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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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13/12/2007

La mia città... la sua logistica

Piercarlo Fabbio spiega il perché le ultime scelte sulla logistica hanno preso alcune direzioni e non altre. L'accordo con le Ferrovie dello Stato e i vantaggi che potrebbero derivarne ad Alessandria

   

La mia città... la sua logistica

Un pubblico amministratore deve tentare di lavorare per compiere scelte realistiche, pragmatiche e possibilmente comprensibili ai propri concittadini. Il dibattito di questi ultimi tempi in materia di logistica si è svolto su un piano sovente molto tecnico, talvolta di risvolto ideologico e sempre di difficile comprensione per il grande pubblico. Il mio tentativo, in questo intervento, è quello di provare ad esprimere, in modo semplice, il ragionamento che l’amministrazione comunale sta facendo in un tema complesso come quello delle aree logistiche. Intanto, cominciamo con il dire con chiarezza che, ad oggi, la città di Alessandria non è dotata, formalmente, di una area logistica, in quanto un processo avviato nel marzo del 2004 non si è ancora concluso, perché non è ancora stata approvata la variante strutturale del piano regolatore da parte della Giunta della Regione Piemonte. I tempi della burocrazia non sono certamente adatti alla assunzione di decisioni rapide. In questo contesto, il realismo ci ha imposto di verificare la disponibilità degli operatori sul territorio, a partire dal Gruppo Ferrovie dello Stato, di ragionare con il Comune su ipotesi di sviluppo che si basino su attuali e reali ipotesi di lavoro, ed in particolare dell’esistente scalo merci. La gente deve sapere che oggi l’attuale scalo merci è utilizzato per circa il dieci per cento delle sue potenzialità, perché in realtà si svolgono prevalentemente operazioni di ordinamento di vagoni che arrivano da Genova, ma su una operatività ridotta. Ora, il processo virtuoso che a noi interessa avviare è in realtà quello della rottura del carico. Cosa si intende con questo concetto? Semplicemente, trasformare un processo di trasporto in un processo di manipolazione della merce. Immaginiamo un carro merci che, in arrivo ad Alessandria, trovi in questa città un processo di trasformazione, e quindi una creazione di valore aggiunto che rimane su questo territorio. Ad esempio, visto che siamo in periodo natalizio, pensiamo un domani ad una serie di container che trasportino i prodotti con cui sono confezionati i cesti regalo; avremo container di datteri dal nord africa, di ananas dal sud america, e così via. Rottura di carico vuol dire aprire i container ad Alessandria, ed assemblare cesti natalizi da destinare poi al mercato, con un ben superiore valore aggiunto. Questo è un elemento centrale e non un fatto di mera definizione, fine a sé stessa. Significa passare dal concetto di trasporto al concetto di logistica vera, cioè di rottura del carico: il trasporto è un costo, la logistica è una risorsa. Se intendiamo allora la logistica come una fase di un processo produttivo, non possiamo accettare che Alessandria diventi un mero deposito di container, come alcuni scenari avrebbero potuto fare prefigurare. Di qui, le critiche che abbiamo ricevuto da più parti nei mesi scorsi, come se noi fossimo interessati a distruggere qualcosa. Siamo invece interessati a creare valore. Ecco allora il senso del dialogo avviato con il Gruppo Ferrovie dello Stato: visto che abbiamo allo scalo merci di Alessandria un considerevole numero di binari, in parte sottoutilizzati rispetto alle attuali necessità, perché non togliere ciò che non è strategico ed invece realizzare capannoni, sullo stesso sedime, atti a ricevere un processo di manipolazione delle merci? Realizzare capannoni, non piazzali, perché costruire capannoni significa creare le premesse strutturali per fare logistica come rottura di carico, e quindi creazione di valore aggiunto che resta sulla città, mentre realizzare piazzali significa creare le condizioni per fare mero stoccaggio di container, vuoti o pieni che siano. Su questo ragionamento l’Amministratore Delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, ha recentemente espresso la disponibilità ad un intervento in grado di creare capannoni raccordati, ma sempre all’interno dello scalo merci, di fatto sancendo l’impercorribilità di progetti alternativi che vadano ad operare su aree lontane, non per astratte posizioni politiche, ma per razionali questioni di economicità interne alla logica del Gruppo stesso. Piuttosto, il Gruppo Ferrovie dello Stato ha interesse a che questo intervento sullo scalo merci sia collegato ai grandi nodi di viabilità comunale, e su questo tema si sta lavorando per trovare molteplici, reali e fattibili aree di aggancio e collegamento. Non entrerò però nei tecnicismi, che credo complichino il ragionamento inutilmente, e mi limiterò ad evidenziare il nocciolo del risultato che riteniamo possibile raggiungere. Noi stimiamo, dalle prime valutazioni effettuate con il Gruppo Ferrovie dello Stato, che l’entità degli investimenti che saranno realizzati nell’area, promossi dal Gruppo stesso, saranno di circa 15 milioni di euro, con una ricaduta occupazionale attesa stimata tra i 300 ed i 400 posti di lavoro, in funzione della tipologia di logistica realizzata. Ecco quindi il tipo di logistica che immaginiamo: quella in grado di attrarre investimenti e soprattutto di determinare le condizioni per uno sbocco occupazionale sul nostro territorio. I genitori alessandrini non credo siano contenti di doversi rassegnare alla ipotesi di vedere i propri figli costretti, in larga parte, ad andare a cercare sbocchi occupazionali al di fuori del nostro territorio. Penso invece che possano valutare con favore una ipotesi di lavoro, realistica, in grado di rispondere ad una esigenza di tipo occupazionale di una città operante in un mercato evoluto e con un tasso di scolarizzazione medio alto. Una ipotesi cioè che investa in una scelta di logistica pragmatica e coerente con le prospettive di sviluppo di una città in grado di fornire anche figure qualificate atte ad entrare in una fase di processo produttivo, quello della rottura del carico, appunto. Creazione di valore sul territorio e sbocco occupazionale. Tutto qui. Si criticherà la scelta con questioni ideologiche, o con dotte disquisizioni sul numero di container che si sarebbe potuto attivare, nel lungo termine, su assi di sviluppo alternativo, qualora variabili, a noi estranee, si fossero verificate con altri progetti più illuminati. Si arriverà forse a tacciare di miopia questa scelta. Può darsi, ma non mi interessa partecipare ad un dibattito teorico sullo sviluppo logistico di lungo termine del sistema Italia. Per ora, mi limito ad osservare che, dopo anni di parole e dopo mesi di polemiche sterili ed esclusivamente ideologiche, la nostra città, Alessandria, ha la reale prospettiva di vedere realizzare, nel breve termine, sul nostro territorio, quindici milioni di euro di investimenti e di creare centinaia di posti di lavoro. Se questa sia, in prospettiva, la forma di logistica più innovativa, in senso assoluto, non lo so. So che è quella che ci interessa realizzare. Al più presto.

 

 

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria