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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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15/04/2003

Con gli studenti del Liceo una critica al pacifismo

Delmo Maestri e Piercarlo Fabbio hanno incrociato le loro opinioni sulla guera in Iraq. Serviva probabilmente un luogo ove approfondire e non solo polemizzare!

   

Buonissima l'idea dei giovani studenti del Liceo Scientifico, Remotti, Cavalleri e Biancardi, di discutere sul senso del movimento pacifista. Ancor di più se si pensa che i giovani organizzatori hanno ritenuto di sfuggire la sempre viva polemica del "fate certe cose solo per perdere ore di lezione", utilizzando l'aula magna del Galilei alle ore 21 di un mercoledì prepasquale a scuola ormai in vacanza. E per queste scelte coraggiose sono stati premiati da un'affluenza consistente ed interessata di coetanei, autorità e cittadini. Non male per un tema - "Critica della critica critica" - fatto per attirare un pubblico di approfonditori e non certo di teleascoltatori abituati più alla grancassa che all'oboe. Così. Dopo l'introduzione del Preside Ferruccio Poggio e di Enrico Sozzetti per "Il Piccolo", il sottoscritto e Delmo Maestri hanno incrociato i loro punti di vista: contrario al conflitto in Iraq quello di Maestri, sebbene il relatore abbia tenuto a precisare il suo appoggio per l'intervento unilaterale USA in Afghanistan. Comunque il tema aveva necessità di un articolazione meno superficiale di quelle che siamo abituati a raccogliere dal sistema massmediologico. Ci sono dunque questioni che vanno poste con serietà. La prima risiede nei fatti dell'11 settembre. Sarebbe un errore gravissimo ritenere che l'orgoglio, il senso della patria, la pace di un popolo vengano travolti nel giro di pochi minuti, senza che neppure un riverbero sullo scacchiere internazionale possa innescarsi. La nuova Pearl Harbor ha dato agli USA quella legittimità che altri hanno cercato di trovare in una qualsiasi risoluzione delle Nazioni Unite, che giustificasse preventivamente un conflitto asimmetrico (i terroristi non sono uno Stato, ma ci sono Stati canaglia che li proteggono), quando l'antefatto, la liceità della difesa affondano le radici nella distruzione delle migliaia di vite umane alle twin towers e non hanno bisogno, per un paese come l'America, di altri passaggi. Così inizia un percorso di unilateralità nell'intervento (esattamente come è successo in Afghanistan ove gli States hanno deciso da soli di aprire il conflitto ed hanno accettato la convergenza a posteriori di altre Nazioni), che di un balzo supera il multilateralismo che sembrava una conquista perenne della prima Guerra del Golfo, ma che si è dissolto nella sostanziale inadeguatezza dell'ONU rispetto al nuovo panorama mondiale. Probabilmente l'organizzazione delle nazioni unite andava riformata all'indomani della caduta del muro di Berlino sulla scorta della presa d'atto che i paesi che hanno vinto la seconda guerra mondiale non avevano tutti lo stesso peso al tavolo attuale e che esistono nazioni come gli USA che non possono avere la medesima responsabilità del Gambia, ad esempio, rispetto al Mondo. È chiedere troppo che l'ONU possa rispecchiare non un unanimismo inutile e dannoso, ma reali rapporti di forza? Non si farebbe così il gioco della democrazia fra le nazioni anziché quello della ricerca pletorica e utopica non di una pari dignità, ma di pari responsabilità? Così anche l'Europa, che diventerà presto più grande degli USA, potrebbe avvantaggiarsene. Non ha una politica estera comune e troppi nazionalismi si affacciano ancora al suo interno, ma il percorso dei venticinque Paesi membri dovrà assumere necessariamente questa direzione. Pena la decadenza della credibilità anche delle politiche economiche e monetarie, in cui il vecchio Continente è uno straordinario maestro. I temi di serata però sono continuati. Forse è il caso che si possano riprendere all'appuntamento successivo. Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria