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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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24/07/2003

Francesca Calvo: un cuore di fiori nella dura scorza di una rivoluzionaria

Aveva disseminato il suo tavolo da "signora Sindaco" di piccole composizioni floreali in vetro di Murano... Un segno tipico della sua azione: la morbosa necessità di prendere decisioni

   

Aveva disseminato il suo tavolo da "signora Sindaco" di piccole composizioni floreali in vetro di Murano, le murrine, fermacarte multicolori dalle forme ovoidali. A chi le chiedeva perché tenesse tanto a quei soprammobili, rispondeva semplicemente "perché mi piacciono" e quasi ad ascoltare il parere dell'interlocutore aggiungeva "e a te?". Forse le motivazioni di quella scelta stavano nella somiglianza di quell'oggetto con il suo carattere: un cuore di fiori stagnato nella scorza dura di un vetro impenetrabile. Perché il mito del Sindaco Calvo, il primo capo dell'Amministrazione Comunale ad essere votato direttamente dai cittadini, nasce nella temperie della rivoluzione, si alimenta nel dramma dell'alluvione, si ciba della stagione dei Sindaci superstar, si inerpica per un'instancabile voglia di decisione. Sono momenti di un'esperienza che è innervata - tutta - da una relazionalità alta ed intensa, polemica e loquace, netta e sorridente con i suoi concittadini e gli intermediatori dell'opinione pubblica, che sono poi i mezzi di comunicazione sociale. Francesca Calvo diventa sindaco grazie ad un'errata parametrazione alessandrina del bipolarismo incipiente nel sistema politico italiano. La Lega, ma in sostanza la sua eroina, coglie da una parte la necessità del cambiamento, dall'altra la collocazione alternativa alla sinistra di un elettorato da sempre abituato a votare DC e PSI e che si trova di un tratto, senza riferimenti. È il novembre 1993. Di lì a poco sarà un nuovo contenitore, Forza Italia, nella primavera 1994 a afferrare lo stesso percorso. Ma il cammino amministrativo della rivoluzionaria Calvo non è facile, irto di uno scontro tra il nuovo e le procedure vincolanti della Pubblica amministrazione. Non se ne esce. La voglia di decidere e di cambiare il tranquillo tran tran della propria città è alto, ma le man sembrano legate. La Giunta dei neofiti non aiuta la "signora Sindaco". Quella Giunta ove La Calvo sceglie di innovare il personale politico di punta, proponendo una nuova classe dirigente. È però in agguato un'accelerazione improvvisa. Ad un anno dalla sua elezione il Tanaro travolge Alessandria. Siamo in guerra e l'eroina esce dalla trincea incurante di tutto: delle accuse sulle colpe di non aver evacuato la città; delle polemiche sulla ricostruzione, delle autorità che sfilano in quelle ore sotto il porticato del Comune. Per tutti è la grande protettrice dalla tragedia. Sarà la protagonista di una ricostruzione che non ci consegna un'Alessandria più ricca, ma senz'altro più bella, più colorata, più decorosa, più vivibile. In quel periodo la Calvo si trova catapultata fra i Sindaci Superstar d'Italia, con i Bianco, gli Albertini, i Cacciari, i Rutelli, gli Orlando, i Bassolino, le Sironi e quant'altri riempiono con le loro gesta urbane le cronache di una politica povera e alla ricerca di punti di riferimento. Diventa vicepresidente dell'ANCI, resiste alle spinte separatiste della Lega, quasi anticipa la sua uscita dal partito di Bossi in nome di una dignità della borghesia che ritorna ad essere rappresentata politicamente da figure come le sue. Anche questa ci sarà. Ma il suo spirito ribelle non trova casa.- Nasce l'Ape, poi, la Lista Calvo. L'arma della Calvo è la middle class. Non può che essere risolutiva al punto da cogliere, ancora, nel 1997, la rielezione, inaugurando un trend particolarissimo attraverso il quale il centro destra vota se stesso alle politiche, ma buona parte di quell'elettorato si sposta sulla "signora Sindaco", quando scende in pista. Se dovessi individuare un segno tipico della sua azione, lo troverei nella morbosa necessità di prendere decisioni. E forse di stupire, come nel caso del Ponte Meier… Una caratteristica che la conduce anche a sbagliare gli approcci a talune problematiche, ma con un elemento particolarissimo: la capacità di recedere sotto i colpi inferti dalla disapprovazione altrui. Resisteva più che recedere, ma non era insolito, nel suo agire, il considerare le idee del prossimo come migliorative di una decisione che aveva assunto in fretta. Così si trasformava nei rapporti e nelle relazioni: quante volte mi disapprovò, quante volte mi chiese di mettere a punto qualche progetto che coinvolgeva il Consiglio Comunale non so. So che oggi, nel ricordare frettolosamente e di getto un avversaria politica cruda, scarna e impietosa, scopro di aver perduto un'amica. Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria