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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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20/02/2005

Tempo di bilanci, tempo di discussioni

In attesa di dividersi durante la campagna elettorale sulla bontà della Finanziaria 2005, ecco alcune riflessioni sui principi fondativi della nuova manovra verso le autonomie locali.

   

Tempo di bilanci, tempo di discussioni

Tempo di bilanci. La Provincia lo approverà entro i primi giorni di marzo. Di più ci metterà il Comune che ha prefissato tre Consigli a cavallo dell’equinozio di primavera. Entrambi ci faranno fare i conti, prima ancora che con i numeri delle loro scelte, con l’impostazione della Legge Finanziaria 2005, che, al solito, è stato un banco di prova per la maggioranza e per il centrosinistra. Gli strascichi del dibattito parlamentare si proporranno anche nelle nostre aule consiliari con il seguente schema: l’Unione a parlarne male; la Casa delle Libertà a difendere le novità e le regole dettate dallo Stato agli Enti Locali. Difficile pensare che nel pieno della campagna elettorale per le regionali (e qui da noi per un Comune importante come Valenza) si possa far meglio di così.

Allora sfruttiamo il periodo pre-elettorale per tentare di fornire una lettura “possibile” della Finanziaria, almeno per la parte che riguarda più da vicino gli Enti Locali, rispondendo magari ad una prima domanda: c’è un principio generale che sottende alle novità contenute nella manovra a cui si devono adeguare le autonomie locali? Penso di sì: il problema a cui ci si è trovati di fronte è di macroeconomia. Quando l’economia cresce, le politiche di bilancio del “pubblico” si amplificano; quando, invece, si è in stagnazione o in crescita sofferta, i bilanci tendono a contrarsi. Si accentua così un andamento pro-ciclico dell’economia e l’alterazione di questo stato di cose è lasciato normalmente al solo mercato. Con la Finanziaria 2005 vi è il tentativo di acuire la spesa, senza sfondare il tetto del patto di stabilità interno, affinché anche gli Enti Locali siano protagonisti del cambio di ritmo che oggi si può dare all’economia, comunque sfruttando la lieve ripresa e il rilascio di un segmento di risorse alle famiglie, tradizionalmente votato alla spesa statuale.

Per questo l’incidenza della manovra passa dalla programmazione della crescita del saldo finanziario all’aumento della spesa, sia dell’impegnato, sia del conto capitale, di una percentuale pari all’11,5% o al 10% (a secondo se l’Ente possa considerarsi virtuoso o no) rispetto alla media della spesa pro-capite del triennio 2001-2003. I Comuni superiori ai tremila abitanti e le Province non avranno tagli nei trasferimenti, anche se sarà congelata la dinamica degli ultimi anni che aveva portato ad un lieve riequilibrio tra la compartecipazione all’IRPEF e i trasferimenti erariali.

Consolidata l’entrata, le spese potranno tener conto del tasso d’inflazione programmato annuale e, quindi, ampliarsi per far concorrere anche gli Enti Locali alla rottura della spirale recessionistica.

In tutto ciò – al di là del fatto che ognuno potrebbe contestare gli strumenti scelti dalla finanziaria, e proprio per questo non sono escluse, da parte delle autonomie locali, le scelte di eventuali diversi utensili contabili – l’autonomia sancita dalla Costituzione non penso sia stata così alterata dallo Stato. Su questo punto però, il sistema dei Comuni ha avuto più di qualcosa da ridire, forse respirando nei fatti meno Europa di quanto si chieda, a parole.

 

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria