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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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22/08/2011

A carte scoperte 15

Le politiche per la famiglia sono basilari per la nostra Amministrazione, ma non sempre piacciono agli oppositori, da troppo tempo abituati al pensiero debole e al relativismo etico

   

A carte scoperte 15

A Carte Scoperte 15 - 10 Giugno 2011

 

La rubrica del sindaco Fabbio su "Il Piccolo"

 

La famiglia e la comunità

 

Stupisce un po' leggere spezzoni di critica ad una realtà che, comprendo, sia giornalisticamente troppo grande da riconsiderare ogni volta daccapo. La querelle riguarda la famiglia e ciò che la comunità riceve dalla stessa o fa per i suoi componenti: dai servizi sociali in genere, a quelli a domanda individuale legati alla scuola, ad esempio come gli asili nido, le scuole materne, le mense; dalle offerte per migliorare il welfare, non solo economico, alle proposte di intrattenimento e di approfondimento formativo; dalle politiche dell'abitare, al sostegno occasionale per cittadini in difficoltà momentanea. Insomma una gamma di servizi che aggredisce il bilancio comunale per circa il 20%, qualcosa in più di 16 milioni di euro ogni anno, con svariati soggetti adibiti all'intervento e tanti partner attivi.
Tutto partendo dal concetto che la famiglia non è un semplice gruppo, ma il nucleo primario, istituzionalmente riconoscibile nella nostra società. So che la Costituzione si legge a piacere (e chi la difende ad ogni occasione sacra o profana dal normale dibattito sulla sua revisione, è in realtà il primo ad evitare accuratamente il suo rispetto, almeno per gli articoli più antipatici) ma chi volesse occuparsi anche dell'articolo 29, si convincerebbe da solo che non occorre alcuna dichiarazione politica di parte per individuare questo ruolo: "la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio".
La famiglia è un soggetto sociale che precede e fonda il vivere civile, cioè viene, come le persone che la compongono, prima dello Stato.
Comprendo come possa apparire ostico a molte forze politiche abituate da troppo tempo al pensiero debole o al relativismo etico sentirsi ricordare questi aspetti, che sono i cardini della politica sociale della nostra Amministrazione, ma quando "ce vo', ce vo'", altrimenti vi è il rischio, ad esempio, ma non solo, che una qualsiasi sigla sindacale, che combatte magari una sua legittima battaglia di tutela dell'occupazione, finisca per trascinare con sé concetti troppo grandi per essere contenuti da uno slogan gridato quasi con odio all'indirizzo di questo o quell'amministratore pubblico. È il caso della lotta condotta da alcuni operatori a tempo determinato in scadenza di contratto dei servizi scolastici, che sono prodighi di consigli sul destino dei loro associati, meno interessati dal futuro dei servizi da offrire alle famiglie. Ma il problema è il solito: vi sono sigle sindacali - quelle di base forse più di altri - che vivono la sindrome della coperta corta: non si possono occupare della generalità delle questioni e cercano di filtrare grandi principi con setacci individuali.
Penso che un amministratore debba fare l'inverso: declinare i valori ed i principi in cui crede e che hanno avuto un riconoscimento dall'elettorato fino ad arrivare a tutelare più possibile anche il singolo. In soldoni garantire la qualità dei servizi richiesti alle famiglie, verificando il modo migliore per raggiungerli, cioè la vita in pienezza. Anche il loro costo, ci sarebbe da dire, ma questo pare essere problema secondario per molti che gridano a sproposito e quasi per mestiere sotto i balconi delle istituzioni.

 

Piercarlo Fabbio
Sindaco di Alessandria

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria