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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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21/05/2006

Sanità complicata. Un destino da paralisi?

Si fa un gran parlare di riduzione delle ASL per abbattere i costi, ma i risparmi sono lievi. Al contrario si complicherà ancor di più la cosidetta filiera decisionale.

   

Sanità complicata. Un destino da paralisi?

Con una sola ASL in provincia, sostiene il centrosinistra regionale guidato dalla Bresso, si avranno notevoli risparmi sui costi della governance: due direttori generali in meno, quattro direttori sanitari ed amministrativi risparmiati. Diciamo che le economie complessive potrebbero essere valutate in circa 750 mila, massimo un milione di euro. Di per se stessa è una cifra consistente. Per quello che è la sanità è come se noi, in casa, per risparmiare sulla bolletta Enel, evitassimo con cura di tenere acceso il led dello stand-by del televisore. Non ci cambierebbe la qualità della vita, né ci potremmo permettere la Ferrari, a meno che già non la possedessimo.
E così non cambierà la sanità, i suoi costi – pari al 70/80% dell’intero bilancio regionale – salvo che non scattino razionalizzazioni tali da lasciare tutti a bocca aperta. L’assessore regionale Mario Valpreda si è preso una bella responsabilità nell’annunciare che l’obiettivo è quello di giungere ad un risparmio di circa 60 milioni di euro solo razionalizzando le procedure amministrative. O forse no, visto che ormai tutto scorre e chi si ricorderà fra un anno o due delle sue ottimistiche previsioni? Consiglio ai gruppi regionali dell’opposizione di esercitare un controllo invasivo sulla materia.
Ma come si concilia la necessità di maggiore partecipazione, maggiore democrazia, maggiore trasparenza con la riduzione netta dei gangli decisionali? È un po’ come se chiedessimo tutte le cose dette allo Stato e la ricetta fosse semplicemente quella di eliminare il Parlamento e lasciare solo il Governo.
Una prima risposta si trova nella proposta Bresso di Piano socio sanitario regionale 2006-2010.
Nelle ASL – ridotte nel numero – intanto dovrà essere costituito un comitato composto dai direttori aziendali e dai responsabili delle macro articolazioni funzionali. In più saranno attivate apposite commissioni a livello territoriale ed ospedaliero per rafforzare il cosiddetto “governo clinico” (in parole povere, penso, il governo dei medici). Poi dovranno essere rafforzati gli strumenti di integrazione fra “governo sanitario ed economico”. Per esempio il collegio di direzione dovrà essere coinvolto nel governo complessivo dell’azienda, con particolare riferimento agli strumenti di programmazione e controllo.
Mi scuso per il linguaggio, una sorta di “organizzatese” tratto dalla proposta di Piano sanitario regionale. Un procedere che certo non aiuta la comprensione dei non addetti ai lavori e cioè di moltissimi cittadini, anche se una cosa si capisce perfettamente: saranno sdoppiati i compiti, creati nuovi organismi, impegnati ancor di più i medici non a curare la gente, ma a validare democraticamente le decisioni di organi di vertice artatamente presentati come smilzi e poco costosi.
Almeno spero – non potendo ritenere che il centrosinistra smonti pezzo a pezzo questo pasticcio - che tutte queste cose si facciano senza cercare almeno l’unanimità sulle decisioni. Perché, altrimenti, chissà quando si potrà definire qualcosa. Sarebbe la paralisi… o forse è questo l’obiettivo?

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria