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Martedì 5 agosto 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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19/10/2003

Fabbio scrive ai parlamentari
sulla finanziaria 2004

I Comuni chiedono più risorse e minori tagli. Si deve attivare un confronto con Governo e Parlamento. Le questioni connesse alle politiche attive per la famiglia.

   

"Ho deciso di scrivere ai Parlamentari della provincia, per sottoporre loro un ragiona-mento ed affidare a chi è d'accordo il compito di sostenere i Comuni nella loro battaglia di riequilibrio delle previsioni di spesa contenute nella Finanziaria 2004." Così Piercarlo Fabbio, Consigliere Nazionale ANCI e componente della Consulta per la Finanza locale, che ha inviato una lettera ai Parlamentari della provincia sottoponendo loro alcune tra le più importante istanze emerse dai lavori della Consulta in sede di XX Assemblea nazio-nale dell'ANCI, tenutasi a Firenze dal 15 al 18 ottobre scorsi. Tra le richieste: la revisione del patto di stabilità, l'apertura di alcuni ragionamenti sulle politiche attive in favore delle famiglie, maggiori risorse per i piccoli comuni, migliore autonomia nella redazione dei Bilanci. Ecco, comunque, in sintesi il contenuto dell'intervento di Fabbio: "Ogni anno, più o meno di questi tempi, nella politica italiana, va in scena la magica rappresentazione della finanziaria, che ci occuperà fino a Dicembre inoltrato. All'interno di questo teatrino un po' smunto (da tempo è aperta la discussione sul senso della "fi-nanziaria" nel nostro sistema legislativo e di governo) un particolare segmento è dedica-to al rapporto tra Stato ed Enti Locali. Inoltre da qualche anno, in ossequio all'ordinamento in senso federale della Repubblica, si è acuita la tensione che contraddi-stingue questo rapporto: da una parte uno Stato poco propenso a scucire quattrini, dall'altra Comuni e Province che reclamano a gran voce risorse per sostenere il raggiun-to livello dei servizi ai cittadini. Di norma il braccio di ferro autunnale viene risolto, co-me è giusto, dal Parlamento, che, attraverso emendamenti alla proposta governativa ten-de a riequilibrare il sistema. Ma quest'anno i Comuni cosa hanno fatto osservare? Ripercorro il ragionamento di Gian Luca Galletti, Presidente della Consulta nazionale per la Finanza Locale. Prima questione: il patto di stabilità. Da tempo i Comuni vanno chiedendo di comparte-cipare al contenimento del disavanzo con una percentuale pari all'incidenza della spesa del sistema dei Comuni sul totale della spesa dell'intera Pubblica Amministrazione. In soldoni i Comuni dovrebbero compartecipare per 1392 milioni di euro (8,7%). Invece vengono fatti segno di una riduzione di spesa pari a 1800 milioni di euro, equivalente all'11,56% sulla spesa dell'intera P.A. I Comuni, cioè finiscono per accollarsi un pezzo del debito maturato da altri comparti pubblici. In più vi è il problema di come rispondere a questa diminuita possibilità di spesa: i pic-coli Comuni non hanno grandi strumenti a disposizione. Meglio va per i grandi ed i medi che potranno intervenire su sprechi, razionalizzazioni, tagli, maggiori ricorsi ai Fondi eu-ropei, stabilizzazione delle assunzioni, recuperi sul costo del denaro da indebitamento. Si crea quindi un sistema che sperequa ancor più. Seconda questione: la famiglia. Il Governo è intenzionato a stanziare 308 milioni di euro per le famiglie italiane con il conferimento di 1000 euro per il secondogenito. Capisco e condivido l'obiettivo dell'esecutivo che tende a trovare un sistema per superare le diffi-coltà economiche che frenano molte coppie ad arrivare al secondo figlio e che decremen-tano così i livelli demografici del Paese. Ma i Comuni, che poi dovranno garantire servi-zi ad un più alto numero di cittadini - pure se in erba - come mai dovrebbero da soli su-bire la contrazione? Quegli stessi Comuni che lo Stato utilizzerà per la distribuzione dell'assegno. C'è un ulteriore problema, quello dell'abitudine alla provvidenza. È suc-cesso per il contributo agli affitti. Alcune Regioni non hanno più finanziato i fondi; così i cittadini si sono rivolti ai rispettivi Comuni per avere il riconoscimento del contributo. Ai Comuni non è rimasta altra strada che finanziare con fondi propri la provvidenza. Terza questione: quest'anno il Governo ha annunciato che non riconoscerà più il tasso d'inflazione programmato sui trasferimenti erariali. Anche di ciò comprendo la ratio, vi-sto che i trasferimenti dovrebbero essere sostituiti progressivamente dal prelievo sul get-tito IRPEF. Ma i Comuni, in assenza di progetto più deciso in tal senso, chiedono la reimmissione di tale recupero anche per il 2004 (circa 175 milioni di €). Tra le ulteriori richieste di un certo peso, occorre segnalare quelle che prevedono la ri-chiesta di maggiori risorse per i piccoli Comuni (-112 milioni di Euro per il 2004), che, come ho detto, fanno più fatica a reagire alle contrazioni dettate dalla Finanziaria e la proposta di maggiore autonomia nella redazione dei bilanci, in specie per i grandi ed i medi Comuni. Tra le questioni che interessano: la gestione del catasto e la revisione del-le rendite catastali al fine di una corretta applicazione dell'ICI; le plusvalenze che si ge-nerano nel momento in cui si alienano immobili; il credito d'imposta sui dividendi nel caso di partecipazione agli utili in imprese. Insomma una ragionevole posizione, quella della Consulta dell'ANCI, che Governo e Parlamento potrebbero tenere in considerazione, tant'è vero che anche il vicepresidente del Consiglio Fini ha dichiarato potersi aprire il confronto. Ricordo che, oltre alla gestio-ne di molti servizi che i cittadini reclamano, il sistema delle autonomie locali garantisce oltre il 40% di spese per investimenti sul totale delle spese della P.A. E ciò costituisce un ulteriore elemento di pregio per l'economia nazionale e per l'indotto che si genera."

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria