Dimensione del carattere 

Mercoledì 14 maggio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

Ricerca avanzata

06/05/2006

Ospedale commissariato, e ora Alessandria non c'è più!

Le ASL in provincia sono ormai... una, mentre al Santi Antonio e Biagio la nuova commissaria epura la classe dirigente alessandrina. Un ospedale troppo cresciuto in eccellenza che adesso dà fastidio e deve essere ridimensionato?

   

Ospedale commissariato, e ora Alessandria non c'è più!

Bella idea quella della Giunta Bresso, una zarina alla corte dei Savoia, sui vertici delle vecchie-nuove ASL. Due sono state le azioni: cambiare totalmente le direzioni delle aziende ed iniziare, di fatto, l’accorpamento in un’unica ASL provinciale. Il Piano Sanitario è ancora sola una proposta? Niente paura, la Giunta di piazza Castello non bada a queste sciocchezze. In provincia le ASL rimangono tre, ma con un solo commissario. E buona notte a tutti coloro che si erano, almeno da un ventennio, sperticati di lodi per la provincia policentrica, intesa come patrimonio fondamentale di un moderno modo di stare assieme, essenza stessa delle nostre diversità e motore dello sviluppo. Insomma tutti presi per cretini, da De Rita in giù. Casale e Acqui-Novi-Ovada perdono le loro aziende. Diventeranno dependance di Alessandria.
Quasi, quasi ci sarebbe da ripensare alla battaglia sulla seconda corte d’appello, come elemento di possibile compensazione tra alessandrini e casalesi…
Del resto il capoluogo, già fiero di avere l’onore di essersi visto riconosciuto il Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo come azienda ospedaliera di interesse nazionale non aveva alcun interesse ad aprire un nuovo fronte di scontro con i centrizona provinciali.
Tutti scontenti, dunque. Ma, a differenza di ciò che di solito si pensa in questi casi, la decisione non è certamente imparziale.
Ovvio che la responsabilità politica di questa insoddisfazione generale non possa che ricadere su un’Amministrazione Provinciale incapace di rappresentare le reali istanze della popolazione: non c’è una cosa che piace e la Provincia che fa? In Consiglio sono state presentate in materia due mozioni, una dalla maggioranza e una dall’opposizione, che, al solito non saranno concordi sulla ricetta per correggere lo stravolgimento ideato dalla Regione, ma sono perfettamente d’accordo, entrambi, nel considerarlo una grossa stupidaggine.
Si vedrà il 15 maggio l’effetto che farà, ma nel frattempo il centrosinistra alessandrino – omogeneo politicamente con la maggioranza regionale – vive la doppia frustrazione dell’impotenza e dell’appartenenza.
E visti i presupposti non potevano andar meglio le nomine di commissari (uno per l’ASL ormai a unica governance provinciale, e una per l’ASO) e le scelte dei collaboratori amministrativi e sanitari. Al grido del rinnovamento giacobino sono cadute le teste di tanti buoni tecnici, che, in questi anni, avevano egregiamente retto la sanità pubblica nel nostro territorio. E se qualcuno non aveva imparato nulla dalla sciagurata vicenda della sostituzione del DG dell’ASL di Novi-Acqui-Ovada, Mario Pasino, ora avrà avuto modo di ripassare la storia della rubizza ghigliottina torinese e del suo modo “indolore” di fare giustizia.
Ma se all’ASL Gian Paolo Zanetta, che concentra in sé esperienza politica e competenza professionale, è brillantemente riuscito a compensare esigenze territoriali con personalità (pur se scelte nel centrosinistra) che finiscono per tacitare eventuali polemiche, lo stesso non si può dire per la collega commissaria Maria Teresa Flecchia, che ha sostituito Paolo Tofanini alla guida dell’ASO.
Avendo scelto i collaboratori amministrativo e sanitario fuori dalla provincia, addirittura fuori regione, non si è potuta sottrarre al cattivo pensiero di aver voluto “commissariare” l’Ospedale, anziché esserne un equilibrato commissario per il tempo che ci separa dalla definizione del Piano Sanitario Regionale.
La vicenda assume già contorni pieni di tensione: una Sindaco, Mara Scagni, che sosteneva apertamente la riconferma dell’ex DG è stata ridicolizzata dalla decisione regionale e mastica amaro, pur nella ormai consolidata difficoltà di vincere le battaglie per la propria città; un disegno – forse un po’ utopico – cioè quello di costruire un nuovo ospedale in Alessandria, miseramente naufragato; una classe dirigente autoctona, di cui il capoluogo si è sempre fatto vanto, addirittura umiliata; le prospettive di sviluppo della sanità pubblica in città, zittite in un amen; l’apertura dell’ospedale Borsalino, ormai urgente, neppure citata.
L’apertura di tale Ospedale è addirittura indicata come “criticità” nella recentissima delibera regionale di nomina del Commissario. Criticità per chi? Non certo per Alessandria che la ristrutturazione l’aveva voluta e se l’era fatta; allora, criticità per una Regione che, ad oggi, senza motivo alcuno, pur inserendolo come “contentino” nel Piano Sanitario Regionale, non ne ha autorizzato giuridicamente l’apertura, nonostante le diverse richieste verbali e scritte inviate in Regione dall’allora Direttore Generale Tofanini.
Al Santi Antonio e Biagio, una struttura ad oggi perfettamente funzionante e rispondente alle esigenze dell’intera provincia di Alessandria e Asti, si parte dunque con due piedi entrambi sbagliati. Ci si muove creando tensione con la città, con le rappresentanze politiche, prima che con le strutture interne dell’azienda, insoddisfatte per le scelte ed insicure sul futuro.
Se chi è salito al vertice della politica regionale voleva dimostrare la sua avversione per l’ospedale alessandrino, forse troppo cresciuto in eccellenza, non poteva far di meglio.

Ma nel contempo ha generato un’emergenza. È importante che lo sappia, perché ad Alessandria non piace, nel 2006, essere colonia di alcuno. Neppure di una Presidente venuta dal freddo.

 

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria