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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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27/01/2013

Con il Piano strategico l'Alessandria di domani: rifiuti e ricchezza

Partecipando a 'Rilanciamo Alessandria', un'iniziativa de Il Piccolo, cerchiamo di offrire qualche idea che sia già realizzabile e che aiuti a cambiare la città

   

Con il Piano strategico l'Alessandria di domani: rifiuti e ricchezza

Il sole splenderà ancora per 5 miliardi di anni e la notte sarà sempre comunque affidata alla luce, fioca, della Luna. Tempo ne abbiamo, inutile dunque lasciarsi trascinare in una sorta di depressione collettiva, laddove, per esempio, in difficoltà temporanea il Comune, comunque la platea delle nostre imprese che esportano prodotti, che hanno allargato il loro raggio d'azione al mondo, che hanno accettato la sfida della globalità continuano a fornire una interessante produzione di ricchezza alla nostra comunità. Lo ricordava il Presidente della CONFAPI, Giuseppe Garlando, proprio discutendo di dissesto e di sue conseguenze sull'economia locale.
Allora pensare al presente e al futuro della città non è un'azione avventata, ma solo un must e, tutto sommato, anche un conveniente investimento in tempi non specchiati.
E una parte di questo percorso lo si era già fatto. È bene riassumerlo come patrimonio per tutti coloro che intendono "Rilanciare Alessandria", per tutti coloro che intendono la loro città come luogo per rimanervi, per crescere, per svilupparsi, per fare famiglia e per far vivere bene i propri figli.
Per questo "il piano strategico della città di Alessandria nasce per delineare l’immagine di una città che oggi non c’è. Il processo di pianificazione strategica è stato avviato da questa città nel 2008, per pensare una città futura, diversa necessariamente da quella di oggi, cercando di immaginare in anticipo le esigenze che fatti di natura tecnica o tecnologica, ma anche di mercato, di natura sociale o demografica, e molteplici altri fattori che per brevità non citiamo, potranno imporre al cambiamento."
La consistenza dei materiali del Piano, con esclusione dell'Analisi Diagnostica effettuata per conto dell'Associazione "Alessandria 2018" dall'Università di Alessandria, è da considerarsi imponente:
Schede progetto approvate:

tot. 121 approvate all’unanimità
Schede progetto per asse:
Asse 1: n. 16
Asse 2: n. 52
Asse 3: n. 23 Asse 4: n. 30
Numero di soci fondatori di Alessandria 2018: 16, a cui si deve aggiungere la Fondazione CRAL
Numero di Enti coinvolti ai tavoli: 63 di cui 52 non soci
Numero totale di partecipanti ai tavoli: 151 soggetti di cui 22 dipendenti del Comune di Alessandria
Durata dei lavori: dal 5 novembre 2009 al 8 luglio 2010
Numero complessivo di riunioni dei tavoli di lavoro: 105.
Bene, detti questi concetti e fatti conoscere i numeri, proviamo ad addentrarci in una di queste schede, partendo proprio dall'asse 1 del piano, dedicato all'agricoltura, che indica quattro direttrici: la produzione di energia da biogas, la valorizzazione delle filiere corte e del frumento di qualità, lo sviluppo della multifunzionalità agricola.
La prima scheda progetto mi dà subito la possibilità di dimostrare quanto il piano a vivo e non sia un libro di sogni. Già infatti sono stati chieste all'amministrazione comunale, durante il mio mandato, una decina di autorizzazioni, da parte di privati, per la costruzione di impianti di produzione di energia a biogas. Alcuni già realizzati e funzionanti. Ma anche l'iniziativa pubblica ha svolto la sua parte. In "Concerto AL Piano", progetto europeo che vede Alessandria come unica città italiana vincitrice, è prevista la costruzione di una centrale a biomasse, che poi distribuirà con il teleriscaldamento l'acqua calda prodotta. Il quartiere interessato è quello di via Gandolfi, unito alle nuove edificazioni di via della Moisa, compresa la casa ATC per coppie anziane o anziani soli e la piscina coperta scambiatrice di caldo-freddo con i sistemi della centrale e delle case-serra in fase di costruzione. Così come la realizzazione di un primo impianto di turboespansione in regione Aulara da parte di Alenergy (gruppo AMAG) e Aral, dimostra come sia possibile sfruttare tecnologie mature, innovandole, producendo energia, abbattendo i costi ed non erodendo spazi all'agricoltura.
Il mix pubblico-privato funziona soprattutto nel campo dei rifiuti: "Gli aspetti ambientali legati alla riduzione dei gas serra e allo sfruttamento di risorse rinnovabili sono ben noti e si assiste a una continua ricerca di fonti rinnovabili. I rifiuti sono stati spesso collegati attraverso l’utilizzo dei termovalorizzatori alla produzione di energia - si legge sul già citato Piano Stategico - i vantaggi, però, in questo contesto, sono spesso stati valutati di secondaria importanza rispetto ai rischi ambientali.
In un’ottica di migliore utilizzazione delle risorse e di ricerca di fonti rinnovabili non depauperanti del territorio e del paesaggio, non in contrasto con la produzione alimentare e indirizzate a un riduzione dell’impatto ambientale e a un miglioramento della qualità della vita, l’utilizzazione della frazione umida dei rifiuti solidi urbani appare una delle fonti utilizzabili a scopo energetico che risponde a questi requisiti, specialmente se vista in “simbiosi” con altre di natura strettamente agricola.
Attualmente questa frazione dei rifiuti urbani viene avviata al compostaggio; il compost così ottenuto viene commercializzato presso le aziende agricole provinciali e presso altre utilizzazioni sempre di natura agricola (vivai principalmente). Il Consorzio ARAL di Alessandria produce un compost di alta qualità, apprezzato dagli utilizzatori finali. Fattori di criticità nella produzione di compost sono legati alla stagionalità dell’utilizzo agricolo che non si coniuga con i tempi di produzione, alla produzione di odori e al costo elevato delle strutture produttive proprio per gli strumenti di abbattimento odorigeno. Un’alternativa potrebbe essere la destinazione della frazione organica dei rifiuti alla produzione di energia attraverso la biodigestione anaerobica per la produzione di biogas. Questo sistema risolverebbe completamente il problema legato alla produzione di odori e avrebbe anche il pregio di ridurre notevolmente i volumi trattati ottenendo comunque, al termine della digestione, un compost di pari qualità rispetto a quello oggi ottenuto.
I vantaggi economici legati alla produzione di energia e l’annullamento degli odori potrebbero consentire un importante abbattimento dei costi di produzione; questi vantaggi economici consentirebbero di lavorare il compost, fornendogli maggiore valore aggiunto; si potrebbe infatti formulare il compost oggi in polvere trasformandolo in pellet."

La partecipazione del settore pubblico è determinante, visto l'alto costo dell’impianto. In base alle potenzialità produttive, l'investimento è ammortizzabile grazie alla produzione energetica e alla vendita del compost/fertilizzante misto-organico. Si stima necessitino 7 milioni di euro per la costruzione di un biodigestore; sarà anche valutata l’opportunità di sdoppiare l’impianto per utilizzare frazioni organiche diverse. I tempi di realizzazione sistemano in 12-18 mesi.
Mi sono permesso di fare questo esempio per dimostrare come l'elaborazione fin qui raggiunta abbia fornito risultati di grande pregio come iniziative per il rilancio della città. Porterò altri esempi per migliorare la dimostrazione del mio pensiero e dei concetti che hanno sovrinteso un periodo ove lo sviluppo della città non era visto come qualcosa di straordinario, ma era inserito nei normali processi amministrativi di mix tra presente e futuro.

 

 

Piercarlo Fabbio
Sindaco emerito di Alessandria

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria