negazione forte - “una guerra in nome di Dio non è mai accettabile!” - e si radica in concezioni dello sviluppo che non possono continuare a mantenere sperequazioni insopportabili fra mondo dei ricchi e mondo dei poveri: “La distruzione dell'ambiente, un suo uso improprio o egoistico e l'accaparramento violento delle risorse della terra generano lacerazioni, conflitti e guerre, proprio perché sono frutto di un concetto disumano di sviluppo. Uno sviluppo infatti che si limitasse all'aspetto tecnico-economico, trascurando la dimensione morale-religiosa, non sarebbe uno sviluppo umano integrale e finirebbe, in quanto unilaterale, per incentivare le capacità distruttive dell'uomo.”
Ci sono, è vero, le regole e gli strumenti dell’uomo – l’ONU; la dichiarazione dei Diritti Universali del 1948, il diritto internazionale umanitario – ma c’è qualcosa di più alto che ci vincola come cristiani al perseguire la pace: “La trascendente “grammatica, vale a dire l'insieme di regole dell'agire individuale e del reciproco rapportarsi delle persone secondo giustizia e solidarietà, è iscritta nelle coscienze, nelle quali si rispecchia il progetto sapiente di Dio. Come recentemente ho voluto riaffermare, «noi crediamo che all'origine c'è il Verbo eterno, la Ragione e non l'Irrazionalità».”
Allora, mi pare di capire, Benedetto XVI riprende l’umanesimo integrale, del quale già ci aveva parlato, come risposta alla catastrofe di una visione in cui l’uomo, separato da Dio, dovrebbe essere sufficiente a se stesso. Il Papa vuole evitare che l’uomo si autodistrugga in un relativismo etico per cui anche la guerra è possibile, in quanto non è dimostrabile scientificamente che la pace sia migliore.
È l’umanesimo integrale proposto dal Papa, che aiuterà a tenere insieme il mondo e che risponderà alla crisi della società moderna.

Piercarlo Fabbio


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